AMBIENTE

È partita la caccia ai lupi, gli animali che sanno fare pace

È partita la caccia ai lupi, gli animali che sanno fare pace

Estate, tempo da lupi. Non per follie meteorologiche, ma per contese sui lupi, intesi proprio come animali selvatici, canidi lupini. Scontri che neanche gli odiatori da social, che neppure le corride contro i fascioleghisti o i turborenziani o i pentastellati. Nell’arco alpino, ma anche più a sud. I fratelli Manca, per dire, hanno una azienda agricola in provincia di Viterbo e hanno dichiarato guerra ai lupi: le loro pecore sono state attaccate – ci raccontano le cronache locali – “mentre pascolavano tra Grotte Santo Stefano e Bagnaia”.

Gli allevatori della zona chiamano alla crociata: nelle ultime settimane ci sono state aggressioni anche “a Grotte di Castro, Farnese e ora, novità, anche nella Teverina”. Un gregge è stato decimato nei giorni scorsi. Gli esperti delle Asl sono al lavoro per capire se gli aggressori sono davvero lupi. Intanto la Coldiretti locale lancia l’allarme: “Non possiamo escludere neppure rischi per l’uomo”. Ma mentre scriviamo, l’attivista Rinaldo Sidoli sta incontrando a Roma il ministro dell’ambiente Sergio Costa, a cui ha portato centinaia di migliaia di firme raccolte su change.org per salvare i lupi: “Fermiamo questo massacro!”.

In Veneto è nato addirittura un organismo consultivo che si chiama “Tavolo regionale per la gestione del lupo e dei grandi carnivori”. Lo ha riunito a Venezia l’assessore regionale all’agricoltura, che giustamente si chiama Pan, Giuseppe Pan. Ne fanno parte gli ambientalisti che vogliono incrementare i lupi e gli allevatori che vorrebbero la soluzione finale. Proposta intermedia avanzata dal divino Pan: mettere un radiocollare a una decina di lupi “presenti nelle aree comprese tra Lessinia, Monte Carega a Altopiano di Asiago, che stanno creando gravi danni agli allevatori”. Per “monitorarne abitudini di vita, spostamenti e attività”, spiega Pan, “e arrivare a una gestione ‘proattiva’ del lupo che da qualche anno ha ripopolato l’area montana del Veneto. È la prima esperienza in Europa dell’utilizzo della telemetria per la mitigazione del conflitto tra uomo e lupo”. E chi poteva farla, se non Pan?

Lì vicino, però, le province di Trento e di Bolzano hanno approvato l’abbattimento dei lupi (e degli orsi). Gli animalisti protestano: “È un grave attacco alla nostra Costituzione. Abbiamo chiesto al ministro Sergio Costa di impugnare quelle decisioni davanti alla Corte costituzionale, perché i lupi, come gli orsi, sono specie protette, sono un patrimonio per l’Italia”.

Gioia e tripudio, intanto, in Friuli. Nel 2016 era stata segnalata la presenza di un lupo maschio nella contigua provincia di Treviso e nel 2017, dicono le cronache, “si è avuta la conferma della formazione di una coppia stabile” nella bassa friulana. Entra allora in campo l’università di Udine che installa in zona fototrappole. Ecco che il 25 luglio queste riprendono – per la gioia di youtube – un evento che non accadeva dal 1931, quasi un secolo fa: in provincia di Pordenone sono nati sei lupacchiotti. La specie era scomparsa in regione e l’ultimo lupo era stato abbattuto agli inizi del Novecento.

Ora i lupi son tornati. E dobbiamo affidarci a uno studio degli etologi dell’università di Vienna pubblicato su Royal Society Open Science per apprendere che i lupi, secolari vittime della superstizione popolare e delle favore per bambini, dopo un conflitto sanno riconciliarsi tra loro, a differenza dei loro antichi parenti, i cani, che restano rancorosi perché hanno disimparato l’arte della riconciliazione. Gli etologi viennesi hanno provato che i lupi “si infiammano in fretta”, ma altrettanto velocemente fanno pace; mentre i cani, in millenni di amicizia con l’uomo e di vita lontana dal branco, hanno dimenticato la difficile arte del lasciarsi i conflitti alle spalle. Non ditelo agli odiatori da social.

I cuccioli di lupo nati in Friuli

Il Fatto quotidiano, 3 agosto 2018
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