MILANO

Chi ha paura delle piantine della scuola Vivaio? Protesta gentile, reazione incivile

Chi ha paura delle piantine della scuola Vivaio? Protesta gentile, reazione incivile

“Metti via questa cazzo di piantina”: così dice la presidente del Consiglio comunale di Milano, Elena Buscemi, a una consigliera della Lega, Deborah Giovanati, che teneva sul suo banco, durante la seduta di lunedì scorso, un vasetto con una delle piantine verdi e fiorite che i genitori della scuola media Vivaio avevano regalato a tutti i consiglieri comunali.

L’idea era stata di Marta, 2 A, che aveva fatto girare questo messaggio: “Ciao a tutti, io avrei una proposta: che ognuno di noi si presentasse a palazzo Marino con una piantina diversa da consegnare ai vari assessori e consiglieri, con un biglietto scritto dai ragazzi. Le piantine, tutte diverse tra loro, rappresentano i ragazzi della scuola Vivaio che hanno bisogno di cura e non devono essere spostati senza prima aver preparato bene il terreno. Quindi ogni pianta potrebbe avere il nome di un bambino e un pensiero da piantina su questo tema”.

L’idea era piaciuta. Genitori e ragazzi si erano presentati in piazza della Scala con le piantine da regalare ai consiglieri comunali. Erano un segno garbato di una protesta gentile: contro lo spostamento della Scuola media statale per ciechi di via Vivaio in un’altra sede, che i genitori, gli insegnanti e la dirigente scolastica, Laura Corradini, ritengono inadeguata.

La Vivaio è una delle eccellenze di Milano, è da decenni un’esperienza di scuola pubblica che offre a tutti i suoi ragazzi, vedenti, non vedenti e con altre disabilità, una formazione scolastica incentrata sull’inclusione, il tempo pieno, la piena integrazione con chi ha qualche disabilità, molto lavoro di gruppo e una ottima formazione musicale. Ci riesce anche grazie al suo genius loci: è parte dell’Istituto dei Ciechi di via Vivaio.

Tutto ciò ora deve finire. Il Comune di Milano ha comunicato di non poter più pagare l’affitto chiesto dall’Istituto dei Ciechi (650 mila euro l’anno): “La legge di contenimento della spesa pubblica prevede la dismissione di queste affittanze”, ha spiegato la vicesindaca Anna Scavuzzo.

Chi scrive conosce bene questa storia, perché è padre di Nora e Olga, due alunne della Vivaio. Lunedì scorso si era svolta la protesta gentile delle piantine: “Ciascun consigliere può ritirarne una, assumendosi così, simbolicamente ma anche concretamente, la responsabilità di seguire e accompagnare l’elaborazione di un progetto prezioso per la nostra città e i suoi cittadini più giovani e fragili”, avevano spiegato i genitori.

Ma appena arrivate nell’aula consigliare, le piantine avevano subìto la censura della presidente Buscemi: secondo il regolamento non potevano restare esposte e visibili. Siamo andati a vedere il regolamento: non abbiamo trovato divieti per fiori e vegetali. Ma chi ha tentato di resistere ha dovuto subire l’ira della signora Buscemi: “Metti via questa cazzo di piantina”. Milano ha milioni per le olimpiadi invernali, per colorare l’asfalto, per comprare una inutile macchina per mettere l’“acqua del sindaco” nel tetrapak, ma non per salvare la Vivaio.

Il sindaco, Giuseppe Sala, lunedì non c’era. Non si occupa della Vivaio, lui. Non si occupa di affari sotto i 100 milioni di euro, alle scuole preferisce gli stadi, i grattacieli, le olimpiadi, gli immobiliaristi, i fondi americani, gli accordi con la Volvo. Ha lasciato il fastidio alla sua vice. E a una presidente del consiglio comunale che dice: “Metti via questa cazzo di piantina”.

Avrà anche ragione, forse ci è sfuggito l’articolo che vieta i fiori in aula, forse un accordo per la Vivaio proprio non si può trovare, perché è una scuola, mica uno stadio. Ma il diavolo sta nei particolari e le parole sono importanti: “Metti via questa cazzo di piantina” pesa più di una delibera. Perché non è solo cattiva politica, è cultura imbarbarita, è inciviltà. Forse almeno delle scuse ora sono dovute: non alla consigliera, ma ai ragazzi, ai genitori della Vivaio, ai cittadini di Milano.

Il concerto di Natale 2021, le terze medie A e B cantano “Carol of the bells” (16 dicembre 2021)

 

Il Fatto quotidiano, 8 aprile 2022
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