Nella Milano già capitale delle diseguaglianze, i poveri quest’anno avranno meno servizi pubblici. Il Comune ha infatti annunciato che per far fronte al buco dei suoi conti, nel bilancio previsionale 2022 congelerà 200 milioni: toglierà 49,7 milioni a welfare e salute; 20 milioni a scuole ed educazione; 16 alla cultura. E poi 24 milioni al settore demanio; 15 milioni alla sicurezza; altri 15 alle risorse umane; 10,5 all’innovazione; 2,7 all’urbanistica; 2 al verde.
I tagli potrebbero essere scongiurati, dicono a palazzo Marino, nel caso arrivassero nuovi fondi dal governo, come già nel 2020 (478 milioni) e nel 2021 (467 milioni). Nei prossimi giorni, il sindaco Giuseppe Sala andrà a Roma a incontrare il ministro dell’Economia Daniele Franco, dopo aver aperto una dura polemica con il governo Draghi colpevole di non prevedere ristori anche per il 2022.
Ma da dove viene il buco di Milano, che potrebbe arrivare a 250 milioni? Dalle minori entrate causate dalla pandemia, spiega l’amministrazione Sala. Meno biglietti e abbonamenti del trasporto pubblico (480 milioni nel 2019, scesi a 270 nel 2021). Meno voli e dunque minori entrate da Sea, la partecipata del Comune che gestisce gli aeroporti milanesi (in rosso di 128,6 milioni nel 2020 e di 75,1 nel 2021). Meno entrate dalla tassa di soggiorno (i 55 milioni pre Covid sono scesi a 15). Aumentate invece le uscite per l’assistenza a famiglie e imprese (40 milioni). Nei prossimi mesi cominceranno a pesare sui conti anche il caro energia e l’inflazione, che gonfierà i tassi d’interesse.
I tagli, se confermati, pioveranno su una città in cui i ricchi diventano più ricchi e i poveri sempre più poveri. I dati diffusi dal ministero dell’Economia mostrano che negli anni della pandemia i redditi più alti, dai 30 mila euro in su, hanno tenuto o perso pochissimo e i redditi sopra i 60 mila sono addirittura cresciuti; quelli invece sotto i 30 sono diminuiti. Solo un anno fa, nell’aprile 2021, il bilancio consuntivo 2020 (piena pandemia) chiudeva con un avanzo lordo di 548,25 milioni di euro, netto di 189,37 milioni. L’allora assessore al Bilancio, Roberto Tasca, nel luglio 2021 annunciava una variazione di bilancio che “consegna uno stato dei conti in salute e la possibilità, attraverso alcune scelte operate dalla giunta, di accompagnare la ripartenza economica e sociale della nostra città in modo concreto e solido”.
Poi, dopo le elezioni e la riconferma di Sala, Tasca è uscito misteriosamente di scena, sostituito dal giovane Emmanuel Conte (figlio dell’ex ministro socialista salernitano Carmelo Conte). E oggi Sala deve andare a Roma “con il cappello in mano”. Milano continua a essere in pieno boom immobiliare. Eppure questo arricchisce i fondi (per lo più stranieri) che investono in residenze di lusso, uffici e spazi commerciali, ma non si trasforma in ricchezza per il Comune, che continua a far pagare gli oneri di urbanizzazione più bassi d’Europa.
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