Stefania e gli altri: 30 anni dopo, la “quota Craxi” del potere italiano
Nell’Italia dei Migliori, una quota della politica e del potere resta saldamente craxiana, o craxista. Sono passati 30 anni da Mani pulite e dal tramonto politico di Bettino Craxi. Ma la sua ombra resta ad abitare i palazzi del potere. Non sempre in forma ectoplasmatica. È reale l’arrivo alla presidenza della commissione Esteri del Senato di Stefania Craxi, da sempre schierata nelle truppe di Silvio Berlusconi: oggi in declino, ma pur sempre il più longevo e potente dei craxiani italiani, nonché imbattuto recordman della tangente, in quanto erogatore della più colossale mazzetta mai pagata a un singolo uomo politico: 23 miliardi di lire – appunto – a Bettino Craxi.
Stefania, dunque: oggi è usata per rinsaldare la fede atlantica dell’Italia, ma soprattutto per scalzare un Cinquestelle tacciato di putinismo e perciò sostituito con una che nel 2016 elogiava, di Putin, perfino l’uso dello stemma e del nastrino zaristi.
Tra i craxiani più cronoresistenti c’è una triade installata al vertice dei poteri che contano: Giuliano Amato alla Corte costituzionale, Franco Frattini al Consiglio di Stato, Renato Brunetta al governo dei Migliori, dicastero della Pubblica amministrazione. Amato, oggi presidente dell’organismo custode della Costituzione repubblicana, è stato l’eminenza grigia del craxismo al potere. Vicepresidente del Consiglio, più volte ministro e presidente del Consiglio nella fase in cui Craxi lo indicava ormai come un traditore.
Frattini invece non ha mai tradito: è stato un giovane socialista in carriera dentro il partito, tanto da diventare segretario della Fgsi, la Federazione giovanile dei socialisti italiani. Poi la carriera vera l’ha fatta nel partito di Berlusconi. Oggi si è sistemato, per meriti politici, in un organismo istituzionale in cui non è più necessario far la fatica di portare a casa voti. Il Consiglio di Stato è potere puro e indiscutibile.
Brunetta si definisce invece “un socialista che in quel periodo non aveva ruoli nel partito”. Ma a dieci anni dalla morte di Bettino è volato ad Hammamet a celebrarlo: “È un uomo che ha fatto tanto per l’Italia”, disse, “e io sono venuto qui per ricordare e dare onore alla figura di un uomo come Craxi”.
Fabrizio Cicchitto, socialista lombardiano, nel 1990 si schiera con Bettino, che lo accoglie senza guardare la tessera P2 che gli spuntava dalla tasca. È stato poi uomo di punta del berlusconismo, prima di puntare tutto (e perdere) sul Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. L’ultimo suo atto politico riportato dalle cronache è la conferenza stampa in solidarietà al condannato per mafia Marcello Dell’Utri “e ai carcerati gravemente ammalati”.
Nasce socialista anche un uomo trasversale e manager per tutte le stagioni come Paolo Scaroni, che con Craxi era di famiglia anche in quanto cugino della craxianissima Margherita Boniver e buon amico di Gianni De Michelis. Già arrestato dal pool Mani pulite, poi presidente Enel ed Eni, oggi da presidente del Milan sta cercando di mettere a segno il colpaccio del nuovo stadio di San Siro, un affare immobiliare da 1,2 miliardi di euro.
Craxiano entusiasta il poi berlusconiano Antonio Tajani: “Fu un grande politico che ha pagato per colpe non sue il prezzo di un immeritato esilio”. Lo fu e lo è Stefano Caldoro, ex presidente della Campania. Lo furono e lo sono i fratelli Gianni e Marcello Pittella in Basilicata. È socialista Riccardo Nencini, che con la storia del Psi ha garantito la presenza in Senato di Italia Viva.
È un grande fan di Bettino Emmanuel Conte, figlio di quel Carmelo che fu vicerè socialista di Napoli. Oggi Emmanuel è stato chiamato da un altro ammiratore di Craxi, il sindaco Giuseppe Sala, a fare l’assessore al Bilancio a Milano. Chissà, infine, se si potrà definire craxiana per travaso d’amore Lia Quartapelle, ragazza prodigio del Pd milanese diventata moglie di Claudio Martelli.