CORONAVIRUS

Cinque indagati per la strage della Valseriana

Cinque indagati per la strage della Valseriana dav

Mentre Milano è alle prese con la seconda ondata, la Procura di Bergamo cerca di fare luce sulla prima, che investì in modo drammatico soprattutto la bassa Valseriana, diventata il cluster Covid più mortale d’Europa. Ieri la Guardia di finanza ha bussato alle porte degli uffici della Regione Lombardia a Milano, della Asst (l’agenzia sanitaria territoriale) di Bergamo Est e dell’Istituto superiore di sanità a Roma, chiedendo la documentazione e i supporti informatici necessari per ricostruire che cosa successe a partire dal febbraio 2020 soprattutto nell’ospedale di Alzano Lombardo.

Acquisiti documenti e supporti informatici negli uffici di Giulio Gallera, assessore regionale al Welfare, che non risulta indagato. Iscritti invece nel registro degli indagati i dirigenti del suo assessorato: il direttore generale della Sanità lombarda Luigi Cajazzo (a giugno cacciato dal suo ufficio, ma ricompensato con un posto formalmente più prestigioso e meglio pagato, quello di vicesegretario generale della Regione); l’allora vice di Cajazzo, Marco Salmoiraghi; e una dirigente dell’assessorato, Aida Andreassi.

Iscritti anche i vertici della Asst Bergamo Est: il direttore generale Francesco Locati (ora in pensione) e il direttore sanitario Roberto Cosentina. I militari della Guardia di finanza sono entrati anche nella sede dell’Istituto superiore di sanità (Iss), a Roma, e hanno acquisito i contenuti del cellulare e le email di Silvio Brusaferro (non indagato), presidente dell’Iss e componente del Comitato tecnico scientifico (Cts), che aveva consigliato di chiudere in “zona rossa” l’area di Alzano e Nembro.

Le iscrizioni, per epidemia colposa e omicidio colposo, sono state decise dal pool di pm guidati dal procuratore aggiunto Cristina Rota e coordinati dal procuratore di Bergamo Antonio Chiappani.

I fatti sono quelli della prima, tremenda ondata di contagi da coronavirus partita dall’area di Alzano e Nembro, nella bassa Valseriana. I primi casi di Covid-19 della zona furono individuati nell’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano, che domenica 23 febbraio 2020 fu chiuso, ma solo per poche ore, e subito riaperto per ordine di Cosentina e, su su, di Locati e di Cajazzo, braccio operativo dell’assessore Gallera, con l’opposizione del direttore medico del presidio ospedaliero di Alzano, Giuseppe Marzulli. Nei giorni seguenti, il contagio dilagò, provocando nella sola provincia di Bergamo 6 mila morti in tre mesi.

Il 2 marzo, l’Istituto superiore di sanità propose la creazione di una “zona rossa” per isolare il cluster infettivo di Alzano e Nembro. Per tre giorni, dal 2 al 5 marzo, duecento tra poliziotti e carabinieri si acquartierano nella zona, pronti a chiudere l’area. La Regione, che avrebbe potuto chiuderla subito, ascoltò le richieste di Confindustria che non voleva lo stop delle attività produttive e attese le decisioni del governo.

Il governo decise domenica 8 marzo: chiuse non il focolaio di Alzano e Nembro, ma l’intera Lombardia, dichiarata “zona arancione”. Ma oramai, 14 giorni dopo quel cruciale 23 febbraio, il contagio era dilagato. Ora alla Procura di Bergamo spetta il compito di ricostruire i fatti, accertare le responsabilità e stabilire se vi sono state, oltre che colpe politiche, anche responsabilità penali. (23 ottobre 2020)

Sanificazione fantasma:
contestato anche il reato di falso

Non solo epidemia colposa. C’è anche un altro reato contestato ai due dirigenti della Asst Bergamo Est, il direttore generale Francesco Locati e il direttore sanitario Roberto Cosentina: falso in atti pubblici. Per aver attestato di aver preso “tutte le misure previste” all’ospedale di Alzano Lombardo, il 23 febbraio, quando l’ospedale fu chiuso per covid, ma riaperto dopo poche ore.

“Circostanza rivelatasi falsa, stante la incompleta sanificazione del pronto soccorso e dei reparti del presidio”: così è scritto nel decreto che la Procura di Bergamo ha affidato alla Guardia di finanza, mandata due giorni fa ad acquisire documentazione presso gli uffici della Asst e presso l’assessorato regionale di Giulio Gallera. Locati avrebbe attestato il falso anche scrivendo in una relazione di “tamponi” effettuati a pazienti e operatori dell’ospedale già dal 23 febbraio.

La questione della insufficiente sanificazione del Pesenti Fenaroli di Alzano fu subito sollevata dal personale dell’ospedale, mentre l’assessore Gallera ha più volte dichiarato che il presidio fu riaperto, domenica 23 febbraio, dopo essere stato bonificato. Nei giorni seguenti, partì proprio da Alzano un’onda di contagi che rese la provincia di Bergamo l’area più colpita d’Europa dal coronavirus, con 6 mila morti in tre mesi.

La consegna degli avvisi di garanzia per epidemia colposa – arrivati, oltre che a Locati e Cosentina, anche all’allora direttore generale della Sanità lombarda Luigi Cajazzo, al suo vice, Marco Salmoiraghi, e a una dirigente dell’assessorato, Aida Andreassi – è stata commentata positivamente dal Comitato Noi denunceremo, formato da migliaia di parenti e amici delle vittime della prima ondata di Covid-19: “Questa notizia”, dichiara l’avvocato del comitato, Consuelo Locati, “ci dà soddisfazione del lavoro che stiamo portando avanti da cinque mesi”. (24 ottobre 2020)

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Il Fatto quotidiano, 23 e 24 ottobre 2020
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