Scali Fs, Italia Nostra contro il regalo di Sala alle Ferrovie
Oggi, 15 ottobre 2019, il Tar (Tribunale amministrativo regionale) di Milano affronta i ricorsi sul più grande affare immobiliare della città: gli scali Fs. Sono sette aree che complessivamente misurano 1 milione e 250 mila metri quadrati e che saranno dismesse dalle Ferrovie dello Stato. È la più grande riconversione urbana d’Europa. Sarebbe un’occasione unica per riqualificare pezzi di città in quartieri semiperiferici (Lambrate, Rogoredo, Greco-Breda, San Cristoforo) e in zone semicentrali (Farini, Romana, Porta Genova).
Il Comune di Milano nel luglio 2017 – appena arrivato a Palazzo Marino il sindaco Giuseppe Sala – ha firmato con Fs un accordo di programma che concede su quelle aree diritti edificatori elevatissimi: 0,65, mentre per il resto della città l’indice previsto dal Piano di governo del territorio (Pgt) è 0,35. A “valorizzare” le aree, incassandone i proventi, saranno le Ferrovie e la Coima di Manfredi Catella, subentrata al fondo londinese Savills.
L’operazione scali Fs è un affare da almeno 2,5 miliardi di euro. Privatizzerà e cementificherà aree ora occupate dai binari, che potrebbero invece far diventare Milano la città più verde d’Europa. Per il Comune sono previste le briciole: 50 milioni come oneri d’urbanizzazione, da incassare “salvo ricorsi” (che ci saranno certamente).
Il Tar oggi deve decidere se ammettere due ricorsi presentati da Italia Nostra e da un’associazione di cittadini. Contestano in radice la legittimità del procedimento amministrativo sugli scali, perché Sala ha ripreso e fatto approvare un accordo che era stato già bocciato dalla giunta Pisapia. I ricorrenti ritengono inoltre non valido l’accordo di programma, perché questo è uno strumento che può essere stretto soltanto tra pubbliche amministrazioni; invece il Comune di Milano l’ha firmato, oltre che con Regione Lombardia (ma non con Città metropolitana, che è stata dimenticata), anche con cinque società private “aderenti”: Ferrovie dello Stato spa, Rete Ferroviaria Italiana spa, Fs Sistemi Urbani srl e Coima sgr.
Le Fs avranno carta bianca e decideranno che cosa fare e che cosa costruire nelle aree, diventando le padrone di fatto, insieme a Catella, di una sorta di Pgt speciale, costruito su misura per loro. I ricorrenti sostengono che le Ferrovie non possono disporre delle aree, che erano demanio pubblico ed erano state concesse per il trasporto. Poi le Fs sono diventate una società di diritto privato, la concessione è diventata proprietà e ora Fs – e, per la sua parte allo Scalo Farini, Manfredi Catella – le usano per fare profitti privati. “È un esproprio al contrario”, commenta l’architetto Emilio Battisti, “terreni pubblici conferiti per il trasporto pubblico sono confiscati ai cittadini per farli diventare privati e metterli sul mercato”. Aggiunge l’architetto Sergio Brenna: “Il sindaco Sala lascia che sia una società privata, la Sistemi Urbani delle Fs, a decidere la grande trasformazione di Milano, che dovrebbe invece essere guidata dalla pubblica amministrazione nell’interesse dei cittadini”.
“L’accordo di programma firmato da Sala”, commenta l’avvocato Maria Agostina Cabiddu, che segue il ricorso di Italia Nostra, “è peggiorativo anche dell’accordo tentato con Fs molti anni fa dal sindaco Letizia Moratti con l’assessore Giorgio Goggi: quello non quantificava diritti edificatori, ma imponeva a Fs le bonifiche dei terreni e la costruzione a carico delle Ferrovie di una linea di metropolitana. Oggi l’accordo firmato da Sala concede diritti edificatori quasi doppi rispetto al Pgt e prevede che se le bonifiche si dovessero dimostrare troppo onerose, i diritti edificatori potranno essere trasferiti altrove”. Chi pagherà dunque le bonifiche, che si annunciano pesanti e costosissime?