CULTURE

Udine, aperitivo dadaista in moschea

Udine, aperitivo dadaista in moschea

Aperitivo dadaista in Borgo Stazione. Accade a Udine. A Milano lo chiameremmo “apericena in moschea”. Metti un sociologo delle migrazioni (Marco Orioles), un artista dadaista (Rocco Burtone) e il presidente del centro islamico udinese (Shahdat Hossain). Metti il quartiere più temuto della città friulana, il ghetto della stazione “invaso” e “occupato” dagli immigrati, dove dal 2015 c’è anche una moschea. E ne nasce un’iniziativa dove il dialogo tra culture diverse diventa condivisione di idee, cibo e bevande (non alcoliche). La cosa è nata un sabato di settembre, con i cittadini di Udine invitati da Orioles e dai suoi due “complici” a fare un tour del quartiere più etnico della città e poi a confluire nella moschea. Interventi, domande, risposte e infine cena con specialità arabo-asiatiche.

“Dopo trent’anni di dibattiti, convegni e iniziative di legge sull’immigrazione, siamo ancora all’anno zero”, racconta Orioles, che fa il sociologo, ma anche il giornalista e il commentatore sul Piccolo di Trieste. “Stranieri e italiani sono entità separate che non comunicano tra loro. Per rendersene conto, basta andare in Borgo Stazione: un concentrato di immigrazione diventato un ghetto che molti friulani non frequentano più per paura”. Ma venite a vedere, dice Orioles. Ecco dunque una visita guidata al quartiere dove i commercianti friulani sono stati in gran parte sostituiti da botteghe “etniche” e negozi di kebab. Partenza alle 17.09 (è pur sempre un’azione dadaista!).

Ecco il mini-market algerino, l’aperitivo afghano alla Kabul House, gli assaggi di sambosa (pasticcino riempito con carne macinata di manzo, verdura, spezie afghane), di kabab morgh (carne di pollo alla griglia marinato con le spezie afghane e grigliato), di pakawra (fette di patate fritte in pastella). La guida è Simonetta Di Zanutto, blogger e autrice di guide turistiche, che spiega, racconta, regala i suoi ritagli di viaggio. Poi, in via Battistig, chiacchierata con i kebabbari (e titolari di protezione internazionale) Muhammad Usman e Danyal Ahmad. Si prosegue con la visita in via Roma, il viale della stazione ferroviaria, scandita dai racconti di Piero Villotta. Per finire in moschea, dove all’intervento del presidente della comunità islamica Shahdat Hossain segue il “comizio dadaista” di Roberto Muradore e il finale a sorpresa di Rocco Burtone. Con cena tutti insieme.

Dopo il successo di settembre e la replica di ottobre, l’aperitivo dadaista sarà ripetuto a novembre, con la partecipazione anche del parroco della chiesa cattolica del quartiere. “L’incontro e lo spettacolo dadaista avviene nella sala di preghiera della moschea”, spiega Orioles.

“L’iniziativa è dedicata a chi vuole scoprire o riscoprire il quartiere multietnico, a chi vi ha fatto esperienze e conoscenze interessanti che potrebbero dare spunto a progetti da sviluppare proprio in Borgo Stazione e, ancora, a chi vuole dare il suo contributo alla risoluzione dei problemi della zona, a chi vuole rilanciarne l’immagine con grandi e piccole iniziative, o ricostruire da zero la reputazione di un quartiere che da ghetto per immigrati potrebbe diventare, come accaduto in tante città europee, persino luogo di attrazione turistica”.

Chi partecipa ascolta, parla, mangia, beve, contribuisce a scrivere la bozza di un “manifesto per Borgo Stazione”, scatta foto e video da postare sui social e sulla apposita pagina facebook. “L’immigrazione, l’integrazione e la convivenza, dopo tante polemiche sterili, le vogliamo affrontare a colpi di arte, cultura, spettacoli, giochi”.

Il Fatto quotidiano, 24 ottobre 2019
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