Ubi, in dubbio indipendenza e onorabilità dei vertici
Ubi Banca sotto osservazione da parte di Consob (la commissione che controlla i mercati finanziari) e Bce (la Banca centrale europea che garantisce la vigilanza). Non per problemi di bilancio, ma di indipendenza e onorabilità dei suoi amministratori. Il terzo istituto di credito italiano ha i suoi vertici e padri fondatori sotto processo a Bergamo per illecita influenza sull’assemblea sociale e ostacolo agli organi di vigilanza. Procedimento lungo, minacciato dalla prescrizione (che per il primo reato scatterà già nel novembre prossimo). Ma dalle pieghe del processo sono intanto emersi altri problemi, su cui ora la Consob potrebbe accendere i riflettori.
Indipendenza. Tutte le banche e le società quotate devono avere nei loro organigrammi una quota di consiglieri indipendenti, non espressione del blocco uscito vincente dall’assemblea sociale. Ubi non li ha. Indipendenti dovrebbero certamente essere Letizia Bellini Cavalletti, che fa parte del consiglio d’amministrazione ed è presidente del comitato nomine, e Alessandro Masetti Zannini, presidente del comitato per il controllo di gestione. Ma entrambi – secondo quanto è emerso dal processo di Bergamo – hanno rapporti patrimoniali con Ubi, o li hanno società da loro amministrate. Dunque non hanno le caratteristiche di indipendenza necessarie per ricoprire i loro incarichi.
Appartengono del resto alla lista che ha sempre vinto le assemblee, espressione dei due gruppi fondatori di Ubi, quello bresciano di Giovanni Bazoli e quello bergamasco di Emilio Zanetti, accusate dalla Procura di Bergamo di aver sempre comandato nell’istituto imponendo nomine “a pettine” tra bergamaschi e bresciani, secondo patti segreti, non comunicati alle autorità di vigilanza, che escludevano chiunque altro volesse partecipare alla gestione.
Della “Lista Uno” sono espressione anche gli altri quattro consiglieri del comitato per il controllo di gestione, che dovrebbero essere indipendenti: Alberto Carrara, Monica Regazzi, Francesca Culasso, Simona Pezzolo De Rossi. Per questo Consob dovrebbe avere inviato lettere di contestazione a Ubi e ai due consiglieri Bellini Cavalletti e Masetti Zannini. Ma alla richiesta di conferma del Fatto quotidiano la Commissione ha opposto un “no comment”.
Onorabilità. Un secondo problema riguarda i requisiti di onorabilità. Chi non li ha, per aver ricevuto sanzioni o condanne, non dovrebbe accedere a ruoli di gestione nelle banche. Ma ai vertici di Ubi i dirigenti senza quei requisiti sono almeno quindici. A partire dal presidente, Letizia Brichetto Moratti, sanzionata dalla Corte dei conti per i “consulenti d’oro” di cui si era circondata quando era sindaco di Milano. Segue Victor Massiah, amministratore delegato e numero uno operativo della banca, che è imputato nel processo di Bergamo. Imputati (nello stesso processo) anche Marco Mandelli, Italo Folonari e Flavio Pizzini.
Gli altri sanzionati nel cda sono Osvaldo Ranica (da Bankitalia, per “carenze nell’organizzazione, nei controlli interni e nella gestione del credito” quando era nel cda di Ubi Leasing), Alberto Carrara (da Bankitalia, per “carenze nei controlli” come membro del collegio sindacale di Banca 24/7), Simona Pezzolo De Rossi (da Bankitalia, per “posizioni ad andamento anomalo e previsioni di perdita non segnalate all’organo di vigilanza” quando era nel cda di Ubi Factor). Sanzionatissimi (sette su dieci) gli attuali componenti del consiglio di Ubi Factor, società controllata del gruppo: tre sanzioni per Gian Cesare Toffetti, due per Costantino Vitali e Giovanni Lupinacci, una per Piero Fenaroli Valotti e per due dei tre sindaci, Marco Confalonieri e Paolo Golia.
Toffetti è il recordman delle sanzioni: ne ha incassate due da Bankitalia, come consigliere di Ubi Factor (“posizioni ad andamento anomalo e previsioni di perdita non segnalate”) e di Banca 24/7 (“carenze nell’organizzazione e nei controlli interni”); e una dalla Consob, come consigliere di IwBank.
Nonostante questo, Toffetti continua ad accumulare cariche nel gruppo: è consigliere di Ubi Factor e IwBank e presidente di Prestitalia. Lupinacci resta presidente di Ubi Leasing e consigliere di Ubi Factor, malgrado le sanzioni ricevute da Bankitalia per le sue attività in quelle due società. Vitali è vicepresidente di Ubi Factor benché sia stato sanzionato da Bankitalia come consigliere di Ubi Leasing e di Centrobanca (“carenze nell’organizzazione e nei controlli interni”).
Sui requisiti di onorabilità dovrebbe vegliare la Bce, che ha sostituito Bankitalia. La legge che recepisce i criteri europei ed esclude chi non ha i requisiti c’è, ma nessuno degli ultimi governi ha varato i decreti attuativi.
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