Fedriga, il leghista che va da Roma al Friuli (con una gomma bucata)
“Me lo chiedono continuamente: ma come, eri parlamentare a Roma, capogruppo della Lega alla Camera e pronto, nel caso nascesse un governo a partecipazione leghista, a diventare ministro; e invece molli tutto e torni a Trieste? Ma sei matto?”. Massimiliano Fedriga, il leghista gentile, sta battendo palmo a palmo il Friuli Venezia Giulia, dove è il favorito a diventare presidente della Regione per il centrodestra. “Il mio slogan è: Scelgo la mia terra, scelgo la mia gente. Mentre Debora Serracchiani, presidente uscente del Pd, è scappata a Roma per non subire qui una sconfitta, io ho scelto il Friuli Venezia Giulia. E la gente lo ha apprezzato”. I sondaggi lo danno vincente, ma lui punta a raggiungere il 45 per cento dei voti, perché così scatta il premio di maggioranza che gli garantirà, secondo la legge elettorale regionale, 28 consiglieri su 48.
Martedì 24 aprile, sveglia alle 6. Partenza da un albergo di Pordenone, dov’era finito, il giorno prima, il tour con Matteo Salvini che aveva toccato Trieste, Tolmezzo, Paularo, Gemona, Cividale, Codroipo. Ore 7.30: intervista alla tv locale “Il 13, la voce delle imprese friulane”. Ore 8.30: dalla sede della Lega di Pordenone collegamento con Omnibus, La7. Poi, in macchina: Fedriga sale su una vecchia Jaguar grigia con il suo equipaggio, Demetrio l’addetto stampa ed Edoardo l’assistente che gli tiene l’agenda. Alle 10 sono ad Aviano: giro nel mercato, chiacchiere con la gente, qualche selfie. Alle 11.30 a Udine, nella redazione del Messaggero Veneto: confronto in diretta Facebook con gli altri quattro candidati presidente, Sergio Bolzonello del Pd, Alessandro Fraleoni Morgera dei Cinquestelle, Sergio Cecotti (ex leghista, ex presidente della Regione, ex sindaco di Udine) per la lista civica Patto per l’Autonomia.
I temi sono tutti di politica locale, rari i riferimenti ai forni romani e alle trattative per il nuovo governo: “Qui in Friuli Venezia Giulia la sinistra ha fatto due riforme pessime: quella della sanità, che ha tagliato posti letto e ha chiuso ospedali senza aumentare l’assistenza sul territorio; e quella degli enti locali, che ha trasformato quattro province in 18 Uti, Unioni territoriali intercomunali, non elettive. Due disastri a cui ora dovremo porre rimedio”.
Si salta il pasto, come succede spesso in questa campagna elettorale, per correre a Monfalcone, a incontrare gli operai di due fabbriche in crisi: la Eaton che, comprata dagli americani, ha deciso di delocalizzare nell’Est Europa, e la Cartiera Burgo di Duino. Ci sono 200 persone che rischiano il posto di lavoro. Fedriga ascolta, stringe mani, poi sfodera la carta vincente: incontra a Monfalcone Alessandro Vescovini, imprenditore dei bulloni Sbe, che promette di assumere almeno un centinaio degli operai restati disoccupati.
Ma non c’è tempo per gli applausi. Si risale in auto, ci si lascia il mare alle spalle e via verso le montagne, a Gemona, dove Fedriga partecipa a due incontri con Barbara Zilli, l’unica leghista nel Consiglio regionale uscente, in cui il centrodestra è quasi interamente rappresentato da Forza Italia. Si è ricandidata e sa che nel prossimo Consiglio avrà invece molta compagnia: le politiche del 4 marzo hanno letteralmente ribaltato i rapporti di forza tra i berlusconiani e la Lega, che è diventata il primo partito in regione e ha battuto Forza Italia 155 a 0, vincendo in quasi tutti i Comuni del Friuli, con i Cinquestelle primi invece in quasi tutta la Venezia Giulia e il Pd residuale (vince in soli otto Comuni).
I temi ricorrenti di Max: l’emigrazione (“Qui la cosiddetta accoglienza diffusa ha disseminato gli stranieri in tutti i paesi, senza controllo. Vogliamo pochi centri, ben controllati”); la famiglia e i servizi (“Asili nido gratuiti e con più posti”); il lavoro (“Abbiamo perso 11 mila posti di lavoro nella fascia 15-54 anni: ma il Friuli Venezia Giulia, essendo Regione speciale, ha poteri sulla fiscalità di concorrenza, così possiamo togliere l’Irap alle piccole e medie imprese e far ripartire l’occupazione”).
Alle 19, Fedriga è atteso a Trieste, a un incontro di Forza Italia con il candidato che ha un nome che non si dimentica, Everest Bertoli, e il giovane “rottamatore” berlusconiano Alessandro Cattaneo, ex sindaco di Pavia e ora deputato forzista: “Io li vedo, a Roma, i Cinquestelle: sono peggio dei peggiori comunisti”. Ma a Trieste Fedriga non ci arriva: attorno alle 17, nei pressi di Palmanova, si buca la gomma della Jaguar. Fedriga posta sulla sua pagina Facebook la foto con il ruotino d’emergenza e scrive: “Come Roberto Fico, anch’io oggi vado a piedi. Ma da Gemona a Trieste è un po’ più lunga che da Montecitorio al Quirinale”.
In verità a piedi non si va: diretta skype con Trieste, in dialogo con Everest e Cattaneo, e poi con il ruotino si ripiega su Pordenone, dove alle 21 è atteso per un’intervista a Tele Pordenone. Al termine c’è il tempo, finalmente, per una cena: risotto, affettati, formaggi, niente vino ma solo acqua (frizzante). Il giorno dopo, un “nero” al Caffè degli Specchi, in piazza Unità d’Italia a Trieste, davanti al mare azzurrissimo. “Se un padre di famiglia ha un solo piatto di pasta e invece di darlo ai suoi figli lo porta ai vicini, gli tolgono la patria potestà. Se invece lo fa la Regione, assegnando case popolari agli stranieri, la sinistra applaude. Io dico: prima pensiamo ai nostri figli, che hanno costruito la nostra regione con la fatica loro e dei loro padri”.