Uggetti smarriti. Lo strano caso dell’uomo che fu assolto dopo aver confessato
Quando un caso giudiziario diventa un caso politico, di solito va a finire che a farne le spese sono tanto la giustizia quanto la politica. Il caso Uggetti, per esempio. Si apre il 3 maggio 2016, quando viene arrestato il sindaco Pd di Lodi, Simone Uggetti, successore e fedelissimo del vicesegretario renziano del Partito democratico, Lorenzo Guerini.
Condannato in primo grado a 10 mesi per turbativa d’asta, ora è assolto in appello. Parte la consueta onda dei sedicenti “garantisti” che attaccano la magistratura e il “partito delle manette”, si scagliano contro la “barbarie del giustizialismo” e santificano Uggetti come vittima. A questo però si aggiunge – ecco la novità – la reazione di Luigi Di Maio (il Pd nel 2016 era concorrente dei 5 Stelle, oggi è alleato) che con una lettera al Foglio chiede scusa per la “gogna mediatica” a cui Uggetti fu sottoposto.
Giuseppe Conte aggiunge che “riconoscere un errore è una virtù”, Chiara Appendino loda il suo “coraggio”, Stefano Buffagni arriva a proporre di candidare Uggetti nel collegio vacante di Siena, a titolo risarcitorio. Eppure il resto del M5s, rimasto ufficialmente in silenzio, è atterrito dall’ennesima inversione a U e dai toni feroci con cui Di Maio fa autocritica, arrivando a definire i comportamenti di allora come “grotteschi e disdicevoli”.
Ma i fatti, i nudi fatti, come si sono svolti, al di là delle qualificazioni giuridiche e delle altalenanti sentenze? L’arresto del sindaco, chiesto dal pubblico ministero in base a denunce e intercettazioni, fu concesso dal giudice perché Uggetti stava cercando di distruggere le prove e inquinare le indagini. Era accusato di aver truccato un bando d’appalto comunale per favorire un’azienda chiamata addirittura a partecipare alla stesura del bando: una gara self-service.
Aveva poi fatto pressioni su una funzionaria del Comune, Caterina Uggè, che gli aveva detto che non se la sentiva di forzare le norme e poi era andata a denunciarlo. Quando infine lo avevano avvertito di essere sotto indagine, Uggetti si era presentato dal comandante locale della Guardia di finanza per chiedere un trattamento di favore. Non avendolo ottenuto, si era dato da fare per cancellare le prove dal suo pc e dal telefono: “Estrai tutti i documenti e formattali!”, ordina (intercettato).
Non ci riesce e viene arrestato. Il gip scrive che il sindaco dimostra, nelle intercettazioni e nelle testimonianze, una “personalità negativa e abietta”, “proterva” e “spregiudicata”. Truccava appalti, intimidiva la funzionaria che non lo voleva assecondare, aveva a disposizione talpe che lo informavano sull’indagine, chiedeva un occhio di riguardo al comandante della polizia giudiziaria, provava a distruggere le prove. Dopo il suo arresto, i 5 Stelle chiedono che si dimetta da sindaco. E lui lo fa, anche perché ammette le sue colpe, confessa che sì, ha truccato la gara: ma solo per il bene della città, aggiunge a sua discolpa.
Tutta colpa della piscina di Guerini: Uggetti viola le leggi per cercare di aggiustare una situazione disastrosa creata dal suo predecessore. È il 2007 quando Guerini, allora sindaco di Lodi, lancia il progetto La Faustina, grande centro sportivo comunale con piscina coperta. Costo: 13,6 milioni di euro. È un bagno di sangue. Ci perde il Comune e ci perdono i privati coinvolti nell’operazione di project financing. La ditta costruttrice, la Iter coop di Lugo di Romagna, nel 2014 dichiara fallimento. A gestire La Faustina arriva la società Sporting Lodi, che chiude la stagione 2014-2015 con 500 mila euro di buco, che si aggiungono ai 350 mila della stagione precedente.
È a questo punto che Uggetti cerca il modo per aggiustare le cose: lancia una gara (truccata) per la gestione delle due piscine scoperte Belgiardino e Concardi (che a differenza della Faustina rendono bene) e con un bando su misura la fa vincere alla Sporting Lodi, per compensarla delle perdite della Faustina. In primo grado, la sentenza ritiene provata “l’esistenza del fatto antigiuridico e colpevole degli imputati” e sostiene che “non vi è dubbio che Uggetti e Marini (il legale della società favorita, ndr) non solo abbiano interloquito illegittimamente tra loro per tutta la durata della procedura, dalla sua ideazione a oltre l’aggiudicazione, ma abbiano di fatto gestito e diretto l’intero sviluppo della stessa, fino a concordare addirittura il sistema per cancellare eventuali prove compromettenti”.
Tutto puntualmente provato in diretta da intercettazioni e documenti e confermato dalla confessione di Uggetti. Ma il 25 maggio 2021, la Corte d’appello di Milano assolve perché “il fatto non sussiste”. Leggeremo le motivazioni della sentenza, per capire questa svolta. I fatti restano però quelli qui raccontati e ammessi dallo stesso Uggetti, che ora diventa un eroe, ingiustamente sottoposto a “gogna mediatica”. Alla quale ha partecipato, ammettendo i suoi comportamenti.
Leggi anche gli articoli del 2016, allo scoppio del caso Uggetti:
– Il sistema Lodi, non solo piscine ma anche spese allegre
– Lodi, quella gara truccata per salvare Guerini
– Lodi, piscine e manette. I tuffi pericolosi del Pd
– Como e Lodi, le regole e i reati in buona fede