Il nuovo Sistema Sesto. Di Stefano, Sardone e i soldi degli operatori immobiliari
Il Sistema Sesto c’è ancora. Non è più quello dei tempi del sindaco Pci-Pd Filippo Penati, ma si è consolidato attorno al nuovo primo cittadino, Roberto Di Stefano – eletto nel 2017 con Forza Italia e poi passato alla Lega – e a sua moglie, Silvia Sardone, pasionaria di Silvio Berlusconi traslocata anch’essa nel partito di Matteo Salvini. Resta invece fermo negli anni il perno attorno al quale il Sistema Sesto si coagula: i grandi affari urbanistici e le operazioni immobiliari che si stanno realizzando sulle immense aree ex industriali dove un tempo sorgevano la Falck, la Breda, la Marelli e che hanno visto nel tempo succedersi operatori come Giuseppe Pasini, Luigi Zunino, Davide Bizzi. Nei decenni, hanno provato a metterci le mani, o meglio le matite, architetti come Vittorio Gregotti, Kenzo Tange, Mario Botta, Renzo Piano: invano, perché gli appetiti degli imprenditori e dei politici erano più voraci di quanto non permettessero i loro progetti.
In questi giorni a Sesto San Giovanni sta per essere approvato il nuovo Pgt (Piano di governo del territorio) e stanno per arrivare a definizione i grandi progetti urbanistici sulle aree Falck (la Città della Salute promossa da MilanoSesto, Hines e Prelios), aree Vulcano (gruppo Caltagirone), aree Marelli (Multimedica). Intanto cominciano a emergere anche alcuni retroscena di queste grandi operazioni. Come i lauti finanziamenti arrivati al sindaco e a sua moglie da parte di soggetti privati coinvolti in quegli affari.
Nel 2017 – prima delle elezioni vinte da Di Stefano, che è riuscito a strappare alla sinistra la ex Stalingrado d’Italia – al candidato sindaco del centrodestra arrivano 10 mila euro di finanziamento elettorale. È quasi il 50 per cento di tutti i finanziamenti dichiarati (23.500 euro) alla Corte d’appello, come previsto dalla legge. Chi è il generoso finanziatore? Paolo Romani, senatore di Forza Italia oggi passato nel gruppo misto, che con Sesto San Giovanni ha poco a che fare (è residente a Cusano Milanino), ma che subito dopo, nel 2018, entra nel consiglio d’amministrazione di MilanoSesto, la proprietaria delle aree Falck, assume la carica di vicepresidente e consigliere delegato e gestisce l’operazione di vendita dei terreni (1,45 milioni di metri quadri) dal gruppo Bizzi al colosso immobiliare statunitense Hines e agli italiani di Prelios.
Non è noto quanto e come sia stato remunerato, ma certamente Romani avrà abbondantemente recuperato la cifra investita l’anno prima – del tutto legittimamente – puntando sul candidato Di Stefano. È Romani a partecipare e guidare la riunione di amministratori pubblici e operatori immobiliari che si tiene già il 12 aprile 2018 nella sede di MilanoSesto in viale Italia.
Nel 2018, intanto, ci sono le elezioni regionali e in Lombardia si presenta come candidata Silvia Sardone, la moglie di Di Stefano. Anch’essa trova generosi finanziatori della sua campagna elettorale: Bizzi e Partners, il gruppo che vende le aree Falck, e altre tre società coinvolte nell’operazione – Aleandri spa, Carlobruno Associati, United Risk management – che versano ciascuna 3 mila euro, per un totale di 12 mila euro: circa un terzo dell’intero malloppo raccolto da Sardone nella campagna che l’ha fatta eleggere consigliere regionale.
L’anno dopo, nel 2019, la pasionaria fa il salto dal Pirellone a Strasburgo e diventa parlamentare europea. A conclusione della campagna elettorale invita amici ed elettori a festeggiare al Grand Hotel Barone di Sassj, di proprietà del gruppo Caltagirone: il gruppo protagonista di un’altra delle operazioni immobiliari in corso a Sesto, quella sull’area Vulcano. E chi è la mandataria elettorale della candidata, sia nel 2018 sia nel 2019, con la responsabilità di certificare la veridicità dei finanziamenti ricevuti? È Cristina Crupi, che contemporaneamente è, guarda caso, anche la capo di gabinetto del sindaco di Sesto: riceve i soldi per Silvia Sardone e nello stesso tempo lavora con Roberto Di Stefano sulle partite urbanistiche a cui sono interessati proprio i generosi finanziatori della pasionaria.
Un coacervo di conflitti d’interessi e di relazioni incestuosamente inopportune che hanno attirato l’attenzione dell’allora vicesindaco di Sesto, Gianpaolo Caponi, che dopo aver raccolto nel 2017 con le sue quattro liste civiche (espressione del mondo del volontariato sestese) il 24 per cento dei voti al primo turno, al ballottaggio si era alleato con Di Stefano. Un anno dopo, da vicesindaco, era rimasto sconcertato per i comportamenti del primo cittadino che riteneva poco trasparenti e “affaristici”. E si era dimesso. Poi aveva mandato un paio di esposti alla Procura di Monza e a quella di Milano, in cui raccontava ciò che aveva visto. Ora torna a denunciare gli intrecci Di Stefano-Sardone-Romani-operatori immobiliari. (Il Fatto quotidiano, 17 dicembre 2021)
Le provocazioni di un sindaco nervoso
Il sindaco di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano (Lega), ha dedicato la parte conclusiva del suo intervento in Consiglio comunale, giovedì, al Fatto quotidiano e alla nostra inchiesta sui finanziamenti elettorali ottenuti da lui e da sua moglie, Silvia Sardone. Ha attaccato con espressioni pittoresche e diffamatorie (“falsità”, “macchina del fango”) quanto scritto su questo giornale, senza peraltro smentire uno solo dei fatti raccontati, tutti provati dai documenti di cui il Fatto è in possesso. “Un coacervo di conflitti d’interessi e di relazioni incestuosamente inopportune”, come abbiamo scritto. A Di Stefano sono arrivati 10 mila euro dal senatore Paolo Romani, poi diventato il venditore dell’area Falck di Sesto a Hines e Prelios. Alla moglie sono stati versati 12 mila euro da società coinvolte nell’affare immobiliare, con garante Cristina Crupi, contemporaneamente anche capo di gabinetto del sindaco di Sesto: riceve i soldi per Silvia Sardone e nello stesso tempo lavora con Di Stefano sulle partite urbanistiche a cui sono interessati proprio i generosi finanziatori della europarlamentare. (Il Fatto quotidiano, 18 dicembre 2021)
Bei tempi. Nella foto, Roberto Di Stefano e la moglie Silvia Sardone con (al centro) il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ai bei tempi della campagna elettorale del 2017.