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Tav. La Francia spinge, ma non ci mette i soldi

Tav. La Francia spinge, ma non ci mette i soldi

In quello che doveva essere il giorno della verità sul Tav, fa sentire la sua voce Louis Besson, presidente della commissione intergovernativa franco-italiana per la Torino-Lione. “È totalmente falso che la Francia non abbia stanziato i fondi. I soldi ci sono, sono pronti”, ha dichiarato a Radio anch’io, il programma di Rai Radio 1. Che non ci fossero lo aveva scritto il Fatto quotidiano ieri, ricordando che l’Accordo tra Italia e Francia del 2012 che stabilisce le regole per la realizzazione della Torino-Lione, all’articolo 16 dice che “la disponibilità del finanziamento sarà una condizione preliminare per l’avvio dei lavori delle varie fasi della parte comune italo-francese della sezione internazionale”.

Questa “condizione preliminare” non è soddisfatta – sostiene anche la Commissione tecnica Torino-Lione – perché la Francia non ha reso finora “disponibile” neppure un euro per la fase che dovrebbe iniziare l’11 marzo a Parigi, con il lancio, da parte del consiglio d’amministrazione di Telt (la società italo-francese che deve realizzare la Torino-Lione), dei primi due bandi – valore 2,3 miliardi di euro – per la realizzazione del tunnel di base (costo totale 9,63 miliardi). L’Italia è pronta da tempo: ha stanziato, per questa fase dei lavori, 2,63 miliardi, il 27 per cento della spesa totale, assegnati dalla legge di stabilità 2013 (governo Monti) e approvvigionati in quote annuali nel bilancio dello Stato tra il 2015 e il 2027. L’Unione europea per i lavori del tunnel ha messo a disposizione 0,57 miliardi, il 6 per cento. La Francia zero: non c’è traccia in alcun documento contabile dello Stato francese dell’impegno a finanziare l’opera, come richiesto dall’articolo 16 dell’Accordo italo-francese.

Non ha messo nero su bianco alcuna programmazione futura su base pluriennale per i finanziamenti del traforo. Il Fatto quotidiano ha chiesto al ministero dei trasporti francese quali sono le modalità di finanziamento dell’opera, quali sono le cifre e in quale documento sono indicate. Non ha ricevuto alcuna risposta. Senza una chiara indicazione di finanziamento “disponibile”, l’Italia potrebbe ritenere violato l’articolo 16 dell’Accordo, con la conseguente impossibilità, per il cda di Telt, di lanciare i bandi. Comunque ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dopo un incontro con i ministri Luigi Di Maio, Matteo Salvini e Danilo Toninelli, ha garantito che venerdì il governo prenderà una decisione sul Tav, a partire dall’analisi costi-benefici.

Sulla mancanza dell’evidenza dei finanziamenti francesi, la spiegazione data da chi è schierato a favore della Torino-Lione è che “in Francia si fa così”. L’Accordo tra i due Paesi li impegna a rendere disponibili i finanziamenti – provano a spiegare – ma ciascuno secondo le modalità della propria finanza pubblica. In Italia c’è l’intervento del Cipe e la chiara elencazione degli stanziamenti pluriennali. In Francia niente di tutto questo. C’è stato un voto del Parlamento che si è impegnato per l’intera opera. Poi è l’Esecutivo a erogare di volta in volta i fondi, attraverso l’agenzia pubblica Afitf (Agence de financement des infrastructures de transport de France).

Che il sistema sia incerto, buono per finanziare una strada provinciale ma non certo una grande opera da 9,63 milioni di euro, è ben chiaro anche al presidente Emmanuel Macron, che infatti ha annunciato di essere impegnato a cambiarlo. Con una nuova legge che stabilisca meccanismi più chiari e certi per i finanziamenti delle grandi opere. La nuova legge, però, non c’è ancora: in queste condizioni, l’articolo 16 è rispettato?

 

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Il Fatto quotidiano, 6 marzo 2019
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