Pessina: due anni all’Unità, 20 milioni di fatturato in più
Fare l’editore conviene. Magari non ai giornalisti, che dall’editore possono essere cacciati a casa. E non alla testata, che per quanto gloriosa può essere chiusa. Ma agli imprenditori che si lanciano in un’avventura editoriale, sì: rivestire per una stagione i panni di chi manda in edicola un giornale può far bene ai loro affari. È il caso di Massimo Pessina e di Guido Stefanelli, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Pessina Costruzioni. La loro azienda, fondata nel 1954 da Carlo Pessina, zio di Massimo, sede a Milano, cantieri anche all’estero, nel 2015 ha una svolta: diventa editrice della più storica tra le testate giornalistiche italiane, L’Unità, fondata da Antonio Gramsci.
La storia è nota: Pessina Costruzioni e Guido Stefanelli costituiscono la società Piesse, che acquista l’80 per cento dell’ex quotidiano del Pci; il restante 20 per cento è di Eyu (Europa Youdem Unità), nelle mani del Pd allora strettamente controllato da Matteo Renzi. Partenza scoppiettante, navigazione subito difficile, crisi lunghissima e dolorosa, fino al 2 giugno 2017, quando l’editore annuncia la sospensione delle pubblicazioni. “L’Unità è di un privato”, se ne lava subito le mani Renzi. Il “privato”, intanto, torna a fare il costruttore a tempo pieno. Ha perso soldi nell’avventura editoriale. Ma ha visto rifiorire il suo core business. Ha acquisito commesse. Ha aperto cantieri. Molti con soldi pubblici.
Vediamo le cifre, che non sono opinioni. Fatturato 2016: 44,8 milioni di euro. Fatturato 2017: 66 milioni. La Pessina è risalita al ventitreesimo posto della classifica delle imprese di costruzione italiane, con un utile netto di 8,8 milioni. Gli ingredienti di questo successo sono diversi. Nel 2017, Pessina vince un arbitrato contro A2a, la multiutility dell’energia controllata dai Comuni di Milano e Brescia, che le porta in cassa 44,2 milioni ottenuti come risarcimento da A2a. Così i ricavi salgono da 90 a oltre 113 milioni e permettono a Columbia Prima, la holding che controlla Pessina Costruzioni, di chiudere già il bilancio 2016 con un profitto di 9,1 milioni, dopo che l’anno precedente aveva registrato una perdita di 700 mila euro.
Nella primavera 2018, poi, Pessina ingloba, partecipando a un’asta del Tribunale di Bolzano, la Oberosler, una delle più grandi società di costruzioni dell’Alto Adige, attiva soprattutto nella realizzazione di strade e gallerie, con un portafoglio lavori di oltre 270 milioni di euro, tre concessioni per la realizzazione di tratti autostradali e una commessa per la realizzazione del tunnel di base di una centrale elettrica.
Più in generale, il portafoglio ordini della Pessina si dilata: a Torino, gli uffici della Reale Mutua e il progetto Juventus Village; a Pescara il centro direzionale della Fater; a Bogliasco il centro sportivo Mugnaini della Sampdoria. Ma a moltiplicarsi sono soprattutto i progetti che hanno a che fare con committenti pubblici: la Casa della salute, il nuovo poliambulatorio di Bologna; il velodromo di Spresiano, a Treviso, che sarà il più grande d’Italia; l’ospedale Felettino di La Spezia; il polo bionaturalistico dell’Università di Sassari; l’ospedale di Garbagnate, in provincia di Milano; il liceo Sigonio di Modena; l’Accademia della Guardia di finanza a Bergamo, realizzata da Cassa depositi e prestiti; la ristrutturazione, per l’Agenzia del demanio, dei caselli daziari a Milano; la partecipazione, sempre a Milano, a “Reinventing cities”, il bando internazionale per rigenerare e rendere ecologici siti degradati della città (per Pessina, le Scuderie de Montel, nei pressi dello stadio di San Siro).
Fu il programma tv Report, nel 2017, a sostenere che l’acquisto dell’Unità aveva come contropartita, per la Pessina, appalti in Kazakistan (opere civili, industriali e infrastrutturali legate ai giacimenti dell’Eni), e in Iran (cinque ospedali da costruire). L’azienda smentì immediatamente ogni collegamento tra l’impegno nell’Unità e i suoi appalti all’estero. In Italia, intanto, si moltiplicavano i lavori di peso e le polemiche.
Sull’ospedale di La Spezia, fu il candidato del centrodestra alla Regione Liguria Giovanni Toti (poi vincitore) a sollevare il problema durante la campagna elettorale: “È singolare che a pochi giorni dal voto si firmi un appalto da centinaia di milioni per la realizzazione di un nuovo ospedale. E che il gruppo che lo realizzerà, unico a presentare l’offerta, sia, guarda caso, il maggiore titolare delle quote dell’Unità, giornale che il segretario del Pd e premier Matteo Renzi si è preso l’impegno di salvare. Sarà tutto certamente regolare, ma lascia perplessi”. Reazione stizzita del gruppo Pessina: “C’è stata una regolare gara e noi l’abbiamo vinta in base all’offerta migliore”.
Le polemiche non riguardano soltanto storie di mattoni e cemento, ma anche di acqua. Sì, perché il gruppo Pessina, attraverso la holding Columbia Prima, controlla anche una serie di marchi di acque minerali, i più noti dei quali sono Norda e Sangemini, con 26 fonti e 130 milioni di fatturato. Ebbene, proprio il gruppo Norda ha ricevuto nel 2017, dal presidente della Regione Abruzzo, il pd Luciano D’Alfonso, la concessione per l’utilizzo della sorgente Sponga di Canistro, in provincia de L’Aquila. Dopo un lungo contenzioso, nell’agosto del 2018 la Regione ha dovuto bandire una nuova gara.
In questa storia con molte incertezze, di certo c’è solo che Pessina cresce, e l’Unità non c’è più.
Nella foto: Guido Stefanelli, amministratore delegato di Pessina, alla festa dell’Unità con le ministre Maria Elena Boschi e Valeria Fedeli.