GIUSTIZIA

La Procura di Brescia: Davigo e Storari siano processati

La Procura di Brescia: Davigo e Storari siano processati

di Gianni Barbacetto e Antonio Massari /

La Procura di Brescia chiede il rinvio a giudizio per l’ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo e il pm milanese Paolo Storari, indagati per rivelazione di segreto d’ufficio, per aver divulgato i verbali degli interrogatori in cui l’ex avvocato dell’Eni Piero Amara rivelava l’esistenza di un asserito gruppo massonico chiamato Loggia Ungheria.

Amara ne parlò tra il dicembre 2019 e il gennaio 2020 a Storari e al procuratore aggiunto Laura Pedio. Un paio di mesi dopo, Storari consegnò una copia informale di alcuni verbali a Davigo, allora membro del Consiglio superiore della magistratura: per cautelarsi, a suo dire, temendo l’inerzia investigativa della sua Procura su quanto dichiarato da Amara.

Davigo gli aveva assicurato di avere titolo a ricevere quei documenti, poiché al Csm non è opponibile il segreto. In seguito, Davigo comunicava informalmente l’esistenza dei verbali sulla Loggia Ungheria all’ufficio di presidenza del Csm e ad alcuni consiglieri.

Ora sarà il giudice per le indagini preliminari a decidere se Storari e Davigo dovranno essere processati. Nel capo d’imputazione si legge: “Una volta ricevuti i documenti, Davigo consegnava informalmente e senza alcuna ragione ufficiale, ma al solo scopo di motivare la rottura dei propri rapporti personali con il consigliere Ardita, copia degli atti al consigliere del Csm Giuseppe Marra”. E poi ad altri consiglieri del Csm. Davigo non commenta la richiesta dei pm bresciani e dichiara che quello che ha da dire lo dirà al giudice.

Restano sotto indagine a Brescia altri quattro magistrati della Procura di Milano. I procuratori aggiunti Fabio De Pasquale e Laura Pedio e il sostituto Sergio Spadaro (ora alla Procura europea) sono indagati per omissione di atti d’ufficio perché – secondo le accuse di Storari – avrebbero evitato di valorizzare e depositare nel processo Eni-Nigeria atti d’indagine che, a suo dire, provavano la non attendibilità di Vincenzo Armanna, ex manager Eni diventato grande accusatore della compagnia petrolifera.

Nei giorni scorsi, Eni ha chiesto al Tribunale di Roma di sequestrare ad Armanna 52 milioni di euro. Su De Pasquale e Spadaro le indagini sono concluse e la settimana prossima i due saranno sentiti, su loro richiesta, a Brescia. Su Pedio, invece, l’indagine è ancora aperta.

Per il procuratore milanese Francesco Greco, che ha appena lasciato il suo ufficio dopo aver concluso il mandato, la Procura di Brescia ha già chiesto l’archiviazione, su cui ora dovrà decidere il gip. Intanto Greco è stato sentito dal Csm, per tre volte, nei giorni scorsi. A fare domande, soprattutto il consigliere Nino Di Matteo, a cui l’ex procuratore ha spiegato i fatti (già ricapitolati nelle relazioni inviate alla Procura di Brescia, alla Procura generale di Milano e al Procuratore generale della Cassazione): nessuna inerzia investigativa sulla Loggia Ungheria e nessuna prova nascosta ai giudici del Tribunale.

Gianni Barbacetto e Antonio Massari, Il Fatto quotidiano, 24 novembre 2021
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