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Report Mediobanca: Expo spa l’azienda peggiore dell’anno

Report Mediobanca: Expo spa l’azienda peggiore dell’anno

Non date retta al Fatto quotidiano. Date retta a Mediobanca, date retta a Kpmg. Ed ecco allora che l’indagine annuale di Mediobanca sulle principali società partecipate dagli Enti locali, periodo 2011-2015, analizza anche Expo spa. È, lo sappiamo, una società strumentale, nata per realizzare l’esposizione universale del 2015 e ora in liquidazione. Ma essendo interamente pubblica, è stata confrontata con le altre partecipate di cui si occupa lo studio Mediobanca. Per tutte, bilanci alla mano, è stato calcolato il valore aggiunto netto per addetto, un indicatore che mostra qualcosa di molto simile alla “produttività” dell’azienza. Da questo numerino, è stato poi ricavato un rapporto che produce un altro numerino che si chiama “Clup” e indica l’efficienza di gestione.

Ebbene, indovinate un po’: Expo spa – guidata da quel prodigioso manager che si chiama Giuseppe Sala che poi è stato addirittura premiato dal Pd con una candidatura a sindaco di Milano – ha il peggior “Clup” di tutta la ricerca, è la maglia nera, l’ultima in classifica. Per capirci: hanno fatto un po’ meglio, nell’ordine, perfino Fiere di Verona, Casino de la Vallée, Infrastrutture lombarde, Ente autonomo Volturno, Atac, aziende molto malmesse o, come il casinò, in situazione pre-fallimentare. Peggio di loro Expo, che sui giornaloni è lodata ed esibita come un grande successo, trampolino per carriere che hanno portato a Palazzo Marino (quando non hanno portato a San Vittore). Ripetiamo: il terribile “Clup” dell’azienda di Sala non è un’invenzione del Fatto quotidiano, ma un risultato matematico distillato dagli alambicchi finanziari e statistici di Mediobanca.

I fatti, i numeri, quando sono liberati dall’enfasi ideologica e dalla propaganda politica, restituiscono una realtà che è meno entusiastica di quella raccontata dai trombettieri di regime. Così Milano, nello storytelling dominante, è la migliore città del mondo, tutta moda, design, grattacieli e food. A me, personalmente, piace molto. Ci sono nato, ci vivo bene e ci sto molto volentieri. Ma questo non mi impedisce di essere infastidito dalla melassa retorica ed enfatica con cui viene celebrata, per motivi propagandistico-politici, come fosse il migliore dei mondi possibili. E allora: prendiamo le cifre e i grafici di Kpmg, grande azienda di consulenza globale, che ha realizzato una ricerca per individuare quale sarebbe la città migliore per ospitare Ema, l’agenzia europea del farmaco che dopo Brexit deve traslocare da Londra.

Su 16 città considerate, Milano (con 38 punti) è terzultima, seguita soltanto da Lisbona (37) e, ultima, Roma (32). Prima Parigi (63 punti), seguita da Copenhagen (62) e Stoccolma, a pari merito con Monaco di Baviera (57). I parametri con cui è stata stilata la classifica comprendono la qualità della vita, le comunicazioni, le infrastrutture, lo sviluppo scientifico, il clima politico, la presenza di violenza, terrorismo, corruzione. Milano, dispiace dirlo, è tagliata fuori dal gruppo di testa: “Parigi, Copenhagen, Stoccolma, Monaco, Amsterdam e Berlino offrono tutte condizioni di lavoro eccellenti per il personale dell’Ema”, si legge nel report Kpmg.

“Inoltre, sono luoghi molto piacevoli in cui vivere, con un’istruzione di alta qualità per i bambini, nonché opportunità di lavoro abbondanti e attraenti per gli adulti”. Non è neppure nel gruppo mediano (Vienna, Lione, Bonn, Dublino, Bruxelles e Barcellona). È confinata nel gruppo di coda, insieme a Madrid, Lisbona e Roma. Lo so: mai dare troppa importanza alle classifiche, che dipendono dai parametri considerati e dal committente (in questo caso la farmaceutica danese Novo Nordisk). Ma usate con moderazione possono almeno essere un buon antidoto contro la retorica e la propaganda.

Il Fatto quotidiano, 7 luglio 2017
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