Terza ondata: le inchieste penali. Come finiranno?
Parla Raffaele Guariniello /
La terza ondata del coronavirus sarà giudiziaria: inchieste penali, come quelle già aperte dalle Procure di Bergamo, Milano, Torino, Genova, Sassari, che indagano su reati come epidemia colposa, omicidio colposo, falso in atti pubblici. Che prospettive hanno, queste inchieste? Il Fatto lo ha chiesto a Raffaele Guariniello, ex magistrato di grande esperienza.
Le indagini avranno uno sbocco?
A fine marzo, un decreto legge intimava ai medici di segnalare all’Inail, l’istituto per la sicurezza sul lavoro, ogni dipendente contagiato da Covid-19, ai fini di tutela assicurativa dei lavoratori. In questi mesi sono stati segnalati ben 54 mila casi. Ma non bisogna dimenticare una cosa: i medici hanno l’obbligo di segnalare quei casi anche all’autorità giudiziaria. L’articolo 365 del codice penale e il 335 del codice di procedura penale impongono il cosiddetto “obbligo di referto” e sanzionano il medico che non lo rispetta.
Ma gli imprenditori e i dirigenti delle strutture ospedaliere hanno chiesto lo “scudo penale”.
Sì, il Parlamento ha approvato l’articolo 29 bis dell’ennesimo decreto, convertito nella legge 40 del 5 giugno 2020, secondo cui il datore di lavoro (anche il responsabile di una struttura sanitaria) ha rispettato le norme (secondo l’articolo 2087 del codice civile) se ha adottato le misure prescritte dai protocolli e linee guida fissati dai vari decreti emergenziali. Anche il ministero dell’Istruzione ha sostenuto che i dirigenti scolastici non hanno responsabilità penali se rispettano l’articolo 2087.
Dunque tutti salvi.
No. Perché quell’articolo considera soltanto le responsabilità generiche. L’articolo 43 del codice penale, invece, stabilisce che un delitto è colposo quando una condotta è stata tenuta per imperizia, imprudenza, negligenza, o in violazione della legge. Non basta aver osservato l’articolo 2087, devi osservare anche il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro. Devi aver vigilato e sorvegliato. Quindi imprenditori, dirigenti sanitari e dirigenti scolastici non hanno affatto l’impunità, l’articolo 29 bis non è uno scudo penale totale.
Potrebbero essere dunque indagati per i contagi sui posti di lavoro, nelle strutture sanitarie, ospedali, residenze per anziani, scuole?
Sì. Per omicidio colposo e (per chi non è morto) lesione personale colposa. L’articolo 29 bis è ragionevole, ma non garantisce uno scudo totale. E i medici che hanno segnalato i 54 mila casi di Covid all’Inail li hanno segnalati anche alle Procure?
Se lo avessero fatto avrebbero ingolfato gli uffici giudiziari e messo sotto accusa migliaia di imprenditori, medici, presidi…
Segnalare un contagio non è già una condanna per l’imprenditore, il medico, il preside. È la Procura che deve poi verificare se il contagio è stato davvero causato da un comportamento negligente dell’imprenditore o del dirigente.
Che fine faranno, a suo giudizio, le accuse di epidemia colposa a carico di amministratori regionali, dirigenti della sanità, responsabili delle residenze per anziani?
È difficilissimo provare reati singoli come l’omicidio e le lesioni colpose, figurarsi un delitto come l’epidemia colposa. Però confido nella giustizia.