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Che fine farà il Tav Torino-Lione, nell’Europa della crisi post-virus? I governi italiano e francese dovranno fare i conti con una fase difficile, in cui i costi del super-tunnel sotto le Alpi (9,6 miliardi) saranno difficilmente compensati dai benefici del traffico merci, già scarso ora e destinato a esserlo ancor di più nei prossimi anni. La nuova Commissione europea, che dovrebbe finanziare il 50 per cento dell’opera, non solo dovrà affrontare le conseguenze economiche continentali della pandemia, ma ha anche promesso una riconversione green della spesa europea.
In queste condizioni, il movimento No-Tav è convinto che il progetto del tunnel tra Italia e Francia sia destinato a svanire e finire nel nulla. Di tutt’altro avviso il ministero delle Infrastrutture italiano, secondo cui l’opera prosegue secondo i programmi. Tanto che Telt, la società pubblica impegnata nella costruzione del tunnel, controllata al 50 per cento dai governi di Italia e Francia, ribadisce che le gare d’appalto vanno avanti. Unica variazione: un ritardo di cinque settimane, concesse alle aziende come proroga in seguito all’emergenza sanitaria.
Avanti tutta anche per la Commissione europea, un cui portavoce risponde al Fatto che “la galleria di base Lione-Torino è un ottimo esempio di progetto europeo transfrontaliero. È importante non solo per la Francia e l’Italia, ma per l’Europa nel suo insieme. Unirà le regioni e rafforzerà la coesione economica e sociale in Europa. Come dimostrato dall’attuale pandemia di coronavirus, l’Europa ha assolutamente bisogno di infrastrutture transfrontaliere moderne e rispettose dell’ambiente che consentano un agevole scambio di merci”.
Per questo la Commissione “ha accolto le richieste avanzate nel settembre 2019 da Parigi e Roma e il 17 aprile 2020 ha prorogato” fino al dicembre 2021 i finanziamenti che scadevano il 31 dicembre 2019. Sono solo 813 milioni, la metà dei quali già spesi in opere preliminari. E la nuova Commissione non ha ancora deciso i nuovi finanziamenti. Ma intanto Telt ha dato il via a gare per 3,3 miliardi.
Per il tratto francese del tunnel di base – tre lotti, 45 chilometri totali, valore 2,3 miliardi di euro – Telt nel dicembre 2019 ha inviato i capitolati di gara alle aziende che entro il 28 maggio 2019 avevano dichiarato interesse a partecipare ed erano state successivamente ritenute idonee. Queste ora stanno elaborando le offerte e le potranno consegnare entro fine maggio (invece che ad aprile, come era stato stabilito prima dello scoppio dell’epidemia). Riguardano i tre cantieri che dovranno realizzare l’intero tratto francese del tunnel, tra Saint-Jean-de-Maurienne e il confine italiano. A giugno la commissione giudicatrice comincerà a esaminare le offerte, per decidere i vincitori entro la fine del 2020.
Più incerti i tempi per il lotto italiano del tunnel di base – 12,5 chilometri, valore 1 miliardo di euro – per il quale si è conclusa a settembre 2019 la fase di presentazione delle candidature, avviata nel giugno 2019. Nei prossimi mesi, Telt invierà i capitolati d’appalto alle società giudicate idonee, queste presenteranno le loro offerte e infine la commissione di gara deciderà le assegnazioni, che potrebbero arrivare nel 2021. Sono un centinaio le imprese italiane, francesi e internazionali che hanno presentato la candidatura per i quattro lotti del tunnel.
Come saranno finanziati i cantieri? L’Italia, sulla base di un impegno di spesa contratto dal governo Monti nel 2013, pagherà lavori che sono in gran parte in territorio francese: si è impegnata a pagare il 58 per cento del tunnel di 57,5 chilometri, che però è per 45 chilometri – il 79 per cento – in territorio francese. La Francia finanzia di anno in anno la sua quota di lavori, attraverso l’agenzia governativa Afitf. E l’Europa? La precedente Commissione aveva promesso di alzare al 50 per cento il finanziamento dell’opera. La nuova Commissione conferma l’importanza del progetto, ma dovrà fare i conti con l’annunciato green deal europeo e, soprattutto, con i tempi cupi e le coperte corte dell’era post-pandemia.