GIUSTIZIA

Vittorio Teresi: “Riforma Cartabia, non è quello che ci chiede l’Europa”

Vittorio Teresi: “Riforma Cartabia, non è quello che ci chiede l’Europa”
La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, lo ha ripetuto anche ieri, nella conferenza stampa a fianco del presidente del Consiglio, Mario Draghi: la riforma della prescrizione per rendere i processi penali più rapidi del 25 per cento ce la chiede l’Europa, e se non la facciamo sono a rischio i soldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Non è d’accordo Vittorio Teresi, già pubblico ministero a Palermo, dove ha rappresentato l’accusa, tra l’altro, nel processo sulla trattativa Stato-mafia.

Una riforma necessaria, dunque, che ci viene chiesta dall’Europa?

No. Non quella che è uscita dal Consiglio dei ministri. L’Europa ci ha chiesto di rendere più celeri i processi, ma non ci ha fatto una richiesta giugulatoria di abrogare migliaia di processi. Per ridurre i tempi, si può e si deve realizzare sostanziose depenalizzazioni, incentivare i riti alternativi, aumentare gli organici di magistrati e personale dei palazzi di giustizia. Non far cadere la mannaia su tanti processi, solo perché durano più di due anni in Appello e più di un anno in Cassazione.

Che fine farebbe il processo sulla trattativa Stato-mafia, se fosse già in vigore la riforma Cartabia?

Del processo sulla Trattativa stiamo aspettando proprio la sentenza d’Appello, e sono passati già più di tre anni. Con questa riforma, sarebbe già morto: improcedibile. Ma poi: che cos’è l’improcedibilità, che è addirittura peggio della prescrizione? Qual è il suo regime giuridico?

La riforma avrà effetti anche sui procedimenti per mafia? La ministra ha detto che i reati che prevedono l’ergastolo non potranno diventare “improcedibili”.

Mi piacerebbe capire quale sarà la sorte del grado di Appello dei procedimenti per delitti puniti con l’ergastolo. Quale sarà la ratio giuridica di questo regime differenziato? Come tutti sanno bene, i processi con imputati mafiosi non si celebrano sempre e solo per reati da ergastolo. Si procede per associazione a delinquere di stampo mafioso e per tanti reati satelliti, estorsioni, traffico di stupefacenti, armi, e anche corruzione, turbativa d’asta… Come si farà a concludere processi spesso complessi, con molti reati e tanti imputati?

Un altro punto della riforma Cartabia è quello di far decidere al Parlamento le priorità sui reati che le Procure devono perseguire.

Questo punto ha già di per sé evidenti elementi di incostituzionalità. L’articolo 112 della nostra Costituzione garantisce l’obbligatorietà dell’azione penale, quindi come si potrà accettare una deroga a tale principio? Questo è un vulnus per la giurisdizione, che garantisce non privilegi per i magistrati, ma principi di giustizia per tutti i cittadini.

La ministra garantisce che con questa riforma avremo processi più celeri.

Sento molto parlare, nel nostro Paese, di garanzie per gli imputati, ma non vedo attenzione alle garanzie per le vittime. Le parti offese non avranno giustizia in tutti i casi in cui i processi saranno bloccati.

Potranno però fare comunque richiesta di risarcimento in sede civile.

Già, dopo aver aspettato anni per il processo penale, dovranno ricominciare tutto da capo con un nuovo giudizio civile. Così si otterrà il bel risultato di moltiplicare e rendere più lunghi anche i processi civili, che sono proprio quelli che più l’Europa ci spinge ad accelerare. No, è una riforma che proprio si fatica a comprendere.

Il Fatto quotidiano, 23 luglio 2021
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