GIUSTIZIA

Santificare Craxi. Di Pietro: “È solo uno dei tanti condannati di Tangentopoli”

Santificare Craxi. Di Pietro: “È solo uno dei tanti condannati di Tangentopoli” PROCESSO A CRAXI CON DI PIETRO PROCESSO ENIMONT (Maurizio Maule, - 1993-01-31) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

È frastornato e deluso, Antonio Di Pietro, per l’aria di santificazione che tira in questi giorni sul più famoso dei suoi indagati, Bettino Craxi. E anche per un paio di episodi che gli sono capitati. Un signore distinto, sul treno Italo Napoli-Milano, lo ha apostrofato: “Lei è quello che ha rovinato l’Italia”. A Roma, invece, su un autobus, un ragazzo gli ha chiesto: “Lei è Antonio Di Pietro, quello di Mani pulite?”. “Sì”. Uno sputo addosso e una fuga, alla fermata di piazza Venezia.

Sono passati vent’anni dalla morte di Craxi e 28 dall’inizio di Mani pulite e…

…E c’è un completo stravolgimento della realtà. Io quel ragazzo che mi ha sputato addosso lo avrei voluto abbracciare: perché ai tempi di Mani Pulite non era neanche nato e non è colpa sua se oggi è rimasto vittima di un’informazione pilotata e artefatta. Quanto al signore su Italo, gli ho risposto che non ho rovinato l’Italia, ma ho solo cercato di curarla, di guarire la malattia della corruzione. E per fortuna ho trovato attorno, sul treno, molte persone che erano d’accordo con me. Io negli anni di Mani Pulite ho fatto soltanto il mio dovere, che era quello di fare le inchieste. Ma oggi mi si rimprovera perché ho fatto il mio lavoro e si mette in discussione l’esercizio di un dovere.

Evidentemente Mani pulite fa ancora male.

Tangentopoli fa ancora male, perché quella era il male, non Mani pulite che ha cercato di curarla. Si continua a raccontare una storia diversa dalla realtà. Si continua a diffondere un’informazione falsata. Io non ho niente contro una famiglia che ricorda un padre, un marito, morto vent’anni fa. La famiglia e gli amici vanno solo rispettati. Ma ce l’ho con una informazione che trasforma in vittima una persona che in vita si era macchiata di crimini e aveva avuto delle condanne definitive. Come si fa a proporre di dedicare la via di una città a un latitante condannato per gravi reati?

In questi giorni è stato detto che Craxi, segretario del Psi, è stata la vittima di Mani pulite, l’unico che ha pagato per un intero sistema.

Ma finiamola: Craxi è stato vittima di se stesso, avendo scelto di farsi corrompere pure lui come migliaia di altri indagati delle inchieste di Mani Pulite. C’è chi, in altri partiti, ha avuto più avvisi di garanzia di lui. Vittima? Ma ci sono le sentenze, le confessioni, i conti all’estero, i miliardi di lire spariti.

Le rimproverano di avere impedito che fosse curato in Italia.

I magistrati non hanno alcuna possibilità di garantire un salvacondotto giudiziario a un condannato definitivo fuggito all’estero e dunque dichiarato latitante. È un potere che ha, semmai, la politica, il presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio, non so… So che se fosse tornato in Italia nessuno gli avrebbe potuto togliere il suo diritto a essere curato in ospedale. È scritto nei codici. Lui invece chiedeva, con una sorta di ricatto allo Stato, un salvacondotto preventivo che i magistrati non potevano dare.

Claudio Martelli ha detto che Craxi non era un latitante, ma un rifugiato politico.

Sarà stato un rifugiato politico per la Tunisia. Per lo Stato italiano era un condannato definitivo dichiarato latitante. Anche i terroristi rossi in Francia si dichiarano e sono considerati rifugiati politici, ma questo non toglie che per l’Italia sono e restano latitanti.

La politica costa, dicono i suoi difensori, dunque il finanziamento illecito era comune a tutti i partiti. Ed era necessario per far vivere la democrazia.

Violavano la legge che i partiti stessi avevano fatto. Finanziavano illegalmente i partiti, ma poi ne approfittavano anche per i loro interessi personali. Ora elogiano il discorso di Craxi in Parlamento che diceva: i bilanci di tutti i partiti sono falsi. Ma non era coraggio, era una furbata dell’ultimo minuto, che ammetteva quello che avevamo già scoperto, senza parlare però degli appalti truccati, né dei conti personali all’estero. Si ammette il finanziamento illecito, ma non la corruzione e la concussione. Gli imprenditori erano costretti a pagare mazzette per ottenere i lavori. E poi facevano lavori spesso inutili e soprattutto pagati più del dovuto, o costruivano ponti con tanta sabbia e poco cemento, destinati a venir giù.

Avete abbattuto Craxi, ma salvato i comunisti.

L’amnistia per i finanziamenti dell’Unione sovietica al Pci l’hanno fatta i partiti nel 1989, prima di Mani Pulite. Quanto alle tangenti, siamo riusciti ad arrivare fino ai segretari amministrativi dei partiti, della Dc (Severino Citaristi), del Psi (Vincenzo Balzamo) e anche del Pci (Renato Pollini e Marcello Stefanini, che non sono stati condannati perché nel frattempo sono morti e da morti certamente non potevano mettere per iscritto che uso avevano fatto dei soldi ed eventualmente a chi li avevano dati).

Eravate manovrati dalla Cia.

Ma anche dal Kgb, dal Mossad e chi più ne ha più ne metta. Ma siamo seri. I soldi che abbiamo trovato nei conti svizzeri di tanti corrotti, Craxi compreso, ce li hanno messi loro o io per conto della Cia?

Il Fatto quotidiano, 21 gennaio 2020
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