Milano ha scoperto di avere un sindaco-ombra. Non è un politico dell’opposizione, non siede in Consiglio comunale. No, è Luigi Corbani, che è stato vicesindaco della città quando ancora c’erano la Dc, il Psi, il Pci dei “miglioristi” che amministravano Milano insieme ai socialisti di Craxi. Finita quella stagione, si è impegnato nella organizzazione culturale e ha dato alla città un’istituzione musicale come La Verdi.
Non è mai stato un Che Guevara, il “migliorista” Corbani. Moderato, ragionevole, governista. Eppure di fronte a Sala ci pare un gigante della sinistra, un campione della difesa dell’interesse pubblico assediato dagli interessi privati, uno che ancora parla di partecipazione, di democrazia. Il caso che lo ha fatto tornare sulla scena è quello di San Siro: due società private pretendono di abbattere un bene del Comune, il Meazza, e di costruire su terreni pubblici grattacieli, uffici, centri commerciali, per potersi ripagare i costi di uno stadio nuovo. Un’operazione immobiliare che serve a Milan e Inter per rimettere a posto (con i soldi nostri) i loro conti in profondo rosso.
Corbani ha dato vita al comitato Sì Meazza e sta spiegando con pacatezza alla città perché la scelta di Sala di concedere la “dichiarazione di interesse pubblico” all’operazione dei due club sia una follia. Sala ha dichiarato: “Provate voi a convincere Milan e Inter a non demolire il Meazza”. Risponde Corbani: “Vorremmo ribadirLe che non spetta a noi dover convincere le squadre a non demolire San Siro, di proprietà del Comune di Milano. Questo compito, per legge, spetta a Lei e spetta a Lei spiegare perché Lei, la giunta e il Consiglio comunale ritengono giusto demolire uno stadio, del tutto valido e funzionante”.
“Troviamo singolare che si risponda con il fatto che sono le squadre a volere demolire San Siro. È curioso come si accetti di discutere sulla pretesa di un privato di demolire un bene pubblico. Ci siamo sentiti rispondere che si deve demolire il Meazza perché le due società intendono costruire, su suolo pubblico, un nuovo stadio, il cui costo è il doppio di quello di altri 29 stadi costruiti negli ultimi anni in Europa, come hanno fatto rilevare gli uffici comunali”.
Prosegue Corbani: “Avete considerato normale che le società non indicassero il progetto di stadio e ignorassero le prescrizioni e le condizioni poste per la definizione di ‘interesse pubblico’: con ciò confermando, peraltro, il convincimento che l’oggetto del pubblico interesse non è la realizzazione di un impianto sportivo, ma esclusivamente e prioritariamente la realizzazione di un colossale intervento edilizio, con una evidente inversione, rispetto a quello normativamente previsto, tra l’oggetto principale dell’intervento (l’impianto sportivo) e le attività accessorie e funzionali (l’attività edilizia)”.
Intanto il progetto neppure c’è. “Vorremmo dunque conoscere se sono stati depositati in Comune progetti nuovi (quelli presentati ai giornali con tanta enfasi e con tanto di rendering ‘somewhere over the rainbow’) con studio di fattibilità aggiornato, con piano economico e finanziario aggiornato, con proposta di pagamento della concessione congrua (come richiesta dagli uffici) e con la previsione di tutte le procedure fidejussorie necessarie per le concessioni pubbliche”.
“Riteniamo anche necessario conoscere se sono state previste delle clausole vincolanti per evitare la cessione dei diritti di concessione di aree pubbliche a terzi”. Eh sì, perché pare di capire che gli attuali proprietari delle squadre (il fondo Usa Elliott e la holding cinese Suning) vogliano incassare rapidamente i diritti a costruire grattacieli e centri commerciali, per valorizzare le squadre (oggi con i conti pesantemente in rosso) e poi venderle.
Conclude Corbani: “Dopo due anni sarebbe lecito e opportuno che le società proprietarie pro tempore di Inter e Milan presentino una proposta al Comune di Milano e non solo alla stampa. Non siamo disponibili a fare le comparse in una recita in cui il soggetto è nascosto e l’oggetto è misterioso”. Così scrive Corbani, il sindaco-ombra. Che cosa risponde Sala, ormai l’ombra del sindaco?
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