PERSONE

Milano ti odio, Milano ti amo. Metti un sabato sera…

Milano ti odio, Milano ti amo. Metti un sabato sera…

Minuscola avventura metropolitana, piccola storia ignobile con protagonista (purtroppo) chi scrive. Ma che poteva accadere a chiunque. E che rivela il brutto e il bello di Milano. Scena: movida milanese, sabato sera, esterno notte. Piazzetta Mirabello, un posto cool per le serate cittadine, con l’aperitivo e la cena del Fioraio Bianchi, del Tredici Luglio Brera, del Verdi (che ahimé non c’è più perché ha chiuso…). Un povero sprovveduto parcheggia ed entra tranquillo con gli amici dal Fioraio Bianchi, che – a Milano lo sanno – di giorno vende fiori ma di sera serve ottimi vini e buoni piatti.

Dopo poco, sente un trambusto fuori, nella piazzetta Mirabello. Esce a vedere che cosa succede e trova la sua vecchia Volvo semidistrutta. Il paraurti posteriore è stato quasi divelto e giace per metà a terra. Che cosa è accaduto? Molti ragazzi sono fuori dai locali, a chiacchierare nella piazzetta. Si sono incontrati per il sabato sera milanese e stanno un po’ dentro e un po’ fuori dai ristoranti e dai caffè. Il freddo milanese, la nebbia e il gelo dei decenni prima del riscaldamento del pianeta non ce lo ricordiamo neppure più.

Alcuni, vedendo la mia espressione incredula e stravolta, si avvicinano e raccontano. Un’auto è piombata nella piazzetta, ha tamponato la Volvo parcheggiata e poi è scappata. Lasciando un bel danno e gli spettatori a commentare l’accaduto. Succedono ancora cose così nella Milano perfetta, affluente e gentile del dopo Expo? Succedono.

A questo punto si avvicina un ragazzo, Federico, mi chiede se sono io lo sfortunato proprietario dell’auto tamponata e mi allunga un foglietto con un numero di targa: ES426XK. “Era una Mini Countryman blu”, dice. Avrei giurato su una strisciante omertà, ognuno a Milano si fa i fatti suoi e tutti contenti. Invece scatta la solidarietà verso il danneggiato. Arriva una ragazza, Vittoria, studentessa universitaria: ha anche lei un foglietto in mano su cui ha annotato la targa della Mini kamikaze. Poi si avvicina anche Daniela, qualche anno di più, dicendosi disponibile a testimoniare.

Il mio volto terreo si increspa, non è proprio un sorriso, con l’auto bloccata e un paio di migliaia di euro di danni, ma insomma è almeno una espressione di piacevole sorpresa. Vedremo come andrà a finire. Se il tipo della Mini Countryman s’inventerà dei falsi testimoni per cercare di dimostrare che lui al momento del tamponamento era da tutt’altra parte (succede, mi ha raccontato il perito dell’assicurazione).

Ma intanto, tentiamo di trovare una morale della favola: denunciato il piccolo conflitto d’interessi di un giornalista che racconta un fatto accaduto a lui, resta la convinzione che questa storia milanese piccola piccola sia emblematica della città. Un groviglio indistinguibile di strafottenza e disponibilità, aggressività e gentilezza, senso d’impunità e desiderio di giustizia.

Milano è così, i furbi su un’auto fiammante, magari prestata da papà, che scappano dopo aver provocato un incidente in cui sanno con sicurezza di avere la colpa. E altri ragazzi, del tutto indistinguibili dai primi, che si attivano senza neppure essere richiesti e si offrono come testimoni. Chi è generoso e non omertoso nel piccolo è più facile che lo sia anche nel grande. Così, comunque vada a finire, Milano ti odio, Milano ti amo. Come sempre.

Il Fatto quotidiano, 8 dicembre 2017
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