Test: nei laboratori privati, a nostre spese. La sanità del maresciallo Giulio Gallera Badoglio
Uno dice: ha sbagliato tutto all’inizio, quando eravamo tutti impreparati e colti di sorpresa dall’attacco del virus; ma ora ha avuto il tempo per reagire, per predisporre i piani di contrasto alla pandemia. Finalmente ci sarà la riscossa. Invece no. Giulio Gallera no. L’assessore al Welfare della Regione Lombardia no. Volete le mascherine, che sono obbligatorie? Compratevele, spesso a prezzi gonfiati. Per mappare i contagi sono necessari test sierologici e tamponi? Fateveli a vostre spese, nei laboratori privati. Questa è la fase 2 della Regione più ricca d’Italia: ciascuno s’arrangi come può. Evviva il libero mercato.
Questo è il senso della delibera regionale di Gallera e del suo presidente Attilio Fontana che liberalizzano il mercato dei test sierologici per sapere se nel sangue sono presenti gli anticorpi al Covid-19. È la dichiarazione di resa finale: noi non ci riusciamo, fate voi, cercatevi un laboratorio privato, sceglietevi un test qualsiasi e poi pagate sia il test, sia il tampone che sarà necessario nel caso di test positivo.
A febbraio, Gallera aveva indossato la divisa del generale Cadorna, quello della disfatta di Caporetto. Aveva lasciato dilagare il contagio nell’ospedale di Alzano Lombardo, poi a Bergamo, a Brescia, a Milano. Niente zona rossa, mentre il virus si diffondeva negli ospedali, contangiando medici e infermieri, e sul territorio. E nelle residenze per anziani, lasciate senza protezione.
La regione con la “sanità d’eccellenza” si è così trasformata nell’area d’Europa più colpita dal virus. Abbandonata Caporetto al suo destino, il general Gallera si era attestato in Fiera, la sua linea del Piave, pronto ad accogliere nel suo nuovo Bertolaso Hospital 400 pazienti in terapia intensiva. Mai arrivati. Spesi 21 milioni per ospitare venti pazienti: dopo la disfatta, il flop.
Ora, per la fase due, sarebbero necessari medicina territoriale, controlli degli infetti, mappature degli asintomatici. Test e tamponi di massa. I test sierologici sono importanti perché rilevano la presenza di anticorpi, quindi fanno scoprire se si è venuti a contatto con il virus, anche se asintomatici. Fatti in maniera diffusa, i test permettono dunque di raccogliere i dati epidemiologici per mappare la circolazione del virus nella popolazione.
Ma Gallera, dismessa l’uniforme del general Cadorna, ha indossato quella di Badoglio per celebrare il suo 8 settembre della sanità, lasciando soli, come per settimane medici e infermieri, anche i cittadini. Non ha varato un piano regionale di controllo epidemiologico. E non ha scelto un test unico, vale tutto, dalla chiusura si è passati al far west. Se un gruppo, un’azienda, un Comune vuole il test, si accordi con un laboratorio e se lo paghi (un test costa circa 70 euro, 62 euro il tampone, se riuscite a trovare chi ve lo fa). Via libera ai test sierologici per scoprire gli anticorpi Sars-Cov-2, sia quelli con prelievo del sangue, sia quelli rapidi “pungidito”. Li possono eseguire i laboratori privati specializzati in microbiologia e virologia o con sezioni specializzate in microbiologia e virologia. Screening fai-da-te. E a spese nostre.
Negli ambiti in cui è più necessario eseguire controlli e mappature – i luoghi di lavoro – i test non saranno rimborsabili dal sistema sanitario regionale, che poverino ha già buttato tanti soldi nell’ospedale in Fiera delle vanità. I risultati dovranno essere comunicati all’Ats, con l’impegno a realizzare in proprio – e a proprie spese – anche i tamponi a chi risulterà positivo al test. È l’eccellenza lombarda del maresciallo Giulio Gallera Badoglio.