Pd, Renzi, Verdi, Letta, Di Maio, Calenda. Nel giroscopio di Giuseppe Sala tutto passa, lui resta. Durante la campagna elettorale più noiosa della storia, salta da una festa dell’Unità a un comizio di Renzi, dopo aver sponsorizzato il partito di Luigi Di Maio. Non ci sono più le mezze stagioni, ma tutte le stagioni che sono rimaste sono sue e le attraversa perfettamente a suo agio. Gli scenari cambiano, il suo sorriso è lo stesso.
Il suo avvicinamento alla politica è avvenuto grazie a Letizia Moratti, sindaco di centrodestra a Milano e prossima candidata presidente della Regione Lombardia per la destra. Poi, dopo la ricca festa di Expo, è stato sindaco del Pd senza mai essersi iscritto al Pd. Ma stando molto vicino a Matteo Renzi. Nella campagna elettorale per il bis a Palazzo Marino ha annunciato con grande enfasi la sua adesione ai Verdi europei. Mai avvenuta. Ha accarezzato l’idea del partito dei Sindaci. Mai decollato. Ha dato una mano al partito di Di Maio. Con risultati non pervenuti.
Si è schierato con Letta, è andato a riscuotere gli applausi al Festival dell’Unità. Ma tra qualche giorno, il 6 settembre, parteciperà a un comizio di Renzi in cui il leader di Italia Viva parlerà della sua idea di Milano. “I sondaggi danno al polo di Renzi e Calenda valori che mi sembrano abbastanza importanti”, ha spiegato il sindaco. A chi gli chiede da che parte sta, il Signore di Salaland risponde: “Sono pronto al dialogo con tutti. Poi è chiaro che io non ho tessere e la mia appartenenza politica è nota a tutti”. Aspettiamo che ci dica quale.
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