Sala si ricandida nel 2021. Nessuno ricorda la condanna e l’ambiente
“Ricandidarmi? Credo possa essere un’ipotesi molto solida”: ha risposto così Giuseppe Sala, sindaco di Milano, al giornalista del sito Linkiesta.it che ieri gli chiedeva se nel 2021 intendesse ripresentarsi alle elezioni comunali. “Però poi vedremo”. Ha comunque già qualche idea per la sua nuova giunta (in caso di vittoria): “Persone più giovani, nuove, più fresche, con capacità di innovazione, da affiancare a quelle più esperte”. Qualche assessore in carica può cominciare a tremare per la sua poltrona.
In tv, a Daria Bignardi (L’Assedio) qualche settimana fa aveva confessato: “La politica mi piace e ho un grande amore per Milano. Forse sono tagliato per fare il sindaco, sono operativo e mi piace molto. Da un lato, non sono mai stato così felice in vita mia, anche per il lavoro che faccio. Dall’altro, sento la riconoscenza dei milanesi, ovviamente non di tutti”.
C’è chi, a sinistra, lo vede addirittura come candidato presidente del Consiglio. Ma prima dovrebbe vincere le elezioni politiche. Dovrà vincere anche quelle comunali del 2021, se vorrà restare sindaco di Milano: operazione non facile, il centrosinistra è forte in centro città, ma nelle periferie fatica a tener testa alla Lega di Matteo Salvini.
Gode di ottima stampa, Sala. Giornali e tv fanno a gara per magnificare le sue imprese. E danno credito al volto “verde” del sindaco, che regala borracce ai ragazzi delle scuole, sostiene Greta, manifesta con gli studenti contro i cambiamenti climatici, promette bus elettrici e 3 milioni di alberi da piantare a Milano entro il 2030 (ma il suo mandato scade nel 2021).
La realtà è meno verde. Milano resta la città con l’aria più inquinata d’Italia. Ha il record nazionale del consumo di suolo. E i grandi progetti in cui Sala è impegnato in questi mesi promettono perfino di peggiorare la situazione. Sulle aree degli scali ferroviari – 1,25 milioni di metri quadrati dismessi dalle Ferrovie dello Stato, la più grande riconversione urbana d’Europa che potrebbe rendere Milano la città più verde d’Europa – ha lasciato la regia alle Fs che si comportano come un immobiliarista privato e cementificheranno lo scalo Farini con indici di edificabilità doppi rispetto a quelli previsti dall’appena approvato Piano di governo del territorio (Pgt).
Idem per l’area (pubblica) di San Siro, su cui Sala prima concede al progetto di Milan e Inter la dichiarazione di “pubblico interesse”, poi promette cose che sa di non poter mantenere (edificazioni nei limiti del Pgt): il “pubblico interesse” fa scattare la legge sugli stadi, che raddoppia le volumetrie.
Gode di ottima stampa, Sala, anche grazie alla memoria corta dei suoi interlocutori e dei suoi agiografi. È stato condannato per falso in atto pubblico. Sì, il 6 luglio 2019 il Tribunale lo ha riconosciuto colpevole in primo grado per aver retrodatato due documenti, quand’era amministratore delegato di Expo. Nelle motivazioni della sentenza, i giudici scrivono che Sala era “consapevole delle illecite retrodatazioni”: dunque ha mentito ai giudici in aula (e da imputato poteva farlo), ma anche ai cittadini in innumerevoli interviste e dichiarazioni.
Ma la menzogna non gli è rimproverata e la condanna è dimenticata, quando non è esibita come una medaglia. La sindaca di Roma Virginia Raggi, per molto meno, è stata messa in croce per mesi. Stessa accusa di falso, per una dichiarazione sulla nomina in Comune di Renato Marra, in cui escludeva interferenze del fratello Raffaele, capo del Personale. Paginate indignate dei giornali per giorni. Richieste di dimissioni.
Per Sala, solo applausi per l’annunciata ricandidatura. E ricordi adoranti per la gestione dell’Expo delle meraviglie. In verità Sala ha fatto una delle esposizioni universali con meno visitatori, ha speso 2 miliardi di soldi pubblici e ha incassato solo 700 milioni, ha scelto manager finiti tutti arrestati uno dopo l’altro sotto il suo naso attonito. Eppure Expo è un successo, un successo la sua gestione della città, un successo l’aria limpida e la cementificazione che sta preparando per i prossimi vent’anni, quando non sarà più l’inquilino di Palazzo Marino.