Caso Storari. Le intercettazioni segrete della segretaria di Davigo
di Gianni Barbacetto e Antonio Massari /
La segretaria di Piercamillo Davigo al Csm, Marcella Contrafatto, fu intercettata dalla Procura di Milano, nell’ipotesi che fosse complice di un furto informatico. Perché a Milano era giunta la notizia (dalla Procura di Roma) che era sospettata di essere la postina che aveva mandato a un paio di giornalisti e al magistrato Nino Di Matteo, i verbali segreti che erano stati trafugati illegalmente dai computer del pm Paolo Storari e del procuratore aggiunto Laura Pedio: le trascrizioni degli interrogatori in cui Piero Amara aveva rivelato l’esistenza di un presunto gruppo di pressione, che l’avvocato esterno dell’Eni presentava come una loggia massonica coperta denominata Ungheria.
Siamo nella primavera del 2021. Storari e Pedio hanno avviato una indagine da brivido: un giornalista del Fatto ha portato loro, a Milano, una copia “apocrifa”, senza firme, dei verbali segretati in cui Amara parlava della loggia Ungheria, ricevuti a Roma in plico anonimo nell’ottobre 2020. Il Fatto li consegna temendo una polpetta avvelenata o, peggio, il tentativo di distruggere un’inchiesta. La Procura milanese teme che sia avvenuto un accesso abusivo al sistema informatico. Ipotizza che i verbali siano stati trafugati dai computer dei due magistrati, che sia stato dunque commesso un furto informatico, con il fine di distruggere l’inchiesta sulla nuova P2.
Storari sul momento omette di raccontare che sei mesi prima, nell’aprile 2020 (la data precisa non è ancora stata accertata), aveva consegnato una copia proprio di quei verbali a Davigo, all’epoca consigliere del Csm, per tutelarsi da quella che giudicava una grave inerzia investigativa dei suoi capi (ora la sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, sulla base degli elementi forniti dallo stesso Storari, declassifica quell’inerzia in più morbide “divergenze” e “preoccupazioni” e stabilisce che non esiste una incompatibilità ambientale che possa impedire a Storari di continuare a lavorare alla Procura di Milano).
A ottobre 2020, i verbali di Amara dunque arrivano, anonimi, alla redazione del Fatto e nella primavera seguente a Liana Milella di Repubblica, che denuncia la cosa alla Procura di Roma. Questa avvia immediatamente indagini, poi continuate anche dalla Procura di Perugia, che portano all’identificazione della “postina” che li aveva consegnati ai due quotidiani: è Marcella Contrafatto, segretaria di Davigo al Csm, che in quel momento non è più consigliere essendo andato in pensione e che ha ribadito di non sapere nulla degli invii dei verbali ai quotidiani e a Di Matteo.
Contrafatto viene indagata per violazione del segreto d’ufficio dalla Procura di Perugia che, in coordinamento con quella di Milano, sta investigando sulla diffusione dei verbali. Ma né i magistrati di Milano, né quelli di Perugia sanno chi ha fatto uscire quei verbali dalla dalla Procura di Milano. Il reato per cui sta indagando la Procura di Perugia — violazione del segreto istruttorio — non permette la realizzazione di intercettazioni. Lo permette però un altro reato, quello di accesso abusivo a sistema informatico: l’ipotesi formulata a Milano. Così, scatta l’intesa tra la Procura di Perugia e Storari, Contrafatto viene indagata per concorso in accesso abusivo ai computer della Procura di Milano e i magistrati chiedono che sia intercettata. Per lei si valuta persino l’arresto, sul quale Storari dice di essere disponibile a una valutazione.
Nella primavera 2021 ci sono 72 ore decisive: quelle tra il 6 e l’8 aprile. Il 6, lo scenario è da spy story: l’inchiesta cerca gli hacker che stavano minando l’indagine sulla nuova P2 e Storari dà il via libera all’intercettazione di Contrafatto. L’8 aprile, Storari va nell’ufficio del suo capo, il procuratore Francesco Greco, e “liberandosi di un peso che aveva da tempo” gli rivela d’aver consegnato un anno prima quei verbali a Davigo. Crolla l’ipotesi di accesso abusivo ai sistemi informatici della Procura. E quindi anche la possibilità di intercettare Contrafatto, che con il furto (inesistente) di quei verbali dai computer dei pm di Milano non ha alcun collegamento.