“Monnezza” a Roma. Bagnacani: “Pressioni sul bilancio”. Raggi: “Falso”
La “monnezza” di Roma diventa il combustibile che alimenta un duro conflitto tra il sindaco di Roma, Virginia Raggi, e Lorenzo Bagnacani, l’ex presidente e amministratore delegato dell’Ama, l’azienda comunale della nettezza urbana. Licenziato in tronco a febbraio, insieme a tutto il consiglio d’amministrazione, Bagnacani ha risposto con un esposto alla Procura di Roma in cui sostiene di avere ricevuto pressioni “finalizzate a determinare la chiusura del bilancio dell’Ama in passivo, mediante lo storno dei crediti per i servizi cimiteriali”.
Secondo le anticipazioni del settimanale L’Espresso, la sindaca avrebbe premuto su Bagnacani e sull’intero cda dell’azienda per far chiudere in rosso il bilancio 2017. Per ottenere questo risultato, avrebbe “spinto il manager a togliere dall’attivo dell’azienda crediti che invece erano certi, liquidi ed esigibili”. Si tratta di 18 milioni di euro raccolti negli anni da Ama per i servizi cimiteriali.
Per sostenere le sue dichiarazioni, Bagnacani ha portato in Procura “alcune registrazioni contenenti colloqui tra lui, Virginia Raggi e altri dirigenti comunali, oltre a centinaia di conversazioni a due fatte con la sindaca su Telegram e WhatsApp”.
L’Espresso ne riporta alcune. “Lorenzo, devi modificare il bilancio come chiede il socio”, dice Raggi, “se il socio ti chiede di fare una modifica la devi fare! Anche se loro dicono che la luna è piatta”. E ancora: “Roma è praticamente fuori controllo, i sindacati fanno quel cazzo che vogliono, i romani si affacciano e vedono la merda. In alcune zone purtroppo è così, in altre zone è pulito e tenute bene… cioè non c’è modo, non c’è modo. Allora… ai romani gli dico: sì, la città è sporca però vi aumento la Tari? Cioè, mettono la città a ferro e fuoco, altro che gilet gialli!”.
Virginia Raggi, sulla sua pagina Facebook, spiega i suoi interventi su Bagnacani come la protesta nei confronti del responsabile della pulizia della città da parte di un sindaco esasperato per il fatto che le strade di Roma restavano piene di rifiuti. Aggiunge Gianni Lemmetti, assessore al Bilancio del Comune di Roma: “Bagnacani si qualifica da sé. L’integrità di una persona si vede dal fatto che va in giro con il registratore. Noi non siamo abituati così”.
L’assessore spiega così la vicenda. Nel novembre 2017, l’Ama, dopo molte insistenze, paga finalmente al Comune 18 milioni che aveva raccolto negli anni per servizi cimiteriali e che spettano al Comune. Contemporaneamente, però, Ama li inserisce come crediti nel suo bilancio. Così il rosso scompare. Ma non si può fare, sostengono all’assessorato: il rischio è di essere chiamati a rispondere di falso in bilancio. Il Comune avrebbe potuto riconoscere ad Ama i costi eventualmente sostenuti nell’erogazione del servizio, ma non può accettare che sia messa a credito di Ama una partita che spetta invece al socio.
La spiegazione ufficiale del Campidoglio arriva con una nota che ricapitola la vicenda: “Il bilancio di Ama proposto dall’ex amministratore delegato Lorenzo Bagnacani non poteva essere approvato dal socio Roma Capitale e, quindi, dalla giunta. Il ragioniere generale, il direttore generale, il segretario generale, l’assessore al Bilancio e tutti i dipartimenti competenti hanno certificato l’assoluta mancanza di possibilità di riconoscere il credito inserito nel progetto di bilancio caldeggiato dall’ex ad”. Sono i 18 milioni che Ama aveva già pagato al socio, il Comune di Roma. “Non c’è stata quindi alcuna pressione, ma la semplice applicazione delle norme”.
Continua la nota: “L’approvazione di quel bilancio non avrebbe rispettato la legge e avrebbe condotto al pagamento di premi per lo stesso ad, i dirigenti e i dipendenti”. Ecco un’altra conseguenza che sarebbe scaturita dal firmare un bilancio in attivo: i dirigenti di Ama sarebbero stati premiati, mentre le strade di Roma erano piene di “monnezza”. Anzi: il 50 per cento dei premi, per un importo di 1,5 milioni, sono stati effettivamente pagati. È la conseguenza di una delibera del 2011 varata dalla giunta Alemanno che attribuisce premi a dirigenti e membri del cda di società comunali, se il bilancio è in utile. La metà è stata già erogata, malgrado il bilancio 2017 di Ama non sia stato ancora chiuso.
Dal Palazzo di giustizia di Roma intanto si apprende che, mentre sono indagati per tentata concussione il direttore generale del Campidoglio Franco Giampaoletti, l’ex ragioniere del Comune Luigi Botteghi e il capo del controllo organismi partecipati Giuseppe Labarile, Virginia Raggi non risulta invece indagata, perché quelle al numero uno di Ama sono richieste che non si sarebbero mai tramutate in vere e proprie minacce.