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Com’è difficile fare l’assemblea della banca in tempi di coronavirus

Com’è difficile fare l’assemblea della banca in tempi di coronavirus

La necessità di mantenere le distanze sociali rende difficile rinnovare le cariche sociali. In tempi di coronavirus, complicato fare l’assemblea annuale della banca. Complicatissimo votare per rinnovare il consiglio d’amministrazione. Anche quassù a nordest. Ci stiamo riferendo a una piccola banca del Friuli, la Popolare di Cividale, per gli amici Civibank.

È una banchetta del nordest che ha resistito impavida alla crisi che ha fatto saltare le banche venete e allo shopping delle grandi che hanno mangiato le piccole. Orgogliosa della propria indipendenza, non è che sia però senza problemi. Il valore delle azioni negli ultimi anni è crollato. Il vecchio patriarca dell’istituto, Lorenzo Pelizzo, presidente per più di 40 anni, sta aspettando che la prescrizione sani del tutto vecchie questioni. La nuova sede della banca costruita a Cividale, incrocio tra una casa dei Puffi e l’astronave di Star Trek, è fonte di eterni contenziosi.

Ma ora la polemica è sulla prossima assemblea. Avendo il patrimonio sotto la soglia degli 8 miliardi, Civibank ha resistito anche alla riforma delle Popolari, non è stata trasformata in spa e ha mantenuto il voto capitario. “Una sciagura”, secondo Pigi Comelli, notaio di Udine e presidente dell’associazione “Azionisti banca popolare di Cividale”. Non soltanto perché quest’anno, causa Covid, l’assemblea dei 15 mila soci dovrà essere a porte chiuse, virtuale e telematica, ma anche perché, attacca Comelli, “il voto capitario, sotto lo scudo della difesa della mutualità, permette la perpetuazione del gruppo di potere che da sempre governa la banca”.

Macchinoso il sistema di partecipazione all’assemblea virtuale, convocata per il 15 e 16 giugno presso lo studio del notaio milanese Filippo Zabban (“Alla faccia della banca del territorio”, protestano molti soci, “non c’era un professionista disponibile in Friuli?”): per partecipare al voto, ogni azionista dovrà compilare e spedire 13 pagine di moduli.

Una novità, però, quest’anno c’è: gli oppositori dell’eterno gruppo di comando della banca erede dell’immarcescibile Pelizzo sono riusciti a raccogliere le firme (l’1,8 per cento dei soci) per presentare tre candidature alternative per il consiglio d’amministrazione. Sono quelle di Silvano Chiappo, Teresa Dennetta e Michele Picco, che si propongono di sostituire gli attuali Riccardo Illy, Massimo Fuccaro e Guglielmo Pelizzo (nipote dell’eterno presidente emerito). “Per cambiare l’aria, per rendere finalmente trasparente la gestione dell’istituto”, dice Comelli, “e poi per proporre il passaggio a società per azioni”.

È battaglia in questi giorni, sui dolci colli tra Udine e Cividale. I “ribelli” si propongono di scalfire l’inossidabile sistema di relazioni e di potere che da sempre governa la banca, facendo entrare i tre nuovi membri nel consiglio d’amministrazione.

“Le azioni della banca valevano più di 24 euro, oggi sono a 4 euro e mezzo. E sono praticamente invendibili sul mercato”, protesta Comelli. È quel “sistema anacronistico” (la definizione è di Salvatore Bragantini) che fa stabilire il valore delle azioni di anno in anno allo stesso cda della banca e che rende i titoli scambiabili soltanto attraverso un sistema interno all’istituto. Il “sistema anacronistico” è finito per le Popolari diventate spa, ma è sopravvissuto a Cividale. Ora tentano di entrare in cda quelli che vorrebbero cambiare il sistema.

“La nostra banca è sana e non ha seguito la cattiva strada delle banche venete”, replica a distanza la presidente di Civibank Michela Del Piero. Il 16 giugno si saprà se l’assalto sarà riuscito.

Il Fatto quotidiano, 11 giugno 2020
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