Atm, Fiera: quanto vale la reputazione a Milano?
Quanto vale la reputazione a Milano, nella Milano splendida del nuovo Exporinascimento? In questi giorni sono state discusse le figure di chi deve andare ai vertici di due importanti aziende cittadine, la Fiera e l’Atm. Due simboli della città. Per Atm è stato già scelto, come direttore generale, Arrigo Giana. Per la Fiera fino a ieri il candidato a ricoprire il ruolo di amministratore delegato era Corrado Colli. Entrambi hanno problemi reputazionali. Giana torna nell’azienda da cui era stato cacciato nel 2013 per una gestione quantomeno “leggera” della partita fiscale: per anni, dal 2009 al 2012, come direttore amministrativo, aveva messo a bilancio costi deducibili per oltre 20 milioni, che deducibili non erano. Tecnicamente: un’evasione fiscale.
Per mettere al riparo l’azienda, i vertici di allora dovettero fare una corsa contro il tempo, riuscendo a rientrare per pochi giorni nei termini di un “ravvedimento operoso” con l’erario, pagando le imposte dovute ed evase negli anni precedenti. Sistemata la partita fiscale, Giana era stato cacciato. Ma i suoi avvocati avevano avviato una trattativa per farlo uscire dall’azienda senza macchie: per “soppressione di posizione”, senza lasciar traccia dell’imbarazzante vicenda fiscale. “Agli atti della società non risultano irregolarità”, ha detto ieri a Repubblica il neo presidente di Atm Luca Bianchi. “Non ho dubbi sulla scelta, anche perché è stata fatta una ricerca approfondita, reputation compresa”. Certo che agli atti della società non risultano irregolarità: la transazione, con sostanziale rinuncia alla buonuscita, è stata fatta proprio per non lasciare segni della disavventura fiscale. Ma basta consultare i bilanci Atm e le relazioni dei revisori per ricostruire la partita.
Invece Giana era il candidato predestinato, imposto dal sindaco Giuseppe Sala e dall’assessore “agli affari delicati” Roberto Tasca in una gara che ha avuto solo il simulacro della trasparenza. Il bando è rimasto aperto undici giorni, di cui solamente sette lavorativi, e infine in tre-giorni-tre sono stati esaminati e valutati cinquanta curricula, selezionate tre persone, fatti i colloqui e scelto colui che fin dall’inizio doveva diventare direttore generale. L’unto del signore. L’uomo che, oltre agli occultati problemi reputazionali, è il simbolo del ritorno alla Vecchia Atm, quella del sindaco Letizia Moratti e del presidente Elio Catania, quella dove non si facevano gare pubbliche ma si decideva tutto in famiglia.
Giana è amico di vecchia data di Renato Mazzoncini, l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato che non fa mistero di voler entrare da padrone nel trasporto pubblico milanese. “È chiaro che Fs porterebbe sul tavolo una potenza di fuoco”, dice candido Luca Bianchi a Repubblica. “Lei mi chiede: Fs sì o no? Rispondo: dipende dalle condizioni e dall’autonomia che rimarrebbe al Comune”. Ecco: siamo al “rimarrebbe”, all’autonomia residuale.
Quanto a Corrado Colli, candidato a diventare amministratore delegato di Fiera Milano (parzialmente commissariata per mafia), sono stati la Procura e il Tribunale di Milano a costringere i vertici di Fondazione Fiera a toglierlo di mezzo: imputato di bancarotta fraudolenta, nel 2013 era stato assolto da due capi d’imputazione, ma per il terzo salvato solo dalla prescrizione; e di questa vicenda non aveva informato la società di cacciatori di teste che l’aveva valutato.
È mai possibile che a Milano sia la magistratura a scegliere i manager delle società di rilievo pubblico? Per forza, visto che gli amministratori che dovrebbero fare le scelte considerano la reputazione meno di zero.
Nella foto: Il nuovo cda di Atm, al centro il presidente Luca Bianchi
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