Nel presepe vivente di Como, il sindaco fa Erode
Idea per allestire un presepe vivente, in occasione del Santo Natale, alla frontiera tra la città più ricca d’Italia, Como, e il Paese più ricco del mondo, la Svizzera. Gesù Bambino sia scelto tra le centinaia di minori non accompagnati che arrivano qui, insieme a centinaia di adulti, con la speranza di passare il confine e andare verso la Germania. Duramente respinti dalle guardie di frontiera elvetiche. E cacciati dai poliziotti italiani che hanno l’ordine di tenere “pulita” la stazione di Como. Un adulto con la faccia nera tra quelli che vagano per la città, o un mendicante italiano tra quelli che stazionano sotto i portici, potrà fare San Giuseppe. La Madonna sarà una ragazzina di quelle che, dopo essere state respinte dai gendarmi svizzeri e da quelli italiani, vengono prese dai più sciagurati dei loro compagni di sventura e messe sulla strada a prostituirsi.
Invece dei pastori, a visitare la nuova capanna dove nasce il Figlio di Dio saranno i volontari del “Gruppo colazione”, che portano ogni mattina latte caldo ai senza dimora. Il sindaco di Como, Mario Landriscina, che pure è un medico, dovrà interpretare Erode, visto che da mesi perseguita chi ha la colpa di avere la pelle nera o di essere troppo povero per avere una casa. Invece di approntare un piano di accoglienza, almeno per le donne, almeno per i bambini (che sono un terzo dei migranti che arrivano a Como con la speranza di passare la frontiera svizzera), il sindaco fa di tutto per rendere loro la vita ancor più difficile. Ha chiuso l’acqua potabile nel grande autosilo vuoto dove uomini e donne e bambini provenienti dal Gambia, dalla Guinea, dalla Costa d’Avorio, dalla Nigeria si riparavano per passare la notte. Ha fatto rimuovere due bagni chimici e le panchine da piazza San Rocco, perché a suo dire attiravano poveri e migranti. Ora, in occasione del Natale, ha vietato ai mendicanti di mostrare “i loro arti malformi”, così poco decorosi, “per impietosire i passanti”. E ha addirittura proibito ai volontari di distribuire ai poveri il latte per la colazione.
A Milano il sindaco Giuseppe Sala si sta dando da fare per portare in città il “barcone della morte” affondato il 18 aprile 2015 al largo delle coste libiche con i 700 migranti che trasportava. Quel relitto potrà diventare il centro di un prezioso museo della memoria per ricordare le stragi in mare dei profughi in fuga dalla guerra e dalla fame. Ebbene: Milano ha la sua Lampedusa a 50 chilometri dal Duomo. Una Ventimiglia, una Gorizia: insomma una frontiera dove i migranti non muoiono affogati solo perché qui non c’è il mare; ma da mesi si affollano a centinaia, per tentare di passare in Svizzera. Questa Lampedusa, questa Ventimiglia è Como, con il suo sindaco Erode che sforna ordinanze anti-povero.
L’ultima, emanata il 15 dicembre, proprio in vista del Natale, “tutela la vivibilità e il decoro del centro urbano” vietando “fino al 10 gennaio” di mendicare nel centro città e proibendo il bivacco sotto “i portici dell’ex chiesa di San Francesco in largo Spallino, presso la basilica del Crocefisso in viale Varese, nonché in piazza San Fedele e in via Boldoni e più ampiamente sotto tutti i portici della città murata”. L’obiettivo è quello di non disturbare lo shopping natalizio e l’importante manifestazione commerciale “Città dei Balocchi”. I poveri, gli accattoni, i senza dimora, si vadano a nascondere: meglio per sempre, ma almeno fino a Natale. E scompaiano anche i volontari del “Gruppo colazione” che da anni distribuiscono per le strade, ogni mattina, latte, pane e qualche dolce. Sono stati invitati dai vigili urbani a non farlo, almeno fino al 10 gennaio, perché la loro colazione calda favorisce il bivacco proibito dall’ordinanza di Erode. Il vescovo, i parroci, i preti della città non hanno niente da dire? Buon Natale, Como.