Silvio e la strana storia della vendita del Milan ai cinesi
È di certo l’operazione finanziaria più fumosa e contorta degli ultimi anni. Ma la cessione del Milan di Berlusconi all’imprenditore cinese Yonghong Li è anche oggetto di un’inchiesta per riciclaggio aperta dalla Procura di Milano? Sì, scrive ieri (13 gennaio 2018) La Stampa. No, risponde la Procura di Milano. Sì, abbiamo fatto le nostre verifiche, ribadisce il quotidiano torinese. Siamo “indignati per questa notizia falsa”, insorge la presidente della Fininvest Marina Berlusconi.
Di sicuro, secondo quanto risulta al Fatto quotidiano, c’è che nei mesi scorsi sono arrivate sulla scrivania del procuratore aggiunto Fabio De Pasquale le “sos”, ovvero le “segnalazioni di operazioni sospette” a proposito delle stravaganti e fantasmagoriche transazioni internazionali che hanno portato il Milan a uscire dalle proprietà di Silvio Berlusconi per entrare nel portafoglio di un uomo d’affari sconosciuto anche in Cina.
Le “sos” sono i rapporti che banche, intermediari finanziari, operatori e professionisti sono obbligati a consegnare alla Uif, l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, quando vedono passare sotto i loro occhi operazioni che potrebbero nascondere il riciclaggio. Le “sos” sono poi lette con attenzione dagli analisti della Guardia di finanza, che non mancano di informare le Procure della Repubblica.
Così qualche documento è davvero planato nell’ufficio di De Pasquale su un’operazione da 740 milioni di euro, il prezzo dichiarato per comprare una squadra che pure appariva in affanno e che negli ultimi campionati non ha proprio brillato. Chi ce li ha messi, questi soldi? Nell’agosto 2016 Yonghong Li versa alla Fininvest una prima caparra di 100 milioni. A pagare è Sino Europe Sports, una società nata un paio di mesi prima, il 26 maggio 2016. A fine 2016 ecco una seconda caparra da 100 milioni, ma la chiusura dell’affare slitta di mese in mese perché non arrivano altri soldi.
La vendita sembra quasi sfumare, quando entra invece in scena, nell’aprile 2017, il fondo Usa Elliott che presta oltre 320 milioni, finanziamento a 18 mesi, interessi dell’11,5 per cento: 120 milioni al Milan, 200 a una società del Lussemburgo. Si chiude finalmente la vendita, con un giro di società estere nelle migliori tradizioni berlusconiane: il Milan risulta controllato da una lussemburghese controllata da un’altra lussemburghese controllata da una società di Hong Kong controllata da una holding delle Isole Vergini Britanniche.
A ottobre 2018 scadrà però il prestito. Se Li non paga, il Milan sarà di Elliott. Per 320 milioni. Che nostalgia: in questi giri finanziari planetari si sente il profumo di vecchie avventure belusconiane, dai “giri chiusi” dei primi finanziamenti Fininvest alle formazione delle 24 holding che controllavano l’impero del Biscione, dal parcheggio lussemburghese di Telepiù ai tanti passaggi societari dei diritti tv per i film comprati in Usa, prima di arrivare a Mediaset in Italia.
I più malpensanti intravedono anche il ricorso a prestanomi, altro grande classico del Berlusconi delle origini. Ma tutti questi cattivi pensieri sono già stati spazzati via in un attimo da Marina Berlusconi e dall’avvocato Niccolò Ghedini. “In tutta la lunga e complessa trattativa per la vendita del Milan”, dichiara la presidente della Fininvest, “la nostra società si è comportata con la massima trasparenza e correttezza – come conferma la stessa Procura della Repubblica di Milano – avvalendosi della collaborazione di advisor finanziari e legali di livello internazionale”.
Aggiunge Ghedini: “Ancora una volta un giornale con una precisa connotazione politica e imprenditoriale aggredisce il presidente Berlusconi con una notizia totalmente inventata. Quando si utilizzano false notizie per aggredire una parte politica durante una delicata campagna elettorale, non si tratta più di giornalismo ma di fatti penalmente, civilmente e ancor prima deontologicamente rilevanti”.
Anche la Procura nega recisamente che sia già stato aperto un fascicolo relativo al passaggio del Milan ai cinesi. “Allo stato non esistono procedimenti penali sulla compravendita dell’A.C. Milan”, dichiara il procuratore Francesco Greco. “Al momento non esiste alcun fascicolo”, ripete, né con persone iscritte nel registro degli indagati, né senza titolo di reato o a carico di ignoti. Ma il quotidiano La Stampa insiste: ribadisce “di aver svolto opportuni controlli circa l’esistenza di un’indagine sull’operazione, di cui è venuta a conoscenza da due fonti distinte. Pertanto conferma quanto scritto”. Nelle prossime settimane sapremo chi dice la verità.