Cara ministra ti scrivo. Un medico milanese chiede a Giulia Grillo…
Un medico a cui piace il suo lavoro lancia un appello. È un ottimo specialista, medico ortopedico che lavora da anni in un grande ospedale milanese e crede fermamente nella sanità pubblica. Vorrebbe far sentire la sua voce al ministro della Salute, Giulia Grillo. “Credo di condividere il pensiero di numerosi professionisti dirigenti medici del servizio pubblico”, scrive, “che sono rimasti piuttosto perplessi nel vedere deluse le speranze riposte nel cosiddetto governo del cambiamento, che in certe decisioni sembra ripercorrere atteggiamenti già visti, evitando di affrontare e risolvere i veri problemi della sanità pubblica. Penalizzando per l’ennesima volta il personale medico a cui direttamente o indirettamente vengono ingiustamente addebitate inefficienze altrui”.
Per salvare e valorizzare il sistema sanitario pubblico, scrive il medico, è necessario innanzitutto valorizzare i medici che alla sanità pubblica dedicano tutte le loro energie: “Una sanità che funziona richiede prima di tutto che ai medici ospedalieri dipendenti dal Servizio sanitario nazionale siano doverosamente riconosciuti i diritti lavorativi e gli adeguamenti contrattuali che vergognosamente sono fermi da più di otto anni. Una classe medica disincentivata e mortificata, con stipendi ridicoli per la complessità del lavoro svolto e per i rischi e le responsabilità connesse, significa un progressivo depauperamento delle strutture pubbliche, con una perdita delle figure più preparate e capaci e una migrazione delle eccellenze verso la sanità privata”.
Continua: “Il problema non è l’intramoenia, un falso problema di chi ragiona con logiche sovietiche vecchie di 40 anni”. L’intramoenia è la possibilità, per i medici che lavorano in un ospedale pubblico, di offrire, fuori dall’orario di lavoro, prestazioni a pagamento a clienti privati, usando le strutture dell’ospedale. “Il problema vero sono gli organici medici sempre più all’osso, i tagli miopi dei fondi destinati al miglioramento dell’assistenza ospedaliera pubblica, le direzioni strategiche nominate dalla politica, che rispondono ovviamente solo agli ordini dei referenti politici, senza alcun reale interesse per il potenziamento delle aziende ospedaliere gestite.
“Senza rafforzare le risorse umane e strumentali dedicate alla sanità pubblica, non solo le liste d’attesa resteranno un problema, ma anche la qualità delle prestazioni professionali fornite tenderà progressivamente a peggiorare, facendo solo l’interesse della sanità privata, che non aspetta altro che ricevere a braccia aperte le migliaia di pazienti scoraggiati da un sistema pubblico inefficiente. Ma non certo per colpa dei medici del Sistema sanitario nazionale! Urgono soluzioni concrete e più decisione nello scardinare un consolidato sistema politico di gestione della sanità. Ma non mi è ben chiaro, caro ministro, come farete a mettere in pratica ciò che promettete, se chi governa insieme al Movimento 5 stelle gestisce la sanità, per esempio in regioni come la Lombardia, proprio in quel modo così politicizzato.
“A che cosa serve stanziare soldi per potenziare il Cup (il centro unico prenotazioni) o i servizi informatici, quando mancano i medici e le strutture ospedaliere sono regolarmente sotto organico? Forse servirebbe confrontarsi un po’ di più con i medici, senza cercare di far ricadere su di loro le inefficienze che dipendono da ben altri. Inutile demonizzare l’intramoenia, è solo fumo negli occhi. State perdendo la fiducia di migliaia di medici onesti che speravano finalmente in un vero cambiamento nella gestione della sanità. Ma resto fiducioso in una sua risposta e in un onesto confronto”.