L’avvocato che gira in Ferrari spara su Ruby, su Silvio Berlusconi e su Niccolò Ghedini, parlamentare e avvocato del fondatore di Forza Italia. “Ruby nel 2011 ha ricevuto da Berlusconi un pagamento di 5 milioni di euro eseguito tramite la banca Antigua Commercial Bank di Antigua su un conto presso una banca in Messico”: così racconta all’Ansa Egidio Verzini, che per un mese, a cavallo tra giugno e luglio 2011, fu il difensore di Karima El Mahroug detta Ruby, la ragazza allora minorenne che fece scoppiare lo scandalo delle feste del bunga-bunga ad Arcore.
Fu Lele Mora a consigliare e presentare a Ruby l’esuberante avvocato Verzini. La ragazza allora era difesa da Paola Boccardi, che giudicava però “troppo severa”. Verzini cambiò subito stile difensivo e convocò, per sabato 2 luglio 2011, una conferenza stampa nel suo studio a Illasi, in provincia di Verona. L’incontro fu poi revocato e poco dopo Ruby tornò a farsi difendere dalla più rigorosa Boccardi.
Sette anni dopo, Verzini torna alla carica e dichiara: “Dopo lunga ed attenta valutazione, reputo mio dovere etico e morale rendere pubblico ciò che si è realmente verificato nella vicenda Ruby, perciò ho deciso autonomamente di rinunciare all’obbligo del segreto professionale assumendomi ogni responsabilità”. Parla di soldi, proprio mentre è in corso il processo Ruby 3 in cui Berlusconi, Ruby e una trentina di altri testimoni sono accusati di corruzione in atti giudiziari per il denaro pagato e ricevuto, secondo l’accusa, per mentire al processo Ruby 1, in cui l’ex presidente del Consiglio è stato accusato (ma infine assolto) di concussione e prostituzione minorile, e Ruby 2, in cui imputati erano Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti, accusati di essere gli organizzatori dei festini.
Racconta Verzini: “Due milioni sono stati dati a Luca Risso”, ex compagno della ragazza, e “tre sono stati fatti transitare dal Messico a Dubai e sono esclusivamente di Ruby”. “L’operazione Ruby”, sostiene l’avvocato, “interamente diretta dall’avvocato Ghedini con la collaborazione di Luca Risso (messo al fianco di Ruby per controllarla), prevedeva in origine il pagamento 7 milioni di euro, di cui 1 milione per me e 1 milione per la persona incaricata da Ghedini di accompagnarmi nell’operazione”. Ma dopo aver “analizzato la situazione”, aggiunge, “ho proposto una linea difensiva diversa (legale e non illegale) che prevedeva la costituzione di parte civile nei confronti di Emilio Fede e, al momento del pagamento, conseguente rinuncia, proposta che Ruby aveva condiviso ed accettato”. Comunque un trucco.
“La mia proposta è stata rigettata da Ghedini-Risso, pertanto non ho proseguito nell’operazione come da loro prospettata, in quanto il rischio professionale e personale per me era altissimo”. Ghedini reagisce con una secca smentita: “Le dichiarazioni rese dall’avvocato Verzini sono totalmente destituite di qualsiasi fondamento e saranno perseguite in ogni sede”. “Mai vi sono stati contatti diretti o indiretti né con l’avvocato Verzini né con Luca Risso per far ottenere denaro a Karima El Mahroug, né tanto meno mai è stata prospettata l’ipotesi della costituzione di parte civile nel processo a carico di Emilio Fede che sarebbe stata comunque, così come congegnata dall’avvocato Verzini, una condotta antigiuridica, fatto che incredibilmente sembra non essere chiaro al dichiarante”.
Ghedini si fa forte della sentenza che ha assolto Berlusconi: “Il fatto che il presidente Berlusconi non fosse a conoscenza della minore età di Karima è cristallizzato in una ben nota sentenza definitiva”. Lo storico legale di Berlusconi rimarca che le attuali dichiarazioni contraddicono quanto Verzini ha detto finora ai pm. E si appella infine alle indagini bancarie, che potranno dimostrare “l’insussistenza di qualsiasi passaggio di denaro tramite la banca indicata”.