La “rivoluzione” di Sala: chiama il figlio del vecchio boss craxiano
Il nuovo che avanza a Milano si chiama Emmanuel Conte. È il capo – insieme a Martina Riva, 27 anni – della lista civica “Beppe Sala Sindaco”. È stato scelto direttamente da Giuseppe Sala per guidare la sua lista personale, quella che esprime più direttamente gli orientamenti del sindaco, senza le mediazioni di partiti e gruppi alleati.
Chi è, Emmanuel Conte? Ha 41 anni, è nato a Salerno, ma da anni vive a Milano, ha studiato all’università Bocconi e lavora a Banca Imi. Fa parte del cerchio magico di Sala, che lo aveva già candidato nel 2016 nella sua lista. È stato eletto, oggi fa parte del gruppo consigliare più a sinistra della coalizione, “Milano progressista”, ed è stato scelto come presidente dell’importante commissione Bilancio. Emmanuel però è socialista, anzi, proprio socialista craxiano. L’unico suo intervento memorabile in Consiglio comunale è stato quello in cui ha chiesto di dedicare una via di Milano a Bettino Craxi.
È una passione di famiglia: Emmanuel è figlio di Carmelo Conte, uno dei “quattro vicerè di Napoli”, insieme a Paolo Cirino Pomicino, Giulio Di Donato e Francesco De Lorenzo, con cui si spartiva il potere in Campania e a Roma, dove fu deputato del Psi per quattro legislature, dal 1979 al 1994; nel 1980 fu sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con la delega più ambita al Sud, quella per la Cassa del Mezzogiorno; e infine per tre legislature fu ministro per le aree urbane.
Conte senior ebbe anche una brutta avventura giudiziaria: negli anni Novanta gli arrivò un avviso di garanzia per collusione con la camorra. A lieto fine: le accuse di alcuni collaboratori di giustizia restarono senza riscontri nel processo e così fu assolto. Durante gli anni di Mani pulite, poi, tutti i suoi uomini a Salerno furono indagati, arrestati, processati e il suo formidabile sistema di potere crollò insieme alla Prima Repubblica. Ora si dedica a sostenere la carriera politica dei figli: Emmanuel a Milano, Federico a Roma, dov’è deputato di Leu.
Naturalmente, le colpe, o i meriti, dei padri non ricadono sui figli. Ma la famiglia è molto unita: nel 2016, Carmelo è salito di persona a Milano per dare una mano al figlio in campagna elettorale e promette di rifarlo anche questa volta. È uno che se ne intende: ai suoi tempi, portò il Psi a Salerno dal 10 al 30 per cento dei voti. “Craxi merita un posto nel pantheon della sinistra italiana”: lo dice Carmelo a Salerno, lo ripete Emmanuel a Milano.
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