Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati: la riforma Cartabia è inaccettabile
Ieri, 14 luglio 2021, è arrivata la reazione dell’Associazione nazionale magistrati sulla riforma della prescrizione proposta dalla ministra Marta Cartabia: un comunicato di una pagina e mezza che è una bocciatura secca del blocco dei processi per “improcedibilità”, se il processo d’Appello durerà più di due anni e il ricorso in Cassazione più di un anno. “L’obiettivo di una riduzione dei tempi dei processi penali”, si legge nella nota, “è da tutti condiviso. Gli strumenti con cui perseguirlo devono però essere adeguati al fine, per non compromettere un altro caposaldo dell’assetto democratico, costituito dalla effettività della giurisdizione”. Il rischio è “di imbastire riforme, non solo inefficaci, quanto dannose e inaccettabili sul piano della tenuta costituzionale del sistema”. La riforma Cartabia finirà per allungare i processi: “Si determinerà un incentivo per le impugnazioni, con ulteriore aggravio per gli uffici in sofferenza e inevitabile incremento dei tempi di definizione”. Ribadisce queste preoccupazioni il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia.
Presidente, giudizio negativo sulla riforma della prescrizione?
Le proposte del Consiglio dei ministri sulla improcedibilità nei processi penali hanno destato nella Associazione nazionale magistrati una forte preoccupazione. È chiaro che alcune Corti d’appello riuscirebbero a concludere il procedimento nei due anni, ma altre no, a causa dei carichi di lavoro di alcune sedi giudiziarie. E sedi importanti, come Torino, Napoli, Reggio Calabria. L’improcedibilità scatterebbe in conseguenza di un meccanico sforamento dei tempi, senza tenere conto delle condizioni di lavoro dei diversi uffici giudiziari italiani. Ci sembra una soluzione fortemente inadeguata. Per questo chiediamo di essere ascoltati. Oltretutto, la proposta dell’improcedibilità entrerebbe in vigore subito, mentre altre parti della riforma, che introducono utili meccanismi di deflazione del carico di lavoro degli uffici, scatterebbero in un secondo tempo, in seguito all’approvazione dei decreti legislativi di attuazione delle deleghe. Ci sembra una cattiva soluzione, un meccanismo non comprensibile. Il tempo ipotizzato non tiene conto della realtà dei carichi di lavoro dei giudici italiani. La Politica prenderà le decisioni che le competono, ma prima ascolti quello che hanno da dire i magistrati italiani.
L’Anm non è intervenuta su un altro aspetto discusso della riforma, quello che affida al Parlamento in compito di indicare le priorità nell’intervento penale.
Intanto l’Anm è intervenuta sull’improcedibilità, perché ci sembrava il profilo più critico e su cui era più urgente intervenire. Non è però l’unico profilo, c’è anche quello dell’indicazione da parte del Parlamento delle priorità in campo penale. L’Anm si pronuncerà anche su questo punto. Intanto posso già dire che non comprendo il senso di questa innovazione, in un sistema dove vige l’obbligatorietà dell’azione penale per tutti i reati, che sono tali per volontà del legislatore. Non c’è bisogno che una legge indichi priorità, perché il pubblico ministero deve agire per tutti i reati, tenendo conto delle risorse organizzative di cui dispone. I criteri di priorità sono una questione legata alla distribuzione e all’impiego delle risorse in dotazione agli uffici, che certo devono essere frutto di scelte trasparenti e adeguatamente partecipate, ma che non necessitano di ulteriori interventi del legislatore.
Sono ormai passati alcuni giorni dalla decisione del Consiglio dei ministri sulla prescrizione. La reazione dell’Anm non è stata immediata.
No, non c’è stato ritardo nella reazione dell’Anm. Noi conoscevamo il testo della Commissione Lattanzi, che sulla prescrizione proponeva due ipotesi alternative, di cui una preferibile ma comunque entrambe più ragionevoli. Poi il testo definitivo è arrivato soltanto nello scorso fine settimana e la giunta esecutiva dell’Associazione l’ha subito discusso e ha redatto il comunicato sul “principio di realtà e la proposta del governo sulla prescrizione processuale”.