Maroni e Sala, il calendario (giudiziario) del 2018
Calendario giudiziario nordista per i primi mesi del 2018. Necessario per costruire il calendario politico, che alla casella del 4 marzo ha segnato le elezioni nazionali, ma anche quelle regionali in Lombardia. Ancor prima del voto, l’appuntamento elettorale avrà effetti sul Comune di Milano e sulla Regione Lombardia. Innanzitutto perché alcuni assessori comunali del Pd potrebbero dimettersi per candidarsi alla Regione, alla Camera o al Senato. Ma soprattutto per motivi processuali: gli effetti maggiori potrebbero arrivare proprio dagli eventi giudiziari. Ecco dunque il calendario processuale dei due uomini al vertice di Comune e Regione, il sindaco Giuseppe Sala e il presidente Roberto Maroni.
Il 2 febbraio inizierà l’udienza preliminare del processo sulla “piastra” Expo. Tra gli imputati non ci sarà Sala, che pure deve rispondere di falso ideologico e materiale e di abuso d’ufficio, perché il sindaco ha chiesto il giudizio immediato (come ora ha fatto, su tutt’altra inchiesta, anche la sua collega alla guida di Roma, Virginia Raggi). La prima udienza per Sala sarà il 20 febbraio, anche se è ipotizzabile che il Tribunale voglia appena possibile riunire il suo processo con quello a tutti gli altri imputati della “piastra” che saranno rinviati a giudizio. I tempi del processo saranno lunghi e non si prevedono, a breve, ripercussioni sulla vicenda politica.
Qualche cambiamento di scenario potrebbe essere provocato dalla candidatura di assessori del Comune di Milano alle elezioni nazionali o regionali. Ci avevano pensato in tre o quattro (Carmela Rozza, assessore alla sicurezza, e Marco Granelli, alla mobilità, volevano trasferirsi in Regione; Cristina Tajani, alle attività produttive, e forse anche Pierfrancesco Maran, all’urbanistica, potevano pensare di volare a Roma). Ma poi le magre previsioni elettorali per il Pd hanno consigliato a tutti di tenersi stretto il posto certo che hanno, senza il rischio della lotteria per un posto incerto che potrebbero avere. L’unica che si candiderà – in Regione – sarà molto probabilmente Carmela Rozza (e Sala non cercherà certo di trattenerla).
Più rilievo avrà, in politica, la vicenda giudiziaria di Maroni. È imputato in un processo che va lento come le sue Ferrovie Nord. Due imputazioni. La prima: “induzione indebita”, per aver fatto pressioni per mandare una sua collaboratrice, Maria Grazia Paturzo, in Giappone, a spese di Expo, nel maggio 2014. Un viaggio che poi non fu fatto. Ma una eventuale condanna, anche solo in primo grado, a una pena di più di 2 anni, sarebbe un disastro per Maroni. Perché farebbe scattare la legge Severino e Maroni, che il 4 marzo si ripresenta come candidato presidente della Regione per il centrodestra, diventerebbe incandidabile. E se la sentenza arriverà dopo il 4 marzo? Disastro uguale, perché Maroni, anche se avesse vinto le elezioni, decadrebbe da presidente e dovrebbe lasciare la carica.
La seconda imputazione è “turbata libertà della scelta del contraente” per aver chiesto che la società regionale Eupolis desse una consulenza retribuita a un’altra sua colloboratrice, Mara Carluccio. In questo caso, una eventuale condanna non sarebbe una gran bella figura, ma non farebbe comunque scattare la legge Severino.
Come procede il processo? Riprende a metà gennaio. E Maroni potrebbe fare due mosse. Chiedere la sospensione fino al voto del 4 marzo (come ha già fatto durante la campagna elettorale del referendum sull’autonomia del 22 ottobre 2017). Oppure, al contrario, chiedere un’accelerazione del dibattimento, scommettendo di incassare un’assoluzione per presentarsi pulito alle elezioni. Vedremo cosa sceglierà.
Aggiornamento/8 gennaio 2018. Maroni comunica la sua decisione di non ripresentarsi alle elezioni regionali come candidato presidente.