Strage di Bologna. Alla ricerca del cuore oscuro del potere italiano
Gli anniversari diventano, con il passare degli anni, distratta routine. Ma non può diventare routine il ricordo della strage alla stazione di Bologna, avvenuta il 2 agosto di 41 anni fa. Perché è il più grave e terribile attentato della storia repubblicana, con 85 morti e oltre 200 feriti. E perché è in corso il processo che potrebbe ricostruire i motivi della strage e condannare i mandanti: individuare scopi e registi della bomba di Bologna significa svelare il cuore oscuro del potere che ha tirato i fili della storia italiana almeno fino agli anni Ottanta.
Conosciamo da tempo gli esecutori. Ma il processo in corso, voluto dalla Procura generale di Bologna non senza contrasti con la Procura, punta finalmente ai mandanti e ai loro rapporti con gli apparati dello Stato. L’accusa ha portato in aula la stele di Rosetta dell’attentato, il “Documento Bologna”, custodito nel portafogli di Licio Gelli e sequestrato dopo il suo arresto avvenuto in Svizzera il 13 settembre 1982.
Per anni è rimasto indecifrato e invisibile, anche a causa di investigatori e magistrati che non hanno fatto le domande giuste a un Gelli che minacciava di “tirar fuori gli artigli”, come scrisse l’allora capo della polizia Vincenzo Parisi riferendo quanto detto dall’avvocato del capo della P2: “Se la vicenda viene esasperata e lo costringono necessariamente a tirare fuori gli artigli, allora quei pochi che ha, li tirerà fuori tutti”, perché tra i documenti sequestrati a Gelli vi erano “appunti con notizie riservate, che spetterà, poi, a Gelli avallare o meno, sulla base di come gli verranno poste le domande stesse”.
Ecco, oggi Gelli non c’è più, ma sono finalmente arrivate le domande giuste, quelle che permetteranno di svelare i rapporti tra P2 e Stato: nel processo che ha come imputato quel Paolo Bellini, neofascista e collaboratore dei carabinieri di Mario Mori, che ha avuto un ruolo anche nell’ultima trattativa di Stato, quella con Cosa nostra nel 1992-93.
Individuare scopi e registi della bomba di Bologna significa svelare il cuore oscuro del potere che ha tirato i fili della storia italiana almeno fino agli anni Ottanta
Leggi anche:
– Il Documento Bologna
– Imputato Gilberto Cavallini, il nero che parlava con i “vecchi”
– Il numero “riservato” nell’agenda nera di Cavallini
– Quell’appartamento dei servizi segreti…
– Indagato Bellini, il nero infiltrato nella Cosa nostra delle stragi del 1993
– La nuova perizia sull’esplosivo conferma la pista nera
– “Aprire gli archivi delle stragi? È l’ultimo dei depistaggi”
– L’ultima sentenza sulle stragi nere: ora sappiamo