GIUSTIZIA AMARA

La relazione del procuratore Greco: corrette le indagini a Milano

La relazione del procuratore Greco: corrette le indagini a Milano

È stato rapido, il procuratore di Milano Francesco Greco, a rispondere al procuratore generale milanese Francesca Nanni, che all’inizio di maggio gli aveva chiesto una relazione sul caso Amara, sui verbali segreti trafugati e sui contrasti con il sostituto procuratore Paolo Storari. Ieri mattina la relazione è arrivata sul tavolo della magistrata, il cui ufficio ha anche il compito di vigilare sull’operato della Procura, con addirittura il potere di avocarne le indagini, qualora ravvisasse inerzia nelle attività investigative dei colleghi (è già successo in passato, per esempio quando il predecessore di Nanni ha mandato i suoi sostituti procuratori generali al posto dei pm della Procura a rappresentare l’accusa in un processo su Expo al sindaco Giuseppe Sala).

Poi Greco è volato a Roma, dove ha incontrato il procuratore Michele Prestipino, che oggi interrogherà Storari, indagato per aver passato copie di verbali segreti al componente del Consiglio superiore della magistratura Piercamillo Davigo.

La relazione di Greco al procuratore generale è stata depositata con alcuni allegati, tra cui scambi di messaggi email con Storari e parti non omissate di verbali. Ora l’ufficio di Francesca Nanni esaminerà il materiale, per poi procedere in almeno due direzioni. Da una parte, valuterà i comportamenti di Storari, aggiungerà possibili accertamenti integrativi (tra cui, eventualmente, una sua relazione sui fatti) e poi trasmetterà tutto il materiale raccolto al procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, per una eventuale azione disciplinare nei confronti di Storari.

La seconda direzione potrebbe riguardare l’operato della Procura, in particolare nei confronti di Piero Amara, indagato da quattro anni in una delle più complesse e delicate inchieste che la Procura milanese sta conducendo, quella sul cosiddetto complotto che Amara avrebbe messo in campo per frenare le indagini in corso su presunte tangenti Eni in Algeria e Nigeria. In astratto, esiste la possibilità che la Procura generale chieda l’avocazione per sostituirsi alla Procura nella conclusione delle indagini.

La relazione Greco fa il punto sull’ultima fase dell’inchiesta su Amara, quella aperta dagli interrogatori del dicembre 2019-gennaio 2020 in cui l’ex avvocato esterno di Eni racconta l’esistenza di una fantomatica loggia “Ungheria” a cui apparterrebbero magistrati, politici, avvocati, ufficiali delle forze dell’ordine. Il procuratore ricostruisce i fatti, allinea gli avvenimenti, registra le reazioni.

Prende atto che alcuni verbali “apocrifi” di Amara, copie di lavoro senza firme dei pm, arrivano in buste anonime a due quotidiani, al Fatto e poi a Repubblica. Racconta la scoperta che a far uscire dalla Procura milanese quei verbali era stato il pm Storari, che li aveva passati a Davigo, per il timore che la Procura non volesse indagare sulle dichiarazioni di Amara, sconvolgenti sia nel caso fossero rivelazioni, sia nel caso si trattasse di calunnie e falsità.

Greco spiega che lui e il procuratore aggiunto Laura Pedio non hanno mai ricevuto critiche severe da parte di Storari, ma hanno registrato solamente divergenze normali in ogni lavoro di gruppo. E ribadisce che il complesso e delicatissimo lavoro di verifica delle affermazioni di Amara non è mai stato abbandonato, se pur rallentato dal fatto che a partire dai primi di marzo 2020 è scattato il durissimo primo lockdown anti-Covid e il Palazzo di giustizia è stato chiuso, con la necessità per il procuratore di riorganizzare da zero il lavoro, trasformandolo in lavoro digitale a distanza.

Il Fatto quotidiano, 8 maggio 2021
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