CORONAVIRUS

Il pasticciaccio dei numeri: “La Regione gonfia il dato dei dimessi e dei guariti”

Il pasticciaccio dei numeri:  “La Regione gonfia il dato dei dimessi e dei guariti” L'assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera (S) e il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana durante una conferenza stampa di aggiornamento sulla situazione Coronavirus nel Palazzo Lombardia, Milano, 22 febbraio 2020. ANSA / Marco Ottico

C’è una distorsione, nei dati dell’emergenza virus forniti dalla Regione Lombardia, che è o un pasticcio scientifico e comunicativo, o un imbroglio. È nei numeri dei “dimessi” e dei “guariti” comunicati giorno per giorno dai vertici del Pirellone, e proprio nella regione in cui quei numeri pesano da soli la metà di tutto il contagio Covid-19 in Italia. Ora a segnalare questa distorsione non è un giornalista, un commentatore, un oppositore politico, ma è un medico dell’ospedale Humanitas, il dottor Paolo Spada, aiuto di chirurgia vascolare e animatore del blog ilsegnalatore.info.

Regione Lombardia fin dall’inizio dell’emergenza comunica ogni giorno quanti sono i positivi al Covid-19, quanti i tamponi effettuati, i pazienti ricoverati, quelli in terapia intensiva, quelli in isolamento domiciliare, quanti i morti e quanti i dimessi. La cornice è quella della quotidiana conferenza stampa a Palazzo Lombardia con il presidente Attilio Fontana e l’assessore al welfare Giulio Gallera. All’incontro vengono forniti i dati del giorno, con una slide riepilogativa e alcune tabelle che sono poi comunicate anche al ministero della Salute, per contribuire ai dati nazionali. Ebbene – rileva il dottor Spada – nelle slide della Regione Lombardia i “dimessi” sono divisi in due categorie: “pazienti con un passaggio in ospedale” e quelli “per cui non si rileva alcun passaggio”.

“Curiosamente – nota Spada – le due cifre riportate sono esattamente quelle trasmesse da Regione Lombardia al ministero rispettivamente come‘guariti’ e ‘isolamenti domiciliari’”. È stato insomma “deciso di definire come guariti tutti i dimessi da ospedale”. Ma – viene da chiedere – anche i pazienti trasferiti dagli ospedali nelle Rsa e negli hospice in seguito alla delibera del 23 marzo? E anche quelli che passano dalle corsie all’isolamento domiciliare?

In Regione, d’altra parte – continua Spada – hanno deciso di presentare come dimessi “anche i pazienti che con l’ospedale non hanno mai avuto contatto e che Regione Lombardia stessa continua a mantenere ufficialmente nella categoria degli attualmente positivi, in isolamento domiciliare”, che così sono comunicati al ministero.

Insomma: un pasticcio. Ma con conseguenze pesanti: una sovrastima dei guariti, perché non tutti i dimessi lo sono, poiché non è detto che tutti, nel momento in cui lasciano l’ospedale, abbiano estinto la carica virale. Così come non è detto che tutti siano stati sottoposti a doppio tampone, a distanza di 48 ore uno dall’altro, per avere certezza della negativizzazione.

Non solo. La confusione peggiore scatta sul conteggio dei positivi. Nei grafici forniti dalla Regione, le persone in isolamento domiciliare fanno gruppo a sé, “del tutto esterno ed estraneo al gruppo dei pazienti con passaggio ospedaliero”. Nella realtà, accade che prima o dopo l’isolamento domiciliare si possa entrare in ospedale, oppure risultare guariti. Nei dati della Lombardia no, questo non succede. Il dato degli isolati viene fornito aggiungendo di giorno in giorni i nuovi arrivi, senza rilevare le possibili uscite (né per guarigione, né per morte).

A questo punto il dottor Spada si pone la domanda cruciale: se cioè “la mancata conversione degli isolamenti domiciliari verso la guarigione” non sia “segno di assenza di controllo del decorso di queste persone”, abbandonate a casa. Per chi è rimasto isolato in casa, niente tamponi, insomma, e niente prova di guarigione. Un problema rilevante, se si considera che le persone in isolamento domiciliare in Lombardia sono oltre 20 mila, senza contare per ognuno la cerchia dei familiari.

Le slide della Regione nelle ultime settimane hanno semplificato le indicazioni sui dimessi. Viene fornito un numero solo e non più due come prima (“pazienti con un passaggio in ospedale” e quelli“per cui non si rileva alcun passaggio”). Ma quel numero, nelle comunicazioni ufficiali al ministero, è sempre la somma di due categorie: i“guariti” e i“positivi in isolamento domiciliare”.

Conclude il dottor Spada: “Non si è avuto modo a oggi di ottenere risposta riguardo la logica di una simile classificazione, che comporta, anche dal punto di vista del modello epidemiologico, l’impossibilità di ottenere una stima del tasso di guarigione”. Si continua a sovrastimare, con un trucco, i“guariti”. Confondendo, nel gran calderone delle cifre somministrate ogni giorno da Fontana e Gallera, i pazienti guariti da Covid-19 e altri che stanno a casa, ancora infetti e contagiosi.

Il Fatto quotidiano, 29 aprile 2020
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