Albamonte (Area): la riforma Cartabia non deve cancellare la memoria
“Non sono mai stato convinto che la deindicizzazione delle notizie in rete sia la soluzione giusta per risolvere i problemi della corretta informazione e del diritto all’oblio”. Eugenio Albamonte è segretario di Area democratica per la giustizia, il gruppo più progressista della magistratura associata.
Un articolo della legge Cartabia prevede che chi è assolto o prescritto o improcedibile possa pretendere che la propria vicenda giudiziaria sia deindicizzata in rete, dunque introvabile dai motori di ricerca.
Non credo sia una soluzione giusta. Oggi non è ancora diffusa la consapevolezza che progressivamente le fonti digitali sostituiranno quasi completamente le fonti cartacee. Dunque ciò che è in rete sarà ciò che esiste. E ciò che non si troverà in rete sarà ciò che non esiste. Non si può dunque agire oggi con disinvoltura sul tema della indicizzazione, senza capire che cosa sarà utile sapere domani.
Un giudice potrà obbligare mezzi d’informazione e archivi a rendere invisibili e introvabili alcune informazioni.
È l’altro aspetto che mi lascia perplesso: dalla delega, sembra di capire che dovrà essere un giudice a decidere che cosa deindicizzare, il giudice della sentenza d’assoluzione o uno successivo da cui presentarsi con la sentenza già emessa. Quello che mi domando è: ma è mai possibile che fra le tante funzioni di supplenza che nel tempo la politica ha deciso di caricare sulla magistratura, ora si debba aggiungere anche quella di riscrivere la storia? È una responsabilità enorme. Addirittura prevedere per legge che un giudice debba decidere che cosa deve essere conosciuto e cosa non debba essere conosciuto.
Esistono a suo avviso strade alternative a quella proposta dall’articolo 25 della legge Cartabia?
Io credo che la strada sia non eliminare, ma garantire che nei motori di ricerca si trovi la completezza dell’informazione. C’è un problema, in rete: chi cerca un nome, una notizia, può trovare soltanto notizie – diciamo così – intermedie e sia così difficile ricostruire come sia finita una vicenda. Allora quello che bisognerebbe fare, anziché rimuovere le notizie, è fare in modo che vengano proposte in modo completo, magari indicizzandole a partire dalla fine, in ordine cronologico inverso, a partire dalle più recenti. E poi andando indietro potrei ricostruire tutta la vicenda. Quindi aggiungere, non togliere, indicizzando in modo più completo le notizie. Altrimenti la deindicizzazione diventa una censura mascherata.
Avete appena concluso il congresso di Area, che l’ha ricandidato segretario. In un momento difficile per la magistratura, assediata dagli scandali.
Il congresso di Area di Cagliari è stato per noi importante, la prima occasione per confrontarci e discutere con serenità e tempo a disposizione sui problemi della magistratura dopo la vicenda dell’Hotel Champagne, lo scandalo Palamara e altri casi che hanno scosso la magistratura italiana. È stata l’occasione per ragionare su alcuni comportamenti della politica e dell’informazione, ma anche di una parte della magistratura, che ha responsabilità serie per eccesso di carrierismo.