Evviva! A Salaland ora l’acqua del sindaco è messa dentro il cartone
La prossima impresa del Comune di Milano potrebbe essere quella di produrre e diffondere il #CucchiainoSvuotaMare. In elegante confezione bianca e rossa – i colori comunali – con spazio pronto per lo sponsor, il pratico utensile potrà essere distribuito in città acciocché i milanesi possano portarselo appresso nei loro weekend liguri, a Santa o a Zoagli, dove le Bibi e le Didi e le Franci e le Bubi possano usarlo serene in spiaggia, sulla linea di battigia, dopo la lettura di qualche pagina del romanzo preferito e prima dell’ape in piazzetta con il Mario, il Giampi, il Dodi.
Sarebbe, quanto a insensatezza, insipienza e ridicolaggine, la degna e giusta continuazione dell’impresa “Acqua del sindaco”, presentata dall’assessore all’Ambiente Elena Grandi e dal presidente di Mm Simone Dragone. I due hanno annunciato solennemente, nella Giornata mondiale dell’Acqua, che il Comune di Milano ha avviato l’operazione di inscatolare l’acqua del rubinetto che già arriva nelle case di tutti i milanesi.
Non in antiecologiche bottiglie di plastica, bensì in brick, confezioni di cartone poliaccoppiato. Con il marchio “L’acqua del sindaco”, che deve essere parso agli ideatori una trovata spiritosa e geniale. Ora: se l’acqua arriva in tutte le case e in tutti gli uffici – e finanche nelle 650 milanesissime “vedovelle” e nelle 53 casette dell’acqua, i distributori presenti nelle strade e nelle piazze della città – che senso ha confezionarla e inscatolarla?
Il senso del ridicolo, lo comprendiamo, è riservato alle persone intelligenti, ma qui dev’essere sfuggito anche il senso dei conti: per realizzare l’operazione “Acqua del sindaco”, l’amministrazione ha speso 1 milione di euro (per la precisione 981.280 euro) per comprare una “macchina per il riempimento di cartone poliaccoppiato”, a cui si aggiungeranno i costi dei cartoni e del personale addetto al confezionamento. Alla gara per l’acquisto della meraviglia imbottiglia-acqua – detto per inciso – si è presentato un solo fornitore.
Per la scuola Vivaio, eccellenza della città sfrattata dalla sua sede, i soldi non ci sono; per la macchinetta del tetrapack sì. “In una città seria”, ha scritto Luigi Corbani sul Migliorista, “il Consiglio comunale avrebbe già dimissionato l’assessore all’Ambiente e il presidente della Mm e avrebbe già avviato alla Corte dei conti una procedura per danno erariale”. Ma qui siamo a Salaland e sono arrivati apprezzamenti e applausi.
Non è chiaro a che cosa servirà l’“Acqua del sindaco” in brick. “Per il momento”, spiega il sito del Comune, “sarà destinata alla Protezione civile per la distribuzione alla cittadinanza in caso di guasto o interruzione localizzata del servizio e, se richiesto, potrà essere distribuita nel corso di eventi particolari sul territorio milanese come le ‘week’, i concerti, le manifestazioni culturali e sportive nonché essere utilizzata per i bisogni interni degli uffici del Comune di Milano e delle sue controllate”. Ma non hanno rubinetti, negli uffici comunali? Quanto agli “eventi” e alle “week”, evidentemente le borracce griffate sono già passate di moda, signora mia!
L’acqua del rubinetto a Milano è buona e controllata: l’amministrazione realizza circa 170 mila analisi all’anno. Resta però aperto il problema delle perdite della rete di distribuzione: 11,5 litri ogni cento, secondo i dati del 2016; oggi Mm, che gestisce il servizio idrico in città, dichiara che si perdono 14 litri ogni cento immessi nell’acquedotto. L’amministrazione non farebbe meglio a investire i nostri soldi nella manutenzione della rete idrica? Ma forse l’assessore Grandi e il sindaco Sala hanno compiuto un gesto che non è solo ecologico, bensì anche artistico, inscatolando l’acqua buona di Milano, come l’artista Manzoni (“quello vero, Piero”, cit. Baustelle) inscatolava ben altro.