Italia impreparata, il dossier scomparso dell’Oms
di Gianni Barbacetto e Urbano Croce /
Un interrogatorio di cinque ore, su cui i pm di Bergamo hanno apposto il segreto. Sentito come persona informata dei fatti, Ranieri Guerra, direttore generale del ministero della Salute e vicedirettore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
I magistrati del pool che sta indagando sulla gestione dell’emergenza Covid-19 tra febbraio e maggio nella provincia di Bergamo – l’area più colpita d’Europa dal virus – hanno rivolto a Guerra domande sul mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale, fermo alla versione del 2016 che ricalcava quella del 2006. Guerra tra il 2014 e il 2017 era direttore della Prevenzione presso il ministero della Salute, dunque sarebbe stato suo compito redigerlo e aggiornarlo.
È stato interrogato anche sul dossier dell’Oms pubblicato il 13 maggio sul sito dell’organizzazione. Tema: la risposta italiana alla pandemia, l’impreparazione ad affrontare il diffondersi del contagio, la mancanza di misure adeguate, gli errori prevedibili e poi commessi. “Il piano nazionale di prevenzione 2014-2018, il quadro guida per la pianificazione e il finanziamento strategico della sanità pubblica, richiedeva una maggiore preparazione alle pandemie”: così si legge nel dossier, rimasto visibile sul sito dell’Oms non più di 24 ore e poi scomparso.
È stato in seguito recuperato da “Noi Denunceremo”, il comitato che riunisce migliaia di familiari di vittime e contagiati dal virus, che lo ha diffuso alla stampa il 10 settembre, dopo un articolo del quotidiano britannico The Guardian del 13 agosto (titolo: “Il piano pandemico italiano è vecchio e inadeguato”) che raccontava la storia del rapporto scomparso. La vicenda è stata poi ricostruita anche dal programma tv di Rai3 Report.
Ranieri Guerra per cinque ore, dalle 11 alle 16, ha ricostruito i fatti e risposto alle domande dei magistrati di Bergamo, coordinati dal procuratore Antonio Chiappani, che hanno segretato proprio la parte del verbale che riguarda il dossier scomparso. I magistrati hanno intenzione di approfondire la vicenda, anche con nuovi interrogatori da realizzare nei prossimi giorni (lockdown permettendo) a membri del Comitato tecnico scientifico e a rappresentanti dell’Oms in Italia, sempre che l’Organizzazione mondiale della santà voglia collaborare.
Il punto della situazione, stamattina in Procura, a Bergamo, in un incontro tra il procuratore Chiappani e i due sostituti che si occupano dell’inchiesta, Maria Cristina Rota e Paolo Mandurino.
Accanto a questo filone, i magistrati di Bergamo continuano a indagare anche sulla mancata chiusura dell’ospedale di Alzano Lombardo il 23 febbraio e sulla zona rossa, ipotizzata ma poi non realizzata, nell’area di Alzano e Nembro. È in questo filone che sono indagati per epidemia colposa l’ex direttore generale dell’assessorato lombardo al Welfare Luigi Cajazzo, l’allora suo vice Marco Salmoiraghi, la dirigente Aida Andreassi, oltre a Francesco Locati e Roberto Cosentina, allora direttore generale e direttore sanitario dell’Asst Bergamo Est, da cui l’ospedale di Alzano dipende.
Locati e Cosentina sono indagati anche per falso in atti pubblici, per aver mentito, secondo l’accusa, sulla sanificazione della struttura.
Leggi anche:
– Alzano, dove tutto cominciò
– Il trio del disastro di Alzano
– Coprifuochino, mentre Milano brucia