Sul comitato che toglie il segreto sulle stragi, Draghi esautora De Pasquale
Una vittoria delle associazioni dei parenti delle vittime delle stragi italiane e dei pochi (tra questi il Fatto quotidiano) che le hanno sostenute: non sarà Andrea De Pasquale a guidare il comitato per la declassificazione dei documenti segreti riguardanti stragi, Gladio e P2, ma il segretario generale della presidenza del Consiglio, Roberto Chieppa. Lo ha annunciato ieri il presidente Mario Draghi, incontrando Paolo Bolognesi (associazione vittime Bologna), Manlio Milani (Brescia), Daria Bonfietti (Ustica), Ilaria Moroni (Archivio Flamigni).
Draghi ha garantito che seguirà personalmente il dossier e indicherà come presidente del comitato il segretario generale di Palazzo Chigi. Al termine dell’incontro, i rappresentanti delle associazioni si sono detti “molto soddisfatti”, anche perché la guida del comitato non spetterà più al presidente dell’archivio di Stato, quell’Andrea De Pasquale da loro duramente criticato per la gestione del fondo Rauti.
Il conflitto era scoppiato in pieno agosto, quando il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini aveva nominato alla guida dell’Archivio centrale dello Stato Andrea De Pasquale. A Draghi era subito arrivata una lettera firmata da Paolo Bolognesi insieme a Manlio Milani e Carlo Arnoldi (vittime di Piazza Fontana), che esprimeva il disappunto per quella nomina. Il sovrintendente dell’Archivio centrale, infatti, ha un ruolo delicato, perché a lui spettava l’attuazione della “direttiva Renzi”, quella che toglie il segreto dai documenti sulle stragi, di recente ampliata da Draghi a Gladio e P2.
Ma De Pasquale, quando da direttore della Biblioteca nazionale centrale di Roma nel novembre 2020 acquisì il fondo archivistico personale di Pino Rauti, comunicò l’acquisizione con una nota dai toni agiografici diffusa dalla Fondazione Rauti e dalla famiglia, senza alcuna contestualizzazione sul ruolo di Rauti: militante dei Fasci di Azione Rivoluzionaria e poi fondatore di Ordine nuovo, il gruppo che più d’ogni altro partecipò alla strategia delle stragi, realizzando – secondo quanto attestano sentenze ormai definitive – l’attentato di piazza Fontana e quello di piazza della Loggia a Brescia.
Non solo. De Pasquale aveva partecipato anche alla presentazione (celebrativa) della donazione, insieme a Isabella Rauti, figlia di Pino e senatrice di Fratelli d’Italia. Allora Franceschini aveva preteso almeno la rimozione immediata dal sito istituzionale beniculturali.it del comunicato agiografico su Rauti. Ma poi ha firmato il decreto che aveva portato De Pasquale al vertice dell’Archivio di Stato, dove è esposta la copia originale della Costituzione antifascista e da dove avrebbe dovuto gestire le carte declassificate su stragi, Gladio e P2.
A sostegno delle associazioni si era mosso con vigore Tomaso Montanari, rettore eletto dell’Università per gli stranieri di Siena e collaboratore del Fatto, che aveva sostenuto che con il comunicato della Fondazione Rauti “la Biblioteca nazionale di Roma aveva completamente smarrito il senso costituzionale della cultura”. Ora Draghi corregge la rotta, togliendo a De Pasquale la guida del comitato per la declassificazione, affidandola al suo segretario generale e promettendo di seguire personalmente l’operazione.
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