Crosetto, Palenzona, Bisignani. I tre tenori (dc) di Giorgia Meloni
Se Giorgia Meloni vincerà le elezioni del 25 settembre – come prevedono i sondaggi – salirà per prima al Colle e indicherà al presidente della Repubblica il nome a cui affidare l’incarico di formare il nuovo governo: il suo. Nessuna “personalità d’area”, buona per rassicurare i mercati, le banche d’affari internazionali, i poteri interni e le cancellerie estere. Il nome sarà Giorgia Meloni: così assicura chi la conosce bene.
A rassicurare i mercati, i poteri italiani e i circoli internazionali ci stanno pensando da tempo i tre tutori che le stanno preparando la strada, i tre tenori che le insegnano a stare a tavola, a dimenticare i toni da borgatara, a trasformarsi in statista. Cresciuta a dismisura grazie al suo ruolo antipolitico di unica oppositrice ai Migliori di Mario Draghi, ora i tre tutor la faranno entrare nei salotti buoni dell’establishment, sempre pronto a metabolizzare e a peptonizzare ogni opposizione, aggiungendo dosi di liberismo e di “garantismo” nel minestrone di un partito più noto finora per i suoi rapporti con Casapound.
Sono tre democristiani doc con radici nella Prima Repubblica: Guido Crosetto, Fabrizio Palenzona, Luigi Bisignani. Ovvero politica, affari e grembiulini, ben dosati e shakerati. Guido Crosetto, lo Shrek di Cuneo, è accanto a Giorgia fin dall’inizio dell’avventura di Fratelli d’Italia, quando stava sotto il 3 per cento. Era passato da Forza Italia, ma per lui la politica era la Dc, di cui fu segretario regionale del movimento giovanile e responsabile nazionale della formazione, nonché consigliere economico del presidente del Consiglio Giovanni Goria.
La bugia sulla sua laurea in Economia e commercio, dichiarata ma mai conseguita, non gli ha rallentato la carriera politica né l’ascesa nel settore più delicato dell’industria italiana, quello delle armi: è presidente dell’Aiad, la federazione delle aziende italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza; e di Orizzonte Sistemi Navali, joint venture tra Fincantieri e Leonardo specializzata in sistemi ad alta tecnologia per la gestione integrata dei sistemi d’arma. Ambientini frequentati da gente che conta davvero, punto d’incontro tra impresa, politica, geopolitica e servizi segreti.
Gemello diverso di Crosetto è Fabrizio Palenzona, l’Obelix di Tortona. Stessa militanza nella Dc in Piemonte, ha poi un percorso politico più tortuoso (passa anche per la Margherita e Matteo Renzi), ma una lineare e purissima vocazione per il potere. Diventò socio, nel consorzio di camionisti Unitra, di Marcellino Gavio, potentissimo costruttore e padrone delle autostrade, poi da Camionista si fece Banchiere (nominando se stesso, allora presidente della Provincia di Alessandria, nella Fondazione Crt), fino a diventare vicepresidente di Unicredit e consigliere di Mediobanca.
Uomo di peso, re dei lobbisti, Obelix si fece pure insediare dai Benetton al vertice di Aiscat, l’associazione dei concessionari di autostrade, ma anche degli aeroporti di Roma e di Impregilo, allora colosso delle costruzioni. Politico, Camionista, Uomo-autostrada, Banchiere, “Credente peccatore” (autodefinizione) e cattolico tradizionalista, ma anche fraterno amico del super-massone Giancarlo Elia Valori, Palenzona ha avuto rapporti altalenanti con Luigi Bisignani (tangente Enimont, P2, P4 eccetera).
Stesse radici democristiane di Crosetto e Palenzona, “Bisi” è stato dal primo giorno un feroce avversario di Mario Draghi, del suo governo (“è come i peggiori della Prima Repubblica”, “è come un malato di Covid intubato”) e soprattutto del suo consulente Francesco Giavazzi, reo di aver “infarcito di uomini senza storia e di modesti dirigenti della Cassa Depositi i consigli d’amministrazione delle società a partecipazione statale”. Ora, caduto il Migliore, “Bisi” è pronto a diventare lui il Giavazzi di Giorgia, con i nomi giusti per ogni organigramma. Mentre il centrosinistra litiga, i tre tenori lavorano.