La mossa più clamorosa di Giuseppe Sala, dopo essere stato rieletto sindaco di Milano al primo turno, è stata quella di cacciare dall’assessorato all’Urbanistica Pierfrancesco Maran, malgrado il suo clamoroso successo elettorale personale, con 9.166 preferenze, record nazionale (e l’ottimo risultato del suo partito, il Pd, arrivato a Milano al 33,8 per cento). La guerra Sala-Maran lascia dunque sul campo il giovane dem, che il sindaco voleva buttare fuori dalla giunta.
Dopo le rimostranze del Pd, gli assegna un assessorato che è peggio di una punizione, quello ribattezzato per l’occasione “Casa e sviluppo quartieri”, che vuol dire le periferie di cui Sala diceva di avere l’“ossessione”, ma che sono state finora abbandonate. È il posto più difficile e rischioso dell’amministrazione milanese: se Maran fallirà – eventualità tutt’altro che remota – il sindaco potrà scaricare le colpe sul suo assessore.
L’Urbanistica, di fatto, Sala se l’è tenuta per sé, nominando assessore il dirigente comunale del Settore progetti strategici Giancarlo Tancredi, suo sottoposto fin dai tempi in cui il sindaco era city manager di Letizia Moratti. Così gestirà direttamente, senza dover mediare con nessuno, le grandi partite immobiliari in corso a Milano, dagli scali ferroviari al villaggio olimpico, dallo stadio di San Siro alla contigua area trotto, da Santa Giulia alla Bovisa, da Città studi a Piazza d’Armi.
Quando nasce la guerra Sala-Maran? Non c’è mai stato feeling tra i due. Pierfrancesco è un ex ragazzo-prodigio del Pd milanese, silenzioso, secchione, ben attento ai poteri cittadini e disponibilissimo nei confronti degli “sviluppatori” immobiliari che operano a Milano. Ma non è interno al cerchio magico del sindaco, a cui rischia semmai di fare ombra. Mentre Sala consolidava le sue relazioni con i grandi player immobiliari attivi a Milano, primo fra tutti Manfredi Catella di Coima, Maran stringeva rapporti autonomi con gli stessi operatori e con il mondo delle cooperative.
Finché, nel febbraio 2021, scocca la scintilla che attizza il fuoco fino ad allora coperto dalle braci. Catella aveva proposto il progetto Pirellino, due nuovi grattacieli firmati Coima: il “Botanica”, residenziale, 26 piani, 13 mila piante, il nuovo “Bosco verticale” di Milano; collegato da un “ponte-serra”, ricoperto di verde, a una seconda torre di uffici. Il tutto firmato da Stefano Boeri e Elizabeth Diller, investimenti per 300 milioni, con l’aiutino della legge regionale lombarda (del centrodestra) che concede un 25 per cento di volumetrie in più a chi recupera palazzi abbandonati da oltre cinque anni.
Per Sala è un “progetto interessante”. Maran eccepisce invece che la legge regionale è incostituzionale, che il regalo del 25 per cento creerebbe danni incalcolabili in tutta Milano. E dichiara ai giornali che se anche qualcuno portasse il Comune davanti al Tar, Palazzo Marino è pronto a ricorrere alla Consulta, bloccando l’operazione. Catella annuncia la ritorsione: andremo avanti comunque, ma senza il “ponte-serra” che volevamo donare alla città. Da allora la guerra Sala-Maran diventa atomica.
Maran aveva anche cercato una via di fuga: andare a Roma a fare il direttore generale al ministero dei Lavori pubblici. Progetto saltato, pare, per l’opposizione della Lega. Così Maran è restato a Milano, a combattere con il suo sindaco. Per Sala, scegliere Tancredi vuol dire garantirsi assoluta continuità con la gestione precedente, ma anche assoluta obbedienza da parte del dirigente promosso assessore. Con una strizzata d’occhio ai renziani di Italia Viva, poiché Tancredi è molto vicino all’ex vicesindaca Ada Lucia De Cesaris, portabandiera renziana a Milano e molto attenta (anche in forza dei suoi passati incarichi professionali come avvocata d’affari) alle partite urbanistiche in città.
Per Tancredi significa invece una clamorosa diminuzione del suo stipendio, che passerà da 120 mila a 70 mila euro. Intanto l’architetto Sergio Brenna, già docente al Politecnico, ha preparato un esposto in cui segnala che, secondo una delibera Anac, i dirigenti nei Comuni con più di 15 mila abitanti non possono assumere incarichi di assessore. Ma per Tancredi, evidentemente, è in investimento sul futuro (suo e di Sala, che non resterà sindaco per sempre).
Nella foto: Manfredi Catella con famiglia e Giuseppe Sala. A destra, Pierfrancesco Maran