Arresti all’Ortomercato, luogo dimenticato della città-dove-tutto-va-bene
Ancora. Ancora tangenti. Ancora tangenti all’Ortomercato. Da decenni i mercati all’ingrosso di Milano sono teatro di corruzioni e preda di insediamenti mafiosi. Questa volta è toccato a Stefano Zani finire agli arresti domiciliari, con l’accusa di corruzione. Zani è il direttore generale della Sogemi, la società controllata al 99 per cento dal Comune di Milano che gestisce i mercati agroalimentari della città, quello ortofrutticolo e quello ittico, il floricolo e quello delle carni. È tra i più grandi d’Italia per estensione (650 mila metri quadrati) e movimentazione merci (600 mila tonnellate di prodotti l’anno), con 11 mila utenti accreditati con tessera d’ingresso e giro d’affari di 2,5 miliardi di euro l’anno.
Con il direttore generale di Sogemi sono finiti agli arresti domiciliari anche due soci di una cooperativa che fornisce attività di facchinaggio all’Ortomercato, la Ageas Impresa Consortile Lombarda: l’imprenditore Giorgio Gnoli, amministratore di fatto della coop, e il suo collaboratore Vincenzo Manco, dipendente della stessa cooperativa. “Ma quanto guadagni tu in Sogemi? Dai dimmelo. Quando vai in pensione? Vieni a fare consulenze da noi. Al tuo uomo quanto gli dobbiamo dare, 1.500 euro? Dicci tu. Sei l’imperatore del mercato, quello che dici, noi facciamo”: così Gnoli e Manco dicevano a un ispettore dell’Ortomercato addetto al controllo delle cooperative di facchinaggio.
Era l’11 gennaio 2018. Il Fatto quotidiano e altri giornali ne scrissero nel gennaio 2019, quando affiorò l’inchiesta coordinata allora da Ilda Boccassini per corruzione e turbativa d’asta. Ora l’indagine della pm Cristiana Roveda, condotta dalla Squadra mobile della Polizia, è passata sotto la guida del nuovo coordinatore del pool che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione, Maurizio Romanelli. E il giudice dell’indagine preliminare (gip) Carlo Ottone De Marchi, su richiesta della Procura, ha disposto i tre arresti, ipotizzando che i due soci della coop abbiano tentato di corrompere l’ispettore (senza riuscirci) e il direttore generale Zani (riuscendoci).
I due della coop Ageas sono indagati anche per minacce. Dopo le blandizie e le promesse di soldi, infatti, Gnoli e Manco passavano a modi più bruschi. L’ispettore che aveva rifiutato la mazzetta aveva ricevuto a casa una busta con un proiettile e un foglietto con su scritto: “I bastardi si castigano. Tocca te”. L’inchiesta ha coinvolto anche un quarto personaggio: Adolfo Balestreri. Secondo i pm della Procura di Milano, è l’“intermediario occulto per conto di Ageas nei rapporti con Zani”; e un anno fa, a fine novembre 2018, avrebbe “turbato il procedimento amministrativo” del “bando di gara Ageas per l’assegnazione dei servizi di facchinaggio per il 2019”. Ma l’ipotesi di turbativa d’asta non ha convinto il gip, che non ha accolto la richiesta d’arresto dei pm per Balestreri.
L’Ortomercato è un luogo-simbolo di Milano, a lungo tenuto in ostaggio dalle organizzazioni mafiose. Fin dai primi anni Novanta si erano trovate tracce della presenza dei Morabito, il clan di Africo alleato con le ’ndrine dei Palamara e dei Bruzzaniti che all’Ortomercato si era via via liberato della concorrenza di Cosa nostra e della Camorra, diventando il monopolista criminale della piazza.
La Sogemi in un comunicato conferma che il direttore aveva ricevuto un’informazione di garanzia già nel dicembre 2018 (dunque, malgrado fosse sotto indagine, è stato lasciato al suo posto, pur con “responsabilità circoscritte”) e “risulta indagato per responsabilità personali”, con “Sogemi parte lesa”.