Meeting 2017, Cl in politica diventa onnivora (per Amicone: “melassa”)
Il Meeting numero 38 iniziato a Rimini ieri, 20 agosto 2017, mostrerà finalmente dispiegata la nuova Cl, la Comunione e liberazione – tanto per capirci – post-Formigoni. C’era una volta la Fraternità guidata dal fondatore, don Luigi Giussani, che ogni fine agosto celebrava l’apertura del nuovo anno della politica e del business invitando – sotto l’ombrello di titoli che sembrano partoriti dal consulto tra Jacques Lacan e il mago Otelma – una compagnia mista di ministri, parlamentari, amministratori, imprenditori, pensatori, manager, potenti in ogni campo, amici sinceri o compagni di strada interessati.
Trasversale lo è sempre stato, il Meeting: basta contare le volte in cui tra gli invitati c’era Pier Luigi Bersani. Robi Ronza, uno dei fondatori di Cl, aveva pensato l’appuntamento di Rimini, 38 anni fa, come tribuna aperta a tutti gli amici (o aspiranti amici) disposti a dialogare, di destra e di sinistra. Ma poi, quando si trattava di votare, Cl era una falange che premiava i suoi uomini e i suoi alleati, nelle liste del centrodestra. In principio furono Andreotti, Sbardella, poi Berlusconi. E i poteri economici e finanziari che ruotavano attorno a loro. In una seconda fase, Cl si fece partito e votò gli uomini del nuovo centrodestra capitanati da Roberto Formigoni. Ora – attenzione – siamo alla fase tre.
Julián Carrón, il successore di don Giussani, aveva scritto parole nette già nel maggio 2012, all’inizio dello scandalo che coinvolse Formigoni e dell’inchiesta giudiziaria che ha poi portato alla condanna dell’ex presidente della Regione Lombardia: 6 anni in primo grado, per aver incassato 6 milioni in viaggi, vacanze e “altre utilità” da imprenditori della sanità privata che fornivano servizi di cura e di assistenza, pagati con i soldi pubblici della Regione. Carrón non ci andò leggero: “Se il movimento di Comunione e liberazione è continuamente identificato con l’attrattiva del potere, dei soldi, di stili di vita che nulla hanno a che vedere con quello che abbiamo incontrato”, aveva ammesso, “qualche pretesto dobbiamo averlo dato”. E ancora: “Non è bastato il fascino dell’inizio per renderci liberi dalla tentazione di una riuscita puramente umana”.
L’ossessione della “presenza” cristiana – uno dei tratti distintivi dell’esperienza ciellina nelle cose del mondo – si era concretizzata nell’occupazione dei posti di potere, in politica e nell’economia: il cristianesimo non deve restare una questione privata ma deve produrre fatti, insegnava don Giussani. Bisogna dunque costruire “presenza” nel mondo. Carrón tenta di correggere e di esorcizzare quell’ossessione: “Presenza non è sinonimo di potere o di egemonia, ma di testimonianza”. Ora la svolta del successore di Giussani si è completata. Maggior distinzione tra esperienza religiosa e attivismo economico. La prima si dispiega nella Fraternità di Cl e nei Memores Domini. Il secondo nella Compagnia delle Opere guidata da Bernhard Scholz, ma anche nella rete di rapporti con le imprese pubbliche e private, le associazioni di categoria, le cooperative.
In politica le novità più rilevanti: ormai i ciellini sono schierati a destra e a sinistra, nell’Ncd e i suoi derivati, ma anche in Forza Italia, e ormai apertamente pure nel Pd – preferibilmente ala renziana, ma non solo. I ciellini oggi sono dappertutto. Non sono più una falange monolitica e riconoscibile dentro uno schieramento politico, ma una presenza diffusa e trasversale. È restato memorabile l’incontro organizzato nel 2015, proprio al Meeting di Rimini, da Marco Carrai, l’imprenditore più vicino a Matteo Renzi. Tema “Tecnologia e infinito”, in cui Carrai ha citato, nell’ordine: Alan Turing, Hanna Arendt, Gunther Handers, Papa Francesco, don Carròn, don Giussani, Antigone.
A qualcuno della vecchia guardia di Cl la svolta attuale non piace, tanto che Luigi Amicone (ex direttore del settimanale Tempi, irriducibile sostenitore di Formigoni, ora consigliere comunale a Milano di Forza Italia) al Meeting di Rimini quest’anno non ci va: “Mi piacerebbero posizioni più decise. Si è persa la vena polemica. Vorrei che si superasse questa melassa che non consente di distinguere, di dare delle risposte. Ora il movimento ha una guida che dice: ognuno vada dove vuole… Ma così non si va da nessuna parte”.
A Meeting ci vanno invece pezzi importanti del potere economico italiano. Con i loro marchi e con i loro finanziamenti: Intesa Sanpaolo, Enel e Wind sono main partner; Eni, Nestlè, Unipol-Sai, Gi Group, Ania, Poste Italiane e Autostrade per l’Italia sono official partner. C’è anche un mobility partner: Arriva, la società italiana delle Ferrovie tedesche. E sono presenti al Meeting, tra gli altri, le aziende Coca-Cola, Nestlè, Bmw, Carrera Jeans, Inglesina, Folletto; le Regioni Lombardia, Liguria, Emilia Romagna; e poi la Cisl, Unioncamere. Particolarmente generosa Unipol-Sai, un tempo la compagnia assicurativa dei comunisti, che oggi sponsorizza l’Arena Spettacoli del Meeting; ma anche Intesa Sanpaolo, a cui è intestato un salone, e Poste Italiane, che danno il nome a una sala.
Per il resto, la rete di potere delle aziende vicine a Cl (attraverso il suo braccio secolare, la Compagnia delle Opere) resta forte. Rimane anche tenacemente coinvolta in brutte inchieste giudiziarie. Fa parte ormai della storia di Expo la presenza tra le imprese che ci hanno lavorato, in consorzio con la Mantovani, della Ventura spa, che sul suo sito web si presenta così: “Ventura spa è impresa associata alla Compagnia delle Opere, nata del 1986 per promuovere e tutelare la presenza dignitosa delle persone, favorendo una concezione del mercato e delle sue regole in grado di comprendere e rispettare la persona in ogni suo momento della vita”.
Peccato che le informative dei carabinieri sostengano che i Ventura erano in contatto con personaggi siciliani arrestati perché in odore di mafia, la mafia feroce di Barcellona Pozzo di Gotto. Anche nelle indagini sulle banche italiane compaiono uomini di area Cl. Rossano Breno, imprenditore del settore sanitario, era presidente della Compagnia delle Opere di Bergamo quando fu chiamato nel consiglio d’amministrazione della Banca Popolare di Bergamo.
Fu costretto a uscirne quando venne indagato per corruzione insieme a Formigoni e al suo assessore Franco Nicoli Cristiani. Questa volta l’accusa era un giro di tangenti per una discarica. Nicoli Cristiani patteggia, Breno viene prosciolto. Ma intanto la Compagnia delle Opere di Bergamo, di cui diventa presidente Alberto Capitanio, raccoglie valanghe di deleghe in vista dell’assemblea sociale di Ubi 2013: è quanto sostiene la Procura di Bergamo che ha messo sotto accusa l’intero vertice della banca e il suo “padre nobile” Giovanni Bazoli, per indebita influenza sull’assemblea.
Cl cambia, insomma, ma continua a sfornare uomini impegnati ad assicurare la “presenza” del “fatto cristiano” nella società, nelle banche, negli ospedali, nelle aziende pubbliche, nelle imprese private, nelle cooperative. Quando va tutto bene, sono segni e semi del movimento nel mondo. Quando inciampano in qualche scandalo, sono privati cittadini che hanno sbagliato.