Achille, presidente Ferrovie Nord, condannato dalla Corte dei conti. Ecco perché
Per la giustizia penale, il presidente Fnm non era un pubblico ufficiale. Ma ora la Corte dei conti lo ha condannato ugualmente a risarcire i danni d’immagine alla pubblica amministrazione. Perché “Fnm ha un rapporto di servizio sostanziale”
Alla fine è arrivata (anche) la condanna della Corte dei conti: Norberto Achille, ex presidente di Fnm, Ferrovie Nord Milano Holding, dovrà pagare 491.526 euro per danno erariale, per aver leso l’immagine, il decoro e il prestigio istituzionale della Regione Lombardia.
Era già stato condannato in sede penale a 2 anni e 8 mesi di reclusione per truffa e appropriazione indebita, per aver distratto un fiume di denaro dalle casse della società per l’uso personale suo e dei figli, facendosi rimborsare (in alcuni casi perfino due volte) spese per ristoranti, alberghi, locali notturni, abbigliamento, scommesse sportive, arredi, profumeria, oggettistica, carburante, contravvenzioni e molto altro. Aveva speso anche 14 mila euro per tre dipinti di pregio poi regalati all’allora presidente della Regione Roberto Formigoni.
I suoi difensori sostenevano che Fnm, essendo non una società operativa (come Trenord) ma una holding di partecipazioni, non dovesse essere considerata una società di servizio pubblico e avesse “una connotazione strettamente privata”. La Corte dei conti ha invece deciso che Fnm ha “un rapporto di servizio sostanziale, giustificato dalla particolare conformazione delle società, che pur essendo strutturate secondo le forme privatistiche, sono tuttavia partecipate da una pubblica amministrazione” e “in larga misura finanziate (capitale pari al 57,57%) con risorse pubbliche”.
Questa decisione è ancor più rilevante se si considera che il processo penale ha “escluso che le condotte penalmente rilevanti siano state compiute nell’esercizio di funzioni pubbliche o di un pubblico servizio”. Nonostante questa decisione della giustizia penale (a suo tempo duramente contestata, per esempio, da Transparency International che si era costituita parte civile nel processo), la Corte dei conti sostiene in sentenza che “i reati di truffa e appropriazione indebita commessi dal convenuto Achille hanno inequivocabilmente determinato un danno alla Regione Lombardia”; e che “la diffusione mediatica e, più in generale, lo strepitus che la commissione di delitti può generare” ha coinvolto “non soltanto l’ente societario ma anche e soprattutto l’Amministrazione Pubblica che partecipa al capitale sociale”.
Dunque “il comportamento delittuoso posto in essere dal convenuto Achille (…) ha cagionato un indubbio danno all’immagine della Regione Lombardia, atteso che la vicenda ha avuto ampia risonanza nell’ambito dell’amministrazione, in ambito giudiziario e nei mass media”. Secondo i giudici contabili, “il danno all’immagine è un ‘danno pubblico’ in quanto lesione del buon andamento della Pubblica Amministrazione, la quale perde, con la condotta illecita dei soggetti ad essa vincolati da un rapporto di servizio, credibilità e affidabilità all’interno e all’esterno della propria organizzazione, ingenerando la convinzione che i comportamenti patologici posti in essere da chi opera per suo conto siano un connotato usuale dell’azione dell’amministrazione”. Perciò la Corte condanna.
Questa sentenza dunque, se sarà confermata in appello, diventerà un precedente molto importante nei procedimenti della giustizia contabile alle prese con i delitti contro la pubblica amministrazione.
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