MILANO

Gli otto (nove?) prodotti di Sala da esporre sugli scaffali del supermarket elettorale

Gli otto (nove?) prodotti di Sala da esporre sugli scaffali del supermarket elettorale Il sindaco di Milano Giuseppe Sala in occasione dello showcooking antispreco "Le 7 virtu' del cibo" organizzato nell'ambito della manifestazione Milano Food City, Milano, 7 maggio 2018 ANSA / MATTEO BAZZI

Il Candidato Unico alle elezioni del prossimo autunno per il sindaco di Milano sta scaldando i motori della sua sofisticata macchina del marketing. Giuseppe Sala sta approntando otto prodotti, da esporre sugli scaffali del supermarket elettorale, per accontentare la clientela più diversa.

La Lista Sala, per i suoi sostenitori personali (capolista, il figlio di Carmelo Conte, Emmanuel, grande fan di Bettino Craxi). Il Pd, per gli elettori di partito tradizionali. I Verdi, per gli ecologisti che non stanno a guardare il cemento in arrivo sugli ex scali ferroviari e altrove in città. La lista di Paolo Limonta, per chi vuole ancora sentirsi “di sinistra”. Azione, per i selezionati amanti del genere Carlo Calenda. Più Europa, per i radicali invecchiati. Alleanza Civica, per gli amici di Franco D’Alfonso e i renziani di Italia Viva che non hanno il coraggio di presentare il loro simbolo. Volt, per chi crede alle sardine chic in salsa bocconiana.

Otto liste, nate per lo più nei salotti del centro di Milano e nelle belle case degli amici di Sala, a cui potrebbero aggiungersi perfino gli smemorati del Movimento 5 stelle, dopo aver abiurato all’opposizione praticata per cinque anni. Mancano ancora sei mesi alle elezioni, vedremo come evolverà la campagna e quali nuovi prodotti saranno esposti sugli scaffali (qualcosa per l’ambiente medico-sanitario dopo la pandemia? qualcosa sui diritti civili e le libertà?).

Intanto la Milano impoverita e incattivita da un anno di Covid assiste inerte allo spettacolo, forse aspettando che nelle periferie arrivi qualche fascista ad alimentare la rabbia. Le periferie: erano “l’ossessione” di Sala, per sua stessa ammissione. Sono il suo grande fallimento. E la pericolosa incognita delle prossime elezioni. In questi mesi, la giunta Sala si sta dando da fare per sistemare strade, piazze, giardini e giardinetti. Non è molto, è campagna elettorale, ma meglio questo di niente e meglio ora che mai.

“Problema delle periferie? A Milano non c’è il problema-periferie. C’è il problema-centro, produttore di periferie”. (Franca Caffa)

Il sindaco, adesso che si avvicina il redde rationem, ha perfino dato udienza a Franca Caffa, storica militante delle periferie milanesi, e al gruppo di cui fa parte. Viveva nel quartiere Calvairate, Franca, e lì ha maturato un’idea: “A Milano non c’è il problema-periferie. C’è il problema-centro, produttore di periferie”.

Nella lettera aperta al sindaco, mandata dal suo “Gruppo di lavoro per le periferie”, si legge: “A causa della pandemia, anche Milano è stata costretta a fermarsi. Si fermano i luoghi di lavoro, il turismo, si spegne lo scintillio della Milano della movida, dello shopping, del lusso, degli eventi, del divertimento. Nel silenzio che pervade il centro, si sente il dramma che è in corso nei quartieri di case popolari?”.

Al Giambellino, o a Baggio, “che voce hanno i giovani” costretti per settimane a restare chiusi in casa? C’è una Milano sconosciuta, quella dei “15 mila pacchi alimentari distribuiti dal Comune, in larga misura tra gli abitanti delle case popolari, delle migliaia di buoni spesa assegnati alle famiglie che non possono contare su un reddito, delle migliaia di contributi per l’affitto. Insufficienti rispetto alle richieste. Fame, povertà nella città più ricca d’Italia?”. Si è allungata la coda davanti alla sede di Pane Quotidiano di viale Toscana, “che ogni giorno distribuisce circa 3.500 razioni alimentari.

Sono aumentate le persone di una fascia d’età media, dai 28-30 fino ai 50 anni, e sono aumentati gli italiani in coda, che ora raggiungono il 40 per cento di chi chiede aiuto”. “Nelle case popolari si concentra la condizione di maggiore difficoltà”. “Le case popolari gestite dall’Aler (regionale) sono in stato d’abbandono, quelle gestite da Mm (comunale) un disastro”, denunciano gli abitanti. Dei soldi del Recovery, una parte dovrebbe essere impiegata per la riqualificazione delle periferie urbane. Quanto, quando e come?

Il Fatto quotidiano, 15 aprile 2021
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