POLITICA

Torna il vitalizio al “povero” Formigoni, che sfigurò la sanità pubblica in Lombardia

Torna il vitalizio al “povero” Formigoni, che sfigurò la sanità pubblica in Lombardia

In una delle tante coloratissime interviste rilasciate quando era ancora il Celeste, Roberto Formigoni (era il 1997) raccontò il suo sogno di bambino: “Da piccolo volevo fare il pilota di Formula 1 o il collaudatore di vacanze: andare in giro in posti bellissimi ed essere pagato per questo”. Sogno realizzato, a leggere la sentenza che nel 2016 lo ha condannato a 6 anni di reclusione, poi ridotti a 5 anni e 10 mesi (scontati in carcere solo 5 mesi): niente Formula 1, ma il Celeste ha fatto per anni il “collaudatore di vacanze”, andando in giro “in posti bellissimi” senza scucire un euro.

Da presidente della Regione Lombardia ha favorito la sanità privata elargendo almeno 60 milioni di denaro pubblico alla Fondazione Maugeri e al San Raffaele, ricevendo in cambio almeno 6 milioni di euro in viaggi, vacanze, yacht, cene, regali, finanziamenti, oltre a un supersconto sull’acquisto di una villa in Sardegna. Tangenti postmoderne sotto forma di “benefit”, incassate, scrivono i magistrati, in un “imponente baratto corruttivo”.

Le foto estive con i tuffi dagli yacht forniti da Pierangelo Daccò, il lobbista della Maugeri, fanno ormai parte del libro di storia della Seconda Repubblica. “Faccio vacanze di gruppo come tutti gli italiani”, dichiarò serafico Formigoni. “Si va in ferie tutti insieme, uno paga una cosa, uno l’altra. Chi pensa al viaggio, chi alle escursioni. Alla fine si fanno i conti e si conguaglia”. Dei conguagli del Celeste però non si è trovata traccia, a pagare era sempre Daccò, cioè la Maugeri, in cambio di delibere favorevoli che hanno pesato sulle casse della Regione, dunque sulle tasche dei cittadini.

Erano i tempi del “modello Formigoni”. Nei decenni della sua lunga vita politica fu indagato più volte. Divenne un primatista del proscioglimento, fino al caso Maugeri. Non fu mai indagato invece per la storia di “Oil for food”: un Saddam Hussein sotto embargo gli concesse forniture petrolifere poi girate a imprese vicine a Cl. Una clamorosa indagine internazionale rivelò una fitta rete di società e di conti all’estero riferibili agli uomini a lui vicini. E sfiorò una misteriosa fondazione lussemburghese, Memalfa, che era la cassaforte dei Memores Domini, il gruppo dei laici consacrati di cui fa parte.

Oggi che la pandemia ha rivelato al mondo la debolezza del “modello Lombardia”, ecco che il leader di “Comunione e fatturazione” è riconosciuto come padre della Patria. Gli si restituisce il vitalizio. Così potrà finalmente pagare di tasca sua, anche se (come sempre) con soldi nostri.

Per saperne di più:

Gianni Barbacetto, Il Celeste. Ascesa e declino di Roberto Formigoni, Chiarelettere 2013

Il Fatto quotidiano, 14 aprile 2021
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