GIUSTIZIA

Metropol, in chat un indagato scrive: Matteo Salvini sapeva

Metropol, in chat un indagato scrive: Matteo Salvini sapeva

di Gianni Barbacetto, Davide Milosa e Valeria Pacelli /

Matteo Salvini sapeva dell’incontro d’affari all’hotel Metropol. Era il 18 ottobre 2018 quando nel grande albergo al centro di Mosca, il leghista Gianluca Savoini, accompagnato da due professionisti italiani, incontrava tre fiduciari russi vicini al presidente Vladimir Putin. Ora, dalle carte dell’inchiesta aperta dalla Procura di Milano su quell’incontro, emerge che uno dei tre partecipanti italiani sostiene che ne fosse a conoscenza anche Salvini, all’epoca ministro dell’Interno e vicepremier, e proprio ieri nominato vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture nel nuovo governo guidato da Giorgia Meloni.

La possibilità che Salvini sapesse emerge ora dall’indagine per corruzione internazionale avviata a Milano tre anni fa, con indagati Savoini, il leghista fondatore dell’associazione Lombardia-Russia, e gli altri due partecipanti italiani, l’avvocato d’affari Gianluca Meranda e il broker finanziario Francesco Vannucci. La novità traspare da alcune chat ricavate da cellulari e apparati elettronici sequestrati agli indagati nell’estate del 2019, dopo che la Procura milanese, in seguito a un articolo del settimanale l’Espresso che raccontava l’incontro del Metropol, aveva aperto un fascicolo “a modello 21”, ossia dove Savoini era iscritto nel registro degli indagati per il reato di corruzione internazionale.

Al Metropol, i sei partecipanti all’incontro avevano discusso dell’acquisto da parte di Eni (sempre rimasta estranea alle indagini) di prodotti petroliferi per 1,2 miliardi di dollari dall’azienda di Stato russa Rosneft, con un sovrapprezzo che avrebbe generato una “cresta” del 4 per cento (pari a 65 milioni) che sarebbe andata alla Lega per finanziare la sua campagna elettorale per le Europee del 2019.

L’avvocato Meranda faceva a tale proposito esplicito riferimento ai “political guys della Lega”. Un’altra quota, del 9 per cento, sarebbe invece andata, attraverso finte consulenze legali, ad alcuni pubblici ufficiali russi mai individuati, anche per le mancate risposte del governo di Mosca a una rogatoria inviata dalla Procura di Milano. Il piano era stato trascritto anche su un “pizzino” la cui foto è stata ritrovata nei cellulari degli indagati. L’incontro era stato segretamente registrato e l’audio era finito nel 2019 sul sito americano BuzzFeed.

Proprio per la mancata collaborazione giudiziaria delle autorità russe, l’indagine – secondo quanto risulta al Fatto – sta correndo verso una richiesta di archiviazione che dovrebbe essere inviata dalla Procura al giudice delle indagini preliminari verso la fine di novembre.

Al netto dei risultati penali, restano negli atti del procedimento le chat degli indagati, in particolare quelle del broker toscano ed ex politico locale del centrosinistra Francesco Vannucci, soprannominato “il Vecchio” nell’audio pubblicato da BuzzFeed. È lui, secondo la ricostruzione del Fatto confermata da almeno due diverse fonti, ad accennare alla consapevolezza di Salvini rispetto al contenuto dell’affare dibattuto ai tavoli del Metropol.

Si tratta – va chiarito – di affermazioni che la Procura considera di contorno, non provate, tanto che i magistrati milanesi non hanno ritenuto di dover iscrivere Salvini nel registro degli indagati. Il leader leghista viene indicato in vari messaggi con le iniziali M.S., ma gli interlocutori, e in special modo il loquace Vannucci, di chiacchiere nelle chat ne fanno molte, citando anche parecchi nomi, tra cui quello di un politico la cui identità non è svelata, ma che nei mesi scorsi sarebbe stato sentito dai magistrati.

Il fascicolo dell’inchiesta da oltre un anno è passato di mano a due nuovi pm (Giovanni Polizzi e Cecilia Vassena, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Fabio De Pasquale) dopo che gli iniziali inquirenti erano passati alla nuova Procura europea.

All’incontro del 18 ottobre 2018 al Metropol non era ovviamente presente il leader della Lega, che invece il giorno prima aveva partecipato al convegno pubblico organizzato a Mosca da Confindustria Russia. In quell’occasione aveva detto: “In Russia mi sento a casa, in altri Paesi d’Europa no”.

Sempre quel 17 ottobre 2018, Salvini aveva avuto un incontro riservato, e non annotato nell’agenda ufficiale, con Dimitri Kozak, allora ministro del petrolio, mentre la sera, a poche ore dall’incontro del Metropol, aveva partecipato a una cena al ristorante Rusky, all’85° piano del grattacielo Eye. Era accompagnato, oltre che da Gianluca Savoini, da Ernesto Ferlenghi e Luca Picasso, rispettivamente presidente e direttore di Confindustria Russia, da Claudio D’Amico, all’epoca consigliere strategico di Salvini, e da tre uomini del suo staff.

Salvini ha sempre smentito di aver saputo dell’appuntamento al Metropol e del tema trattato: “Mai preso un rublo, un euro, un dollaro o un litro di vodka dalla Russia”, aveva dichiarato l’allora ministro nel 2019. Era stato poi Fabrizio Candoni, fondatore di Confindustria Russia, a raccontare al Corriere il 15 luglio 2019 che Salvini era stato, insieme a lui, invitato al Metropol, ma che gli aveva vivamente sconsigliato di andarci:

“Ero con Salvini a Mosca il giorno prima dell’incontro al Metropol per un evento di Confindustria Russia. Non mi ricordo se me lo ha chiesto Salvini o uno dei suoi, ma io gli ho sconsigliato di partecipare. (…) Sapevo che aveva un appuntamento importante, doveva chiudere la campagna elettorale a Trento”. Ora, però, la chat di un indagato smentisce Salvini, ma la Procura di Milano non la ritiene sufficiente per provare la consapevolezza di Salvini degli affari del Metropol e per iscriverlo nel registro degli indagati.

di Gianni Barbacetto, Davide Milosa e Valeria Pacelli / Il Fatto quotidiano, 22 ottobre 2022 (versione modificata)
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